Veramente paradossale la tesi di Stefano Massini che ieri ha stigmatizzato dalle pagine di Repubblica le misure messe in atto dalla Galleria degli Uffizi e dal Ministero della Cultura per preservare il patrimonio artistico del museo fiorentino. Misure che prevedono l’utilizzo di agenti e forze dell’ordine, presumibilmente armate per prassi convenzionale e non certo per far fuori a freddo i vandali. Paradossale è soprattutto l’idea che le armi non dovrebbero avere nulla a che fare con l’arte, che di per sé sarebbe pura ed aliena da qualsiasi richiamo, seppure indiretto, alla violenza. Fermo restando che è lo Stato ad avere l’uso legittimo della violenza, proprio a scopo dissuasivo e civile, l’arte, per quanto autonoma, non può certo vivere in una dimensione che è astratta dalla vita. Essa riflette ma non distorce la realtà, è di questo mondo e non di un mondo popolato di angeli.
La sua purezza è la catarsi di cui parlava Aristotele, una purificazione interiore che si raggiunge non chiudendo gli occhi ma guardando in faccia la realtà che è fatta di bene ma anche di male. Né credo che Sigmund Freud si sarebbe meravigliato, come afferma Masini, di Thanathos chiamato a proteggere Eros. Lo psicanalista viennese era troppo consapevole di come questi due elementi siano commisti nella realtà umana per far propria una così banale ed “idealistica” tesi. La domanda, per scendere ad un livello più empirico, è una sola: come deve rispondere lo Stato agli atti vandalici che si ripetono sempre più spesso e che mettono a serio reprentaglio il nostro patrimonio artistico? Porgendo l’altra guancia e lasciando fare, o dissuadendo a compiere azioni che sono lesive della nostra identità, della nostra storia e della nostra civiltà?
E siamo sicuri che se lo Stato non mostra il suo volto di difensore dell’arte, le azioni di gruppi come “Ultima generazione” non saranno sempre più incisive e pericolose? Siamo disposti a privarci dei capolavori di Tiziano e Botticelli? Sarebbe questa la civiltà? Che la posizione di Masini sia insostenibile lo dimostra, fra l’altro, una notizia trasmessa proprio ieri dalle agenzie di stampa: il direttore del British Museum di Londra Hartwing Fisher si è dimesso dopo una serie di furti di manufatti che hanno evidenziato gravi carenze in termini di sicurezza. In questo caso, proprio nella civile Inghilterra, l’accusa che l’opinione pubblica e il governo ha rivolto al direttore è stata proprio quella di lassismo. Come dare loro torto?