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Schlein e Conte, il patto che può affossare il campo largo

di Sandro Iacometti venerdì 1 settembre 2023

3' di lettura

L’operazione “salario minimo a 9 euro”, su cui Elly Schlein ha puntato gran parte della sua “estate militante”, al punto da inventarsi una petizione online farlocca, firmata pure da Pippo, Pluto e Paperino, pur di tenere alta l’attenzione, potrebbe avere i giorni contati. Per carità, per ora nessun segnale di cedimento trapela dalle tappe finali del tour della segretaria dem, che ieri ha anche ricevuto in regalo dall’assessore al lavoro della Toscana, Alessandra Nardini, una bella t-shirt con la scritta «salario minimo subito», che l’armocromista di Elly presumibilmente tirerà subito nel secchio. Ma le ultime mosse del fronte sindacale non promettono nulla di buono. Le iniziative di Maurizio Landini, infatti, hanno buona probabilità di mandare in frantumi quel po’ di collante che ancora tiene insieme le varie anime del Pd. La proposta di un referendum per abolire ciò che è rimasto in piedi del jobs act sta già terremotando l’ala riformista dei dem, basita di fronte alla frettolosa adesione della Schlein. Ma il colpo mortale potrebbe arrivare a breve proprio sul salario minimo. L’offerta rivolta dalla Cgil a Giorgia Meloni di avviare un confronto diretto con la triplice (ovviamente tagliando fuori le sigle autonome, che potrebbero rovinare tutto portando al tavolo un po’ di pragmatismo e buon senso) sui temi del lavoro non è passata inosservata.

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Mercoledì, a stretto giro, è arrivata la risposta di Luigi Sbarra, visibilmente contento di vedere il barricadero leader del sindacato rosso tornare a Canossa, riconoscendo la linea sostenuta da mesi dalla Cisl. «Fa piacere che la Cgil si unisca alla richiesta di un dialogo stretto e costante con il governo su alcuni obiettivi strategici di coesione e sviluppo. Non mancano elementi comuni e il metodo del confronto è la nostra impostazione da sempre», ha fatto sapere il leader sindacalista, invitando «l’amico Landini» a «sfidare unitariamente il governo» assumendosi «la responsabilità attraverso relazioni sindacali innovative, valorizzando la contrattazione collettiva, praticando la partecipazione per un nuovo Patto sociale».

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PASSO DI LATO

Difficile che Landini ammetta di aver fatto un errore spaccando il fronte sindacale e incamminandosi sulla strada senza uscita della contrapposizione sterile al governo e dei selfie di piazza con la Schlein e Conte. Ma la mano tesa di Sbarra è probabilmente quello a cui puntava sfilandosi dall’abbraccio mortale con le opposizioni. E se la reunion dovesse andare in porto (anche se continuare a parlare di sciopero, come ha fatto ieri sera a La7, non aiuta), per i dem sono guai. Il leader della Cisl, infatti, presagendo i contraccolpi sulla contrattazione collettiva e sugli stessi sindacati di un salario minimo fissato per legge, ha subito preso le distanze dalla proposta unitaria delle opposizioni. E non ha accolto con disappunto, anzi, il coinvolgimento del Cnel nella partita. Se anche Landini (che ieri sera ha parlato molto di fisco e pochissimo di salario minimo) deciderà di fare un passo di lato rispetto alla bandiera ideologica dei 9 euro l’ora che il «campo largo» continua a sventolare per arrivare vivo alle europee, toglierà al Pd quella copertura che ha finora consentito al partito di seguire la Schlein nella insidiosa avventura. A quel punto, l’orologio tornerebbe indietro al 2019, quando i dem, di fronte alle insistenti richieste dei Cinquestelle, che sulle proposte folli vanno avanti a testa bassa, non ebbero la forza, né la volontà di appoggiare la legge sul salario minimo. Il patatrac è dietro l’angolo.

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