Giuliano Amato
Chiunque mastichi qualcosa in campo aeronautico sa benissimo che è impossibile nascondere la verità se un aereo è stato abbattuto da un missile, partito da un altro aereo, da una nave o da una batteria a terra: lo hanno dovuto ammettere rispettivamente russi, americani, iraniani, secessionisti ucraini dopo i primi tentativi di negare l’evidenza di una loro responsabilità nell’abbattimento di aeromobili civili.
Se poi il missile parte da un aereo in volo sono centinaia le persone in una base a terra o su una portaerei che vengono immediatamente a conoscenza dell’accaduto ed è impossibile che tutti mantengano il segreto. Più difficile è scoprire chi ha fatto esplodere una bomba imbarcandola su un aereo: ma americani e francesi ci sono riusciti mettendo in un angolo Gheddafi e costringendolo a risarcire i parenti delle vittime ed arrestando i colpevoli sia nel caso di Lokerbie che di quello del Dc9 francese esploso in africa. In Italia invece, coprendoci di ridicolo in tutto il mondo, non è bastata, per accettare la verità, la perizia che ha certificato l’esplosione di una bomba sul Dc9 di Ustica, firmata nel processo penale da 11 dei più importanti esperti mondiali (tra cui 2 tedeschi, due svedesi e due inglesi) e la sentenza di assoluzione con formula piena dei generali accusati di tradimento che ha escluso categoricamente che ci sia stata battaglia aerea o lancio di un missile. A tutto questo va aggiunta la posizione del governo italiano che tramite il sottoscritto, mai contraddetto da nessun altro governo, ha illustrato in parlamento quanto avvenuto, letto le lettere personali di Bill Clinton e Jacques Chirac a Giuliano Amato e ricordato le 36 rogatorie internazionali a cui francesi e americani avevano a suo tempo risposto.
Giuliano Amato depose sotto giuramento come testimone nel dicembre 2001 nel processo ai generali, non dicendo una parola sulle eventuali responsabilità francesi, ma sostenendo soltanto che se si trattava di bomba sarebbe stato difficile identificare i colpevoli, mentre se si fosse trattato di missile la responsabilità sarebbe stata o italiana; o libica, o americana o francese. Sempre Amato aggiunse che comunque una risposta definitiva sarebbe giunta dal recupero in corso del relitto dell’aereo e dalla successiva perizia. Dopo 22 anni da quella deposizione e 43 dai fatti Amato improvvisamente, sbagliando clamorosamente tempi e riciclando bufale come quelle del Mig libico, che cadde sulla sila 20 giorni dopo l’esplosione del Dc9 e non il 27 giugno, Amato si ricorda improvvisamente quello che si scordò di dire sotto giuramento, puntando il dito contro i francesi. Ma perché?
Rilevo soltanto che grazie ai governi Draghi e Meloni è stato tolto il vincolo di segretissimo alle carte riguardanti Ustica. Nel carteggio, consultabile presso l’archivio di Stato, è stata resa nota la drammatica escalation da parte dei gruppi radicali palestinesi (collegati ai libici ed al terrorista Carlos ) per la mancata liberazione di Abu Saleh, al tempo referente dell’Olp a Bologna, arrestato nell’ottobre del 1979 ad Ortona mentre trasportava missili terra aria. Il 27 giugno mattina il colonnello Stefano Giovannone referente dei nostri servizi a Beirut, avvertì il nostro governo che eravamo nell’imminenza dell’attentato. Alla sera esplose il Dc9 nei cieli di Ustica. Per caso qualcuno vuole continuare a depistare?