Mai così caro dal 2008. Parliamo del prezzo del riso - il cereale più consumato al mondo visto che rappresenta la base dell’alimentazione quotidiana in diversi Paesi asiatici e africani - che, stando all’indice Fao dei prezzi alimentari relativi al mese di agosto, è aumentato dal 9,8% su base mensile. Nel periodo, l’altro prodotto che ha segnato un rialzo di prezzo è stato lo zucchero (+1,3%). A comunicarlo è l’agenzia dell’Onu che analizza i prezzi internazionali delle materie prime alimentari più scambiate a livello planetario e che ha evidenziato i due prodotti si sono mossi in controdentenza rispetto al calo dei prezzi internazionali delle altre materie prime alimentari (-2,1%) inserite nell’indice.
IL RICATTO INDIANO
Ma come si giustifica l’aumento di costo del riso? Senza dubbio, la causa del rialzo del cereale è legata alle recenti interruzioni delle esportazioni di riso bianco Indica da parte dell’India, che è il più grande esportatore di riso del pianeta. E l’incertezza sulla durata di questo divieto - che possiamo definire un vero proprio ricatto da parte dell’India- ha indotto tanti e le preoccupazioni per le restrizioni alle esportazioni ha indotto parecchi a trattenere le scorte, rinegoziare i contratti o a interrompere le offerte di prezzo, limitando così la maggior parte degli scambi a piccoli volumi e a vendite già concluse.
Sempre dalla Fao sono anche arrivate le previsioni sulla produzione globale di cereali 2023/24 che aumenterà dello 0,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 2.815 milioni di tonnellate, in linea con la produzione record del 2021. E se la produzione globale di grano è destinata a diminuire del 2,6% come accade da qualche anno, quella dei cereali secondari crescerà del 2,7%, con la produzione di mais che raggiungerà un nuovo record di 1.215 milioni di tonnellate, sostenuta da Brasile e Ucraina. In salita anche il prossimo anno la produzione di riso (+1,1%) per l’aumentare del suo uso nel mondo (+0,8%), mentre le scorte toccheranno 878 milioni di tonnellate (+2,2%).
IL CASO ITALIA
C’è poi da segnalare il caso Italia che sta diventando una sorta d’eccezione planetaria. Qui da noi la produzione di riso è crollata di quasi il 30% per effetto dell’incremento dei costi e del clima impazzito che tra siccità e nubifragi - quest’anno ha portato a una riduzione delle semine con la messa a coltura, come spiega un’associazione di produttori, di ben 7500 ettari di risaie in meno per un totale di circa 210mila ettari, il minimo dall’inizio del secolo. Con il calo della produzione, il prezzo del cereale sarebbe dovuto salire, ma invece si sta deprezzando sempre di più. Basta guardare i prezzi di agosto di alcune varietà di riso: l’Arborio e il Volano sono stati venduti a 53,83 euro al quintale (-29,2% sul 2022), il Carnaroli e similari a 57,98 euro (-43,6%), il Roma a 55 euro (-17,4%) e il Vialone nano e similari a 120 euro (+10,6%). «Rimpiangiamo i 70 euro al quintale di alcuni mesi fa, visto che la valutazione odierna ormai si è quasi dimezzata» spiegano diversi risocoltori, «alle cifre attuali penso che non venderò il risone di quest’anno, confidando in un possibile cambio di marcia nelle battute conclusive del mercato».