CATEGORIE

Elly Schlein, anche Repubblica la accantona

di Pietro Senaldi martedì 19 settembre 2023

4' di lettura

La grande segretaria del Pd scrive a Repubblica una lettera aperta sul tema del giorno, l’emergenza immigrazione, un attacco violentissimo a Giorgia Meloni. E questi sciagurati, sia detto con bonomia, se la cavano mettendole un box in prima pagina, senza far partire il pezzo malgrado la nobiltà della firma, e poi seppellendola all’interno, in basso. Un po’ è un omaggio al giornalismo, perché il temino di Elly era da ginnasiale di metà classifica, a essere generosi, uno gne-gne antigovernativo, che è un elenco di dolori e un ribadire che la via maestra a sinistra è l’accoglienza totale, e chissenefrega degli italiani.

Ma viene il sospetto che chi ha deciso di nascondere l’intervento non abbia fatto solo un ragionamento di qualità del tipo: non potendo valorizzarti, ti occulto. Repubblica ha sostenuto fino all’ultimo Stefano Bonaccini nella corsa alla segreteria e si è piegata alla vincitrice solo quando il risultato è stato evidente, per poi appena possibile cominciare a cannoneggiare il nuovo capo, come nello stile della casa, che dai tempi del Fondatore vuole decidere chi comanda a sinistra. Stavolta il quotidiano pare tifare per la fronda, quelli che sognano di insediare l’ex premier, Paolo Gentiloni, autorevole quanto malleabile, all’indomani del voto europeo. Il buffo è che lui ci crede, d’altronde ha le stigmate del miracolato.

Il ragionamento è lineare: Zingaretti alle Europee del 2019 ottenne il 22,7%, con dentro anche Renzi, che oggi orbita tra il 2 e il 3. Se nel giugno del 2024 Elly scenderà sotto il 20%, cercheranno di mandarla via; possibilmente in tempo per il voto delle Amministrative in Campania, Emilia-Romagna e Puglia, per confermare i governatori uscenti, tutti già al secondo mandato. Ma soprattutto per evitare che una signora che fino a poco prima delle primarie non era neppure iscritta al Pd e solo pochi anni fa era la numero 5 di “Possibile”, la creatura nata morta di Pippo Civati, decida la prossima delegazione parlamentare del partito, oggi tutta targata Letta.

Immigrazione, Paolo Crepet: "I conflitti in Africa alimentati dalle grandi potenze"

"Meloni sta misurando la difficoltà di un Paese di farsi ascoltare". Paolo Crepet esordisce così...

I dem infatti vivono una situazione inedita al mondo: sono l’unica formazione politica che è stata scalata da una pattuglia di scissionisti, la coppia Bersani-Speranza e pochi altri sodali, che alle ultime Politiche non sono arrivati all’uno per cento, più un gruppo di movimentisti esterno al partito. Visto dall’altra parte della ditta, è come se Renzi si fosse ripreso il piatto utilizzando Mara Carfagna come foglia di fico. Ovvio che la maggioranza dei capataz dem ritengano i nuovi capi alla stregua di invasori e arrivino perfino a compattarsi per batterli.

Contro Elly ci sono i cattolici-margheritini ex renziani, come Lorenzo Guerini, tanto potente quanto silente, trai registi del complotto che fece secco Nicola Zingaretti, gli ex giovani turchi alla Matteo Orfini, capaci - sempre d’accordo con il grande rottamatore - di far fuori Enrico Letta premier, e i cacicchi, come li chiama la segretaria, i caporioni locali, incarnati dal presidente campano Vincenzo De Luca. Queste tre anime hanno realizzato di aver dato le chiavi della ditta in mano a un gruppo di comando settario ed egocentrico, capace di liquidare il passaggio di 31 dirigenti locali a Calenda con la frase «avevano sbagliato indirizzo prima», segnale di vocazione minoritaria e conseguente estremizzazione identitaria.

Nella migliore delle ipotesi questo valere qualche spicciolo di voto in più, ma fatalmente porterà alla sconfitta, con l’aggravante che stavolta un Pd battuto non potrà tornare al potere rivendendo la propria etichetta di partito di garanzia istituzionale. Questo è infatti il prezzo di aver cambiato pelle ed essersi spostato su posizioni non affidabili, per esempio in politica estera, o troppo divisive, come l’utero in affitto. Il futuro non è roseo. Se Elly aumenta il consenso, sarà difficile cacciarla, malgrado un eventuale appoggio di Repubblica. Se perde, non si farà da parte come Letta, Bersani, Zingaretti o perfino Renzi. Lei e il suo gruppo sono movimentisti di estrema sinistra, non molleranno il potere fino all’ultimo.

LO SCONTRO
Lo scontro sarà durissimo, l’ala progressista la accuserà di essere anti-occidentale, non volendo finanziare la spesa per la difesa, come chiesto dalla Nato, e continuando a marcare distinguo sulla guerra in Ucraina. I cattolici la incalzeranno sul sì all’utero in affitto e l’estremismo sui diritti civili. I potentati locali le rimprovereranno di trascinare il partito alla sconfitta nei territori, giubilando De Luca, la cui ricandidatura è stata definita “immorale” dalla segretaria, e quindi inevitabilmente anche Emiliano e Bonaccini. Le verrà rimproverata anche la sudditanza nei confronti di Maurizio Landini, di cui la Schlein ha approvato il referendum contro l’abolizione dell’articolo 18, voluta dal Pd, costringendo perfino la sua coinquilina nonché vice-capogruppo, Chiara Gribaudo, a correggerla. Ma non è escluso che, per una volta, i complottisti abbiano la peggio e siano costretti a emigrare, magari piantando le tende dalle parti di Carlo Calenda. Dalla padella alla brace. D’altronde stiamo parlando di un gruppo dirigente che per restare in sella ha rivoltato il partito troppe volte in un eterno lifting che ha cancellato ogni traccia di quel che era. E allora è facile prevalere per chiunque si presenti con la propria faccia, per quanto discutibile, e non stiamo parlando di apparenza ma di sostanza.

Schlein, rivelazione di Senaldi: "Chi coltiva il sogno che si schianti"

Pietro Senaldi svela come stanno davvero le cose dalle parti del Pd. I sondaggi parlano chiaro, la cura Schlein non ha f...

Tele...raccomando Neanche i tg regionali animano i referendum

fegati spappolati Pd, il vizietto della sinistra: tifare contro l'Italia

Chi sale, chi scende Sondaggio Mentana, FdI resta il primo partito: ma c'è un balzo in avanti a sinistra

tag

Ti potrebbero interessare

Neanche i tg regionali animano i referendum

Klaus Davi

Pd, il vizietto della sinistra: tifare contro l'Italia

Daniele Capezzone

Sondaggio Mentana, FdI resta il primo partito: ma c'è un balzo in avanti a sinistra

Elly Schlein di giorno protesta contro la Rai e la sera va ospite...in Rai

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo