È l’artista più famosa del nostro tempo e raggiunge questo traguardo in età avanzata, dopo una carriera lunga oltre mezzo secolo, ricca di soddisfazioni e riconoscimenti. A quasi settantasette anni (li compirà a novembre) sarà la prima donna a ricevere l’omaggio della Royal Academy di Londra con una personale che mette insieme i lavori più famosi.
Dal 23 settembre al 1 gennaio 2024 i fan di Marina Abramovic potranno rivedere le fasi salienti del suo percorso attraverso video, fotografie, documenti, oggetti, installazioni e quattro tra le sue performance storiche che verranno interpretate da giovani attori, perché nonostante l’invidiabile forma fisica frutto di un rigoroso comportamento alimentare e di una disciplina atletica altrettanto ferrea, l’età comincia a farsi sentire anche per lei.
Ha avuto di recente qualche problema di salute, i medici le hanno vietato di prendere l’aereo e quindi da New York a Londra dovrà venire in nave, un lungo viaggio che sicuramente interpreterà come una nuova esperienza.
PER INIZIATI
Quando Marina debuttò nel mondo dell’arte, nei primi anni ’70, la performance era ritenuta un linguaggio ostico, difficile, per iniziati. Veniva da Belgrado, dalla Jugoslavia di Tito per niente disponibile alle novità, dove nelle accademie si praticava una pittura realista di regime.
Poi i primi viaggi, l’incontro con Ulay, anch’egli performer e fotografo, la lunga collaborazione durata dodici anni facendo perfettamente coincidere l’arte con la vita. Marina Abramovic e Ulay divennero così un riferimento nell’ambito della Body Art e alcune loro azioni passarono alla storia per il grado di intensità, pericolosità, sofferenza: nel loro concetto, tutto ciò che veniva rappresentato doveva essere vissuto.
Quando si lasciano, Marina continua la carriera solista mentre il compagno tende a perdersi, dopo annidi avvocati e carte bollate si rincontreranno solo nel 2010 al MoMA di New York, durante l’esecuzione della performance The Artist is Present. Nel frattempo, la popolarità di Abramovic è ulteriormente cresciuta e se un tempo l’essere donna rappresentava un ostacolo, oggi ne amplifica la potenza mediatica.
Riconosciuta come pioniera, maestra assoluta, punto di riferimento nella cultura contemporanea, Marina cambia completamente strategia rispetto agli inizi. La sua nuova missione è quella di rendere pop un genere considerato per pochi: da attrice estrema e violenta si trasforma in un saggio guru, sacrifica il corpo a vantaggio della mimica facciale tradotta in espressioni ieratiche, usa parole molto dirette, introduce i codici alla moda dell’energia olistica e della meditazione, talora cavalca la cronaca per risultare più attuale, ma indubbiamente il segreto sta nella presenza così imponente e sacrale. Dove non arriva la regola interviene la chirurgia estetica, il volto e il corpo sembrano quelli di un cyborg o di una creatura postumana, il tempo non scalfisce più di tanto una fisicità che appare miracolosa.
LADY GAGA
Popolarissima tra i giovani che vedono in lei una specie di santona, incontra gli idoli del nuovo millennio, da Lady Gaga al rapper JayZ, collabora con il brand Adidas, sviluppa il progetto di un’accademia per giovani artisti.
La sua evoluzione popolare, che fa storcere il naso ai puristi ma che indubbiamente ci sta, ha il merito di aver introdotto la performance tra i generi più familiari al pubblico e somiglia molto a ciò che ha fatto Michelangelo Pistoletto con l’Arte Povera, un tempo conosciuta solo da pochi, oggi fenomeno di massa. Simile anche la strategia, vestirsi di nero, assumere pose sacerdotali, banalizzare concetti difficili, auto-attribuirsi facoltà para-divine. Più che produrre opere d’arte, rilasciare interviste, scrivere, confessarsi: Marina nella sua autobiografia, pur avendo inseguito la prospettiva di una donna in carriera confessa i sacrifici, come la rinuncia alla maternità e una certa infelicità sentimentale. La mostra di Londra si configura dunque come un omaggio a un’artista la cui importanza è indiscutibile pur nelle contraddizioni. Marina Abramovic non rinuncia ancora una volta al suo proverbiale tono polemico nei confronti delle istituzioni: poiché in 255 anni mai nessuna donna si è esibita da sola alla Royal Academy, ha pensato di organizzare un Women’s Tea Party riservato unicamente al pubblico femminile dove invitare artiste, scrittrici, scienziate, attrici, invitandole a bere un tè dopo aver raccontato loro “il suo lavoro e la sua vita”. Una forma di risarcimento alle 5 del pomeriggio, sulla carta pacifico e senza tensioni femministe.