Litighiamosul 25 aprile, litighiamo sul 2 giugno, litighiamo sul 10 febbraio, litighiamo sul 2 agosto e quest’anno abbiamo litigato pure sull’8 settembre. Noi italiani siamo fatti così, ormai lo sappiamo, e in ogni occasione ci piace dividerci e polemizzare. Ci sono date, però, in cui bisticciare sembra quasi impossibile. Tipo il 9 ottobre, giorno del disastro del Vajont, di cui ieri ricorreva il sessantesimo anniversario. Già, cosa vuoi dire sul Vajont? Mica si può accusare qualcuno di fascismo... Mica ci sono dietro i servizi segreti... non si può nemmeno tirare in ballo la solita P2 e il solito Licio Gelli...
Eppure, mai sottovalutare il Pd e gli altri partiti dell’opposizione. Perché i compagni sono riusciti nel capolavoro di attaccare il governo perfino ricordando le vittime del Vajont. Come dite? Ai tempi del disastro la Meloni non era nemmeno nata? E pure il piccolo Matteo Salvini sarebbe venuto alla luce soltanto dieci anni più tardi? Non importa. In qualche modo c’è un filo che lega la tragedia del 1963 al governo nato nel 2022...
«Se vogliamo davvero imparare la lezione del disastro del Vajont dobbiamo impegnarci ogni giorno a non ripetere gli stessi errori», hanno detto i dem Annalisa Corrado e Sandro Ruotolo, «mostreremo di poter onorare davvero la memoria delle vittime se metteremo al centro la prevenzione e l’adattamento agli eventi metereologici estremi, se interverremo sulla fragilità idrogeologica del Paese, se ridurremo i rischi, amplificati in maniera inedita dalle conseguenze della crisi climatica».
Insomma, per onorare le vittime del Vajont bisognerebbe seguire la bizzarra agenda green del Pd. Ma con chi ce l’hanno quelli del partito della Schlein? Bè, se ci fossero dei dubbi, a levarli ci pensa il deputato Roberto Morassut, che ricordando i morti di sessant’anni fa ha spiegato: «Ancora oggi manca un efficace sistema di prevenzione del rischio idrogeologico, pur avendo risorse e strumenti. Occorre investire in personale qualificato e specializzato nei comuni e negli enti territoriali. Sostenere le autorità distrettuali nel lavoro di pianificazione. Invece il governo, nel Pnrr, riduce le risorse per la difesa del suolo e del rischio idrogeologico». Insomma, Palazzo Chigi non ha capito la lezione...
A rincarare la dose è arrivata poi Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra alla Camera, intervenuta alla manifestazione di Longarone in ricordo delle vittime. «Una tragedia industriale», ha attaccato, «non una fatalità naturale, che avrebbe dovuto insegnare a tutelare la montagna in tutti i modi. Invece non è andata così. La frana che fece crollare il Monte Toc, determinando il conseguente impatto sulla diga costruita nella Valle del Vajont, è stata causata dall’impatto di opere non adeguate alla situazione geologica. Ancora adesso, tuttavia, la montagna non è tutelata, anzi aggredita con maggiore velocità dalla crisi climatica che molti esponenti di questo governo negano». Eccolo qui, il governo negazionista. Che rischia di causare nuove catastrofi...
«La memoria di quell’immane disastro annunciato», ha aggiunto la Zanella, «dovrebbe indurci a cambiare radicalmente strada. La Nature Restoration Law- la legge per il ripristino della natura e degli habitat recentemente approvata dal Parlamento europeo (ora in discussione al Consiglio europeo) punta alla riqualificazione degli ambienti naturali e degli habitat e dovrebbe essere la strada maestra in questa direzione. Ma anche in questo caso il governo va ostinatamente nella direzione contraria». Niente, non riescono a non usare i morti contro il governo. D’altra parte, l’hanno fatto con le vittime di Cutro, l’hanno fatto con le vittime di Marzabotto (accusando l’esecutivo di aver tagliato i fondi per il sacrario, cosa smentita dal ministero della Difesa), l’hanno fatto con le vittime della strage di Brandizzo... perché non avrebbero dovuto farlo anche con le vittime del Vajont?