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Pietro Senaldi: Anna Frank con la kefiah, nuovo sfregio a Israele

di Pietro Senaldi domenica 22 ottobre 2023

4' di lettura

Anna Frank con la kefiah, il copricapo arabo, alle manifestazioni contro Israele. La ragazza ebrea morta a quindici anni in un campo di sterminio tedesco portata in piazza da un manipolo di bestie occidentali a un corteo che dava dei nazisti agli israeliani. Raffinati analisti, imbonitori, presentatori televisivi e giornalisti sinistrorsi minimizzeranno, sosterranno che sono ragazzate, che tutti hanno protestato e detto scemenze sfilando per le strade. Ma non è vero. Primo perché non tutti lo hanno fatto. Secondo perché quella foto è un insulto, l’ennesimo oltraggio al popolo ebraico, qualcosa che non avevano fatto neppure i terroristi di Hamas. La sinistra minimizza perché ha il cancro in casa.

L’antisemitismo ha rialzato la testa, è più vivo che mai e arriva solo da quella parte lì, che odia Israele perché odia gli Stati Uniti che lo sostengono e l’Occidente che dal Dopoguerrra si è sviluppato nel solco dello zio Sam.  Le manifestazioni del fine settimana in Europa non sono a favore dei palestinesi, popolo disprezzato dal mondo arabo e perfino dai suoi capi, i terroristi di Hamas. Le piazze non chiedono pietà per i bambini di Gaza, non fanno appelli per un accordo di pace e neppure per una tregua, via stretta che prima il presidente Usa, Joe Biden, e ieri la premier italiana, Giorgia Meloni, cercano di far imboccare a Israele e al suo leader ammaccato, Bibi Netanyahu. Sono cortei d’odio, esibizioni di anti-semitismo puro. Anche in Italia, dove in piazza si è sentito urlare, arringando la folla, «fuori i fascisti da Israele, fuori i sionisti da Roma».

È il segno del caos mentale che muove molti di coloro che sfilano nelle nostre strade per Gaza. In un cortocircuito tutto sinistro chiamano fascisti gli ebrei che furono vittime delle leggi razziali di Benito Mussolini e celebrano gli ottant’anni dal rastrellamento nel ghetto capitolino (16 ottobre 1943) evocando un’altra caccia alle streghe. Cosa altro può significare la frase «fuori i sionisti da Roma»?. In che modo? Quando? Perché?

L’assalto dei terroristi di Hamas ai kibbutz di due settimane fa ha squarciato il velo su una realtà inquietante: in Europa è tornato l’antisemitismo, se mai se ne fosse veramente andato, ed è rispuntato solo a sinistra. Lo si è visto con le reazioni alla mattanza di 1.700 civili ebrei, per la quale si è pianto solo per ventiquattr’ore e spesso anche di malavoglia, subito archiviate per denunciare la reazione di Israele ancora prima che essa avvenisse (dopo quindici giorni l’esercito di Tel Aviv non è ancora entrato a Gaza). E lo si è visto in settimana, quando un missile sparato dai militanti del jihad islamico si è spezzato ed è precipitato sul parcheggio dell’ospedale della Striscia e, prima che si conoscesse la dinamica dell’accaduto, l’estrema sinistra in coro aveva già dato degli assassini agli israeliani.

Adesso starebbe alle istituzioni dare la prova che la situazione è preoccupante ma non senza speranza, che abbiamo un argine alto all’anti-semitismo. La legge Mancino del 1993, che il Pd voleva rafforzare allargandone i confini con il famigerato decreto Zan, istituisce il reato di istigazione all’odio razziale. È una norma contestata da alcuni puristi della Costituzione, che ne sottolineano il carattere limitativo della libertà d’espressione del pensiero, però esiste e, come molti strumenti normativi, la sua razionalità ed efficacia dipende da chi la applica. Come il terrorismo, la minaccia allo Stato che la legge Mancino si proponeva di sventare, anche l’anti-semitismo è fenomeno che desta un altissimo allarme sociale. Perché allora, facendo leva sull’obbligatorietà dell’azione penale, qualche magistrato non persegue il reato di incitamento alla violenza e all’odio contro Israele che si è consumato ieri? Ci sono i video, le facce, si può risalire ai responsabili.

Vedremo nelle prossime ore se certe norme sono solo un pretesto per incriminare chi esprime opinioni vicine alla sensibilità del centrodestra, attribuendogli l’etichetta di fascista o possono essere utilizzate per chi criminalizza un popolo discriminato da duemila anni, evocando una nuova cacciata degli ebrei. Vedremo se qualche pm perseguirà il reato di anti-sionismo anche se proviene da sinistra e non da CasaPound. Quanto alle ragioni di questa recrudescenza anti-semita, esse sono dovute in grande parte all’islamizzazione dell’Europa, avvenuta in tre decenni di immigrazione massiccia dal Nord Africa, dal Medio Oriente, dal Bangladesh e dal Pakistan. Decine di milioni di persone che l’Occidente non solo non si è preoccupato di integrare culturalmente, provvedendo solo a garantire Welfare ai nuovi venuti, ma di fronte alle quali ha invece provveduto a fare passi indietro, abdicando a molti valori fondamentali della propria tradizione. Il fatto che molti giovani in piazza oggi sfilino con i musulmani contro Israele, ripetendo slogan razzisti pur non portando sulle spalle le sofferenze del popolo palestinese, dimostra che i cattivi maestri, i predicatori islamici dell’odio, hanno attecchito anche da noi. 

Sarebbe il caso di intervenire, prima di farla fine di Israele e sentirci dire da qualche imam che questa non è più casa nostra. Non è fantasia, è quanto già accade fuori dalle moschee italiane il venerdì ai giornalisti che intervistano i fedeli sui terroristi di Hamas e su quanto sta accadendo in Medio Oriente. In tutto questo, c’è qualche collega che vorrebbe far processare Libero per aver pubblicato l’islamometro; che, a differenza del fascistometro inventato da Michela Murgia, considerato un’intuizione geniale e pedagogica, sarebbe vile razzismo...

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