Indi Gregory
Indi deve morire e il partito che stacca la spina è quello che ha sostituito la scienza con lo scientismo, la medicina con l’ideologia, la cura con il dogma. Non so cosa accadrà tra qualche ora, quando la rotativa avrà stampato il giornale e Libero sarà in edicola. Mentre scrivo è stata eseguita “l’estubazione”, Indi respira con la mascherina, il protocollo inglese non prevede alcun intervento dei medici in caso di crisi della bimba. Quello che so, è che sono dalla parte dei genitori di Indi, dovevano decidere loro e non un tribunale sul destino della loro figlia, avevano un’opportunità offerta dall’Italia e da un’eccellenza mondiale della medicina, l’Ospedale Bambino Gesù, ma per gli inglesi la supremazia del diritto del Regno è tutto, prevale su quello di qualsiasi altra istituzione, decide cosa è bene e cosa male, cancella la famiglia, innalza il totem della norma e lascia nel silenzio del dolore la coppia, il padre e la madre. La separazione di filosofia e scienza produce automi, non uomini saggi.
Nel tragico si inserisce sempre il comico, il surreale, le opere dei classici sono pieni di buffoni che appaiono in scena. William Shakespeare nelle sue tragedie faceva comparire giocolieri di corte e pagliacci. Così nel copione scritto tra il Tamigi e il Tevere, sono entrati in scena... i televirologi. Ne sentivamo la mancanza, dei Cartabellotta e dei Crisanti, che con lo stesso tono da sacerdoti usato durante la pandemia hanno emesso il verdetto per Indie la scomunica per tutti quelli che hanno provato ad alimentare una fiammella chiamata speranza.
La scienza qui è usata come una maschera, è solo un pretesto per partecipare al grande dibattito con la telecamera accesa, è un’occasione unica per placare la crisi d’astinenza da talk show. La storia di Indi non è più un problema biologico, è un gigantesco conflitto aperto nel campo della biopolitica, sarà sempre più dominante, perché la tecnologia procede rapidamente e a balzi, mentre la legge insegue, pretende di regolare il dettaglio e così facendo dimentica l’essenza: chi decide sulla vita e sulla morte? Sarà questo nel prossimo futuro il più infuocato campo di battaglia tra la destra e la sinistra. La letteratura ha anticipato tutti i nostri incubi, siamo già in una dimensione dove l’uomo interpreta Dio, sfida la natura, manipola i codici della vita, dichiara l’impossibile, realizza clonazioni, trapianti (im)possibili, si incunea nel campo del proibito, promette l’ibernazione ai ricchi per assicurarsi il miracolo di una cura nel domani. E Indi, cosa abbiamo promesso a lei? La morte, perché il futuro non è per lei, non è per i milioni di Gregory anonimi di questa terra. Siamo in uno strano futuro hi-tech che nello stesso tempo toglie la vita a Indi con un colpo di penna. Niente miracoli nel mondo che li promette con i titoli biotech che corrono a Wall Street. Non la vedete la contraddizione? Onnipotenti quando si tratta di spingersi con la manipolazione genetica e la sperimentazione fin dove nessuno conosce le conseguenze, prontissimi alla resa quando bisogna mostrare l’anima. Finisce così, nessuna emozione, è il partito che stacca la spina.