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Elogio del circo, arte nobile e antica che parla di noi

di Giordano Tedoldi martedì 14 novembre 2023

3' di lettura

Difendere il circo sembrerebbe una causa persa. Cominciamo dagli animali: chi oserebbe sostenere che il loro posto è in un circo? Ingabbiati, malamente nutriti e curati (perlomeno nei tanti circhi scalcagnati che abbiamo conosciuto nella nostra infanzia), leoni, tigri, elefanti, cavalli, scimmie sembravano esibirsi come prigionieri in una grottesca e deprimente recita carceraria, spremuti fino allo stremo anche in età avanzata e poi, giunti a fine carriera, assegnati a un destino misterioso che non vogliamo indagare.

Basterebbe la crescente consapevolezza in tema di protezione e cura degli animali per bandire i circhi per sempre, anche se possiamo ipotizzare che col tempo i circensi abbiano accolto (o tentato di accogliere) molte istanze degli animalisti, magari non necessariamente per sensibilità, ma semplicemente per non essere spazzati via. Quanto alla proposta di un circo senza animali, tanto vale dirlo chiaramente: un circo senza animali risulterebbe talmente depotenziato da non essere un circo; in effetti l’argomento del circo senza animali è semplicemente un modo ipocrita per pretendere la fine del circo ma, invece di sparargli alla tempia, lasciandolo agonizzare per qualche tempo. E infatti i veri circensi, fieramente, hanno sempre respinto questa soluzione, considerandola giustamente più umiliante, per loro, di una completa ritirata.

Ancora, chi potrebbe sostenere che il circo sia uno spettacolo attuale, contemporaneo? Non c’è forse qualcosa di pateticamente antiquato nei suoi vari numeri? La tenera, poetica figura del clown, è ormai diventata, grazie a Stephen King col suo romanzo “It” e a numerosi film horror, il contrario di ciò che era una volta. È vero, in questo modo ha dimostrato la sua vitalità, ma vi immaginate un circo che usasse i clown per terrorizzare i bambini invece che divertirli? Sarebbe un circo “moderno”, ma, di nuovo, come per quello senza animali, non sarebbe più, in effetti, il circo. Quanto agli acrobati, ai trapezisti, ai diavoli volanti e a tutte le stupefacenti esibizioni del genere, be’, la credulità di un tempo, il senso di meraviglia del passato, sono profondamente diversi dai loro equivalenti attuali. Oggi i ragazzini cercano i brividi nelle challenge di Instagram o TikTok, e talvolta trovano anche qualcosa di peggio della forte emozione; difficile immaginarli conquistati da un funambolo o da un’evoluzione in tuta coperta di lustrini appena sotto il magico tendone del circo, annunciati da un non meno anacronistico personaggio in sgargiante marsina e cilindro.

Ma sì, ammettiamolo, il circo è defunto, riposi in pace. Però. Chi può negare, altresì, quella specifica magia (e non per caso prima abbiamo detto “magico tendone”) che è propria al circo e solo a esso, quella forza anarcoide, nomade che ha incantato registi quali Fellini, Bergman o Moretti, e che non c’entra niente con i maltrattamenti agli animali o con il tempo che cambia il senso della meraviglia, ma che rimane eterna nel tempo e nel cuore di ogni bambino che, almeno una volta, è stato al circo, quello vero, con tutti i suoi elementi tradizionali? Quella sensazione trepidante di entrare in un territorio un po’ fuori dalla realtà, anzi, decisamente surreale, dove tra maschere, rulli di tamburi, ruggiti, ciarlatani, si sprigiona un incantesimo dove si rischia la vita sorridendo al pubblico dopo averlo tenuto col fiato in gola, e non si capisce mai bene se il domatore, il trapezista o chi altri abbiano veramente sfiorato la morte o ci abbiano gabbati: memorabile il commento che immancabilmente correva sulle gradinate al momento dell’entrata in scena delle sovente spelacchiate tigri: le hanno sedate! Ma, tolti gli inaccettabili sedativi per gli animali, ancora intatto è il fascino un po’ mostruoso di questo vecchio spettacolo che concentra in sé un granellino di tanti tipi di intrattenimento: teatro, danza, pantomima, giostra, corrida, giochi dei gladiatori. Alfred Hitchcock, una volta, per incoraggiare un suo attore che dubitava del suo talento, gli disse: «Non temere, c’è un circo dentro di te». Cosa voleva dire Hitch? Chi è stato al circo lo afferra subito. Se c’è un circo dentro qualcuno, vuol dire che è capace di stupirci in qualunque modo, di risvegliare il nostro senso del mistero e di farci affezionare. Certo che ha difetti il circo, ma perché, i dispositivi o le sfide che oggi intrappolano i bambini, sono perfette?
 

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