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Montanari offeso col Pd fa la sua lista a Firenze

di Giovanni Sallusti venerdì 8 dicembre 2023

Tomaso Montanari

4' di lettura

Il magnifico (per modo di dire) rettore dell’Università per stranieri di Siena, al secolo Tomaso Montanari, non ha mai elaborato due traumi. Uno è la mancanza di quella “m decisiva” già notata da Giuliano Ferrara, la consapevolezza di essere troppo propagandista per essere un accademico pieno, e troppo predicatorio per essere davvero un politico, il tutto senza essere Vittorio Sgarbi. L’altro trauma è il fatto, inaccettabile e offensivo per tutti (ovvero per lui e il suo Ego), che la sinistra fiorentina non lo abbia voluto candidare a sindaco della città che ha dato i natali ad alcuni suoi precursori minori, da Dante a Machiavelli.

Lui ci aveva creduto, di fondo ci crede da sempre, da sempre coltiva la generosità di permettere ai fiorentini di incoronarlo. Ma, occorre dirlo, questa sindrome da borgomastro in pectore è stata anche alimentata dalla politica: Giuseppe Conte l’ha sostenuta espressamente come incarnazione del “campo largo” sull’Arno, Elly Schlein ha strizzato l’occhio antifascista, il mainstream mediatico d’appoggio ha gonfiato il suddetto Ego ospitandone il parere sull’intero scibile umano, dalla guerra in Ucraina al clima (la tesi del nostro è sempre una: colpa dell’Occidente).

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IL MOSTRO - Insomma hanno contribuito a creare il “mostro” politico-intellettuale del tuttologo in marcia verso Palazzo Vecchio per il bene del popolo (dell’aperitivo), e adesso devono farci i conti. Essì, perché poi, come imponeva la logica politica (ambito che tende a sfuggire al tuttologo), il prof è stato trombato, senza neanche tanti complimenti, un’agenzia del vertice toscano del Pd e un epitaffio firmato Nardella. Solo che a lui mica lo avevano spiegato, che era tutto uno scherzo, un’ammuina buona per mandare al macello sui titoli dei giornali un prezzemolino del jet set gauchista, mentre al riparo dai taccuini si stringevano accordi e si individuava il nome giusto. Infine, l’altro giorno eccolo: Sara Funaro, assessore al Welfare della giunta Nardella, nipote di Piero Bargellini (sindaco democristiano durante l’alluvione), ben inserita in quel particolare sottopotere che è il catto-progressismo fiorentino.

CATTOLICO RADICALE - Piccolo particolare: l’autodefinito “cattolico radicale” (che non si capisce bene cosa voglia dire, se non il confuso e inflazionatissimo rimando a Doni Milani), lo storico dell’arte “stropicciato e piacione”, secondo descrizione del Corsera, non ci sta. Punta i piedi, prende in mano la penna e verga un editoriale per Il Fatto Quotidiano, che in questo caso è una pura pagina di pubblicità elettorale. «Il Pd ha svenduto Firenze- cioè non ha candidato me in ticket con il mio Ego, ndr- Spazi per una lista civica».

Signori, per una volta Tomaso ha trovato la “m” mancante, ha smentito Don Abbondio, il coraggio uno se lo può dare, si può sparigliare di fronte a un torto politico e umano: il prof scende in campo contro la gioiosa macchina da guerra piddina, chapeau. Sentite, leggete come scrive un combattente che non ha paura di andare all’Ok Corral da sfavorito: «Se alla fine i candidati fossero Funaro per il Pd, Saccardi per Italia Viva e l’ineffabile direttore degli Uffizi Schmidt per la destra-destra, ci sarà molto spazio per una lista civica che raccolga le personalità e le forze che in questi anni si sono battute contro la fine di Firenze come città, l’eclissi della questione sociale, il turismo come puro consumo distruttivo, il patrimonio culturale come parco giochi dei ricchi».

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Vai Tomaso, magari non siamo d’accordo su nulla, ma che schiettezza, che temerarietà, che passione nel rischiare per le proprie idee. Dai che arriva l’annuncio: «Sarebbe un segnale nazionale, e saremmo in tanti a impegnarci...», ecco, ora getta la sua candidatura in faccia ai maggiorenti del Pd. Aperta parentesi: «io non come candidato sindaco, il mio mandato di rettore scade nel 2027». Chiusa parentesi. Chiusa anche l’illusione sul grande outsider. In modo molto più telefonato, con mossa molto politicista e ancor più paracula, Montanari si fa la sua bella lista civica. Ma mica si gioca in prima persona, perdere sarebbe volgare e abbasserebbe le quotazioni da “piacione”: Tomaso fa il regista, il manovratore, il Richelieu.

LE MASCHERE - È una delle poche maschere che non ha ancora indossato, diciamo che siamo lievemente scettici sulla sua capacità di tessere dietro le quinte e di lasciare i microfoni e i riflettori a un altro essere (a malapena, essendo un altro) senziente, ma saremo senz’altro prevenuti noi. Facciamo solo garbatamente notare che l’esordio da spin doctor sul Fatto è rivedibile. Pare infatti che Sara Funaro per il Pd e Stefania Saccardi per i renziani siano due donne, «e sarebbe bello pensare che sia il segno dello scardinamento di un sistema di potere tutto declinato al maschile». Ma a Tomaso non la fai: «È vero il contrario, sono state scelte da maschi alfa per fare da paraventi a uno scontro tutto interno a un sistema che cerca disperatamente di resistere in una logica patriarcale». Lui, tra le altre cose, sarebbe stato anche più donna. Cari compagni fiorentini, lo avete illuso, lo avete vezzeggiato, avete coccolato l’Ego e magnificato il magnifico? E adesso ve lo beccate. 

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