Era nell’aria, come il Natale. Ma è arrivato in anticipo. E dunque eccolo, il rinvio a giudizio per la moglie e la suocera di Aboubakar Soumahoro, decisione presa ieri dal tribunale di Latina. Le accuse, che riguardano il secondo filone d’indagine sulle cooperative “di famiglia”, tirano in ballo fatture false, operazioni mai effettuate, mentre i dipendenti delle coop non venivano pagati. Il tutto, secondo la procura, avrebbe provocato un’enorme evasione fiscale, oltre 2 milioni 100mila euro. Una bella grana per Liliane Murekatete - consorte del deputato ivoriano - e la madre, Marie Terese Mukamitsindo, quest’ultima a capo della cooperativa Karibu e del Consorzio Aid. Figurava in ruoli apicali anche la figlia. Entrambe, dal 30 ottobre, sono agli arresti domiciliari (a vario titolo) per presunta frode in pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio, e questo è il primo filone d’inchiesta, quello che riguarda - secondo l’accusa - i soldi pubblici ottenuti per l’accoglienza e la gestione dei migranti spesi invece in viaggi, ristoranti e abiti di lusso. Ci torniamo.
Rimanendo sul rinvio a giudizio di ieri, secondo la procura il sistema d’evasione ruotava attorno all’associazione Jambo Africa il cui legale rappresentante era Richard Mutangana, cognato di Soumahoro. Mutangana è stato dichiarato irreperibile. Per l’accusa la Jambo Africa era «un’associazione schermo» creata solo «per prestare manodopera alla Karibu, secondo collaudati schemi illegali di esternalizzazione, per evitare o ridurre i costi». Quindi la Jambo Africa sarebbe stata usata «all’interno di un meccanismo fraudolento di fatture per operazioni inesistenti, per giustificare a posteriori le uscite di denaro che la Karibu aveva l’obbligo di rendicontare nell’ambio dei progetti Sprar e Cas». Sprar, ossia sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Cas sta per centri d’accoglienza straordinaria.
LE DENUNCE - Un anno fa il giudice aveva disposto il sequestro preventivo (complessivo) di 652mila 823 euro nei confronti dei vertici delle cooperative. Il «collaudato sistema fraudolento» sarebbe stato utilizzato per quattro anni. Il caso, diventato subito mediatico, nasce dopo una denuncia in procura da parte del segretario del sindacato Uiltucs di Latina, Gianfranco Cartisano, che aveva segnalato una sfilza di stipendi non pagati ai dipendenti delle cooperative tra cui moltissimi immigrati, condizioni igieniche carenti nelle strutture, fino alla mancanza di acqua e luce.
Ieri, dopo il rinvio a giudizio, Lorenzo Borrè, l’avvocato della moglie di Soumahoro, ha detto che farà affidamento sul dibattimento «per dimostrare l’innocenza e l’estraneità ai fatti di Liliane Murekatete. Avevamo chiesto di acquisire i verbali delle assemblee (delle cooperative, ndr)», ha aggiunto l’avvocato, «per spiegare che non c’erano i presupposti per individuare una responsabilità giuridica di Murekatete. Al dibattimento riproporremo le stesse istanze». Il processo inizierà il 24 gennaio. Oltre alla moglie e alla suocera del deputato sono state rinviate a giudizio altre 4 persone: i cognati di Soumahoro (Michel Rukundo e Mutangana), Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira. Singolare la richiesta di Rukundo, già sottoposto all’obbligo di dimora per il primo filone d’indagine, quello che riguarda la gestione «spregiudicata e opaca» dei fondi destinati agli immigrati: ha cercato di insinuarsi nello stato passivo del Consorzio Aid reclamando 14mila euro. Richiesta ovviamente respinta dal tribunale, trattandosi di una posizione «connessa alle eventuali responsabilità derivanti dalla carica ricoperta». Dicevamo della gestione «spregiudicata» dei fondi per l’accoglienza.
«Quegli acquisti (vestiti, gioielli, viaggi, ndr) non li ho fatti io, non ho mai avuto le carte di credito della cooperativa», aveva detto davanti al gip la moglie di Soumahoro, la quale aveva aggiunto che «gli unici pagamenti effettuati sono stati gli stipendi, più le spese per acquistare il cibo per gli ospiti della struttura».
LEGA BRACCIANTI - Negli uffici della Karibu aveva la sede anche la Lega Braccianti di cui Soumahoro era leader. Stando alla versione riferita a Libero da Sidi Traore, ex dipendente della Karibu, la moglie del deputato radunava gli ospiti delle coop e li faceva portare col pullman a protestare per i diritti dei braccianti proprio di fronte agli uffici delle due organizzazioni: gli stessi lavoratori che non venivano pagati, venivano portati a protestare con Soumahoro per la dignità dei lavoratori dei campi. Tutto vero? Murekatete non ha risposto a questa ricostruzione. Dopo il rinvio a giudizio per frode fiscale non parla neanche il deputato eletto con Verdi e Sinistra, i partiti di Bonelli e Fratoianni, e passato al gruppo Misto dopo lo scoppio dell’indagine. Pure Bonelli e Fratoianni tacciono, dopo che hanno scaricato senza cuore Aboubakar, ex idolo di Saviano, Fazio, Damilano e del presentatore Zoro con una erre. Soumahoro un anno fa, nel mitologico video con le lacrime che sembravano più false di una profezia di Mário Pacheco do Nascimento ex braccio sinistro di Wanna Marchi, diceva che chi lo attaccava lo voleva «morto».
«Perché non parlate con lei (la moglie, ndr), che quando l’ho conosciuta lavorava già nell’ambito dell’accoglienza!»; «Parlate con mia suocera, chiedete a lei che è proprietaria della sua cooperativa, e io sarò il primo ad andare a lottare e scioperare per i dipendenti e per difendere i loro diritti!». «Avete paura delle mie idee... Sì, probabilmente riuscirete a seppellirmi fisicamente, ma non riuscirete mai a seppellire le nostre idee, che non sono le idee di Aboubakar, ma degli invisibili». Ma chi ti vuole morto, Abou! Anzi: lunga vita a Soumahoro!