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Pietro Senaldi: un prete ora si inventa il presepe con due mamme

di Pietro Senaldi martedì 19 dicembre 2023

3' di lettura

Il Vangelo secondo me. «Il disprezzo verso i gay, anche da parte di settori della Chiesa cattolica, e la loro condanna a prescindere, senza un confronto serio e onesto, è una pennellata di tenebre che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo». Con queste parole, don Vitaliano Della Sala ha motivato la sua decisione di sostituire San Giuseppe con la statuina di una donna nel presepe della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Capocastello di Arcobaleno, in provincia di Avellino. «Due mamme, perché quest’anno vedo risplendere la luce del Natale sulle famiglie omosessuali, colpite da critiche e condanne disumane e anti-evangeliche». E se nel presepe ci sono finiti Elly Schlein, Francesca Pascale, Diego Maradona, perché non anche due Madonne? Semplice, perché un conto è il folklore, la festa, la provocazione e un altro è la parola di Dio, la fede, la tradizione, che non dovrebbe consentire a un prete di trasformare il Natale in un Carnevale.

Don Vitaliano è sempre stato un prete contro, di quelli che si sono agitati tanto ma hanno cambiato poco. Di quelli il cui ruolo socio-politico ha, quantomeno mediaticamente, sempre prevalso su quello religioso, fino a risultare una figura ibrida: ti ci confessi o ci polemizzi, gli chiedi di Dio o di Wladimir Luxuria, ti aspetti da lui un’illuminazione su un passo del Nuovo Testamento ma lui preferisce parlarti di Hamas e Netanyahu... C’è il libero arbitrio anche nei preti, che possono interpretare il loro ruolo ciascuno secondo le proprie inclinazioni, ma il curriculum di don Vitaliano, già sospeso a divinis per le sue critiche alle gerarchie vaticane in tema di relazioni con le dittature sudamericane e diritti gay, ricorda quello del no global dei mari Luca Casarini piuttosto che quello di Mario Delpini, cardinale di Milano. Vuoi vedere che Papa Bergoglio riceverà prima il sacerdote avellinese del porporato lombardo?
Stavolta don Vitaliano non incorrerà in sanzioni, e nessuno le pretende, i tempi cambiano, la chiesa evolve. E perde fedeli e vocazioni. Essere contrari alle due mamme nel presepe non significa essere omofobi o non ritenere che i sacerdoti abbiano una missione sociale oltre a quella spirituale.

Solo forse val la pena riflettere su cosa un mondo sempre meno proiettato verso l’aldilà cerca nella religione e nella Chiesa, che ormai alle volte sembra rincorrere il Partito Democratico anziché indicare la strada ai fedeli, pare un’istituzione addomesticata, viva solo nei suoi riti interni, invece di una forza evangelizzatrice che marcia trainata dal suo potente messaggio all’umanità. È di pochi giorni fa la notizia della condanna a cinque anni e mezzo di carcere del cardinal Angelo Becciu, fino a pochi anni fa vicinissimo al Pontefice, per strani giri di denaro e affari immobiliari e dopo il verdetto è subito rimbalzata la notizia della promozione dei giudici del tribunale vaticano che lo hanno condannato. È tutto così prosaico da qualche tempo da quelle parti... Il presepe è magia, mistero, innocenza fanciullesca. Perché contaminarlo con le beghe dei nostri tempi e trasformarlo in una replica dell’albero di Natale, a cui uno può appendere anche un salame, a fianco alle palline colorate? Cos’ha fatto san Giuseppe per meritarsi l’espulsione dal quadretto? Essere un prete dà il diritto di cambiare sesso al marito di Maria? E poi dicono che i giovani non hanno più valori perché manca la figura paterna... Pensate ai papà parrocchiani di don Vitaliano. Questo sacerdote è animato da tantissime buone intenzioni, si è battuto per l’umanità in Sri Lanka, in Serbia, a Bagdad, avrà senz’altro una grande carica umana, visto che i parrocchiani erano insorti in sua difesa quando la Chiesa lo punì. Però nel suo presepe non c’è spazio per l’uomo che ha saputo fare un passo indietro, non una volta ma tutti i giorni della sua vita, e la cui statuetta è il miglior simbolo di una famiglia non patriarcale. 

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