Botte da orbi in casa Agnelli-Elkann, alla faccia dei quarti di nobiltà e del blasone della dinastia torinese. La faida famigliare sull’eredità dell’Avvocato sembra destinata a proseguire a lungo e senza esclusione di colpi. Se fino a poco fa il rampollo John Elkann, ora a capo di tutto l’impero industriale e finanziario che sta progressivamente portando via dall’Italia, e i suoi fratelli Lapo e Ginevra apparivano in vantaggio, con la decisione dello scorso giugno del tribunale di Torino di sospendere la causa in Italia in attesa delle determinazioni dei giudici svizzeri, adesso la partita si è totalmente riaperta, con il verdetto della Cassazione (datato il 6 dicembre e comunicato un paio di giorni fa) che ha respinto la sentenza, ordinando ai magistrati piemontesi di riformulare meglio le motivazioni della loro scelta.
STORIACCIA - La storiaccia di cui le toghe si stanno occupando sembra tratta da un vecchio romanzo d’appendice o da una più moderna commedia all’italiana. La lite, come ricostruisce Fabrizio Massaro su Mf, che ieri ha rivelato la nuova svolta, va avanti da oltre vent’anni e vede duellare su fronti contrapposti genitori e figli.
Oltre alla causa italiana, aperta da Margherita Agnelli (figlia di Gianni e della Moglie Marella Caracciolo e madre di John, Lapo e Ginevra, avuti da Alain Elkann) nel 2019 per rimettere in discussione l’intero assetto della successione del padre e poi della madre, sono pendenti da parecchi anni tre procedimenti civili in Svizzera; due a Thun, nel canton Bernese, relativi ai testamenti svizzeri di Marella Caracciolo che escludono Margherita dalla successione e indicano come unici eredi i tre nipoti (e solo loro, non anche gli altri cinque figli di Margherita avuti con il secondo marito, Serge de Pahlen) e dove si litiga anche sulla giurisdizione, dato che Margherita sostiene che sua madre fosse residente in Italia; e uno a Ginevra, dove si discute invece sulla validità ed efficacia dell’accordo transattivo e del patto successorio stipulati nel 2004 sull’eredità di Gianni Agnelli, dove la giurisdizione svizzera è invece incontestata.
Il groviglio giudiziario è un rompicapo inestricabile. L’unica cosa certa è che la posta in palio è altissima. In ballo, infatti, non ci sono un po’ di quattrini o qualche quadro pregiato, e anche qui ci sono delle novità, ma i destini della holding di famiglia, La Dicembre, che controlla a cascata la Giovanni Agnelli bv ed Exor, la super società che ha in pancia circa 30 miliardi tra quote in Stellantis, Ferrari, Cnh, Economist, Gedi e Juventus.
Margherita aveva inizialmente chiuso le pendenze sull’eredità (con i patti stipulati a Ginevra), rinunciando a ogni pretesa successoria e incassando circa 1,3 miliardi di euro. Poi, però, ha riaperto la questione non lamentando che le fossero stati nascosti beni del padre per centinaia di milioni, se non miliardi, di euro, tra i quali alcuni quadri di Francis Bacon e Claude Monet. Di qui la causa per dimostrare che gli accordi siglati in Svizzera non hanno valore perché il tutto doveva essere definito in Italia, dove era residente Marella.
I QUADRI - Secondo la Cassazione il congelamento del procedimento disposto dal Tribunale di Torino avrebbe dovuto motivare meglio la pregiudizialità delle cause svizzere non solo in riferimento alla successione Caracciolo ma anche alla successione Agnelli, dove la contesa riguarda anche le opere d’arte sui cui è in corso anche un altro contenzioso. Margherita infatti ritiene che alcuni quadri siano spariti misteriosamente e si è rivolta alla procura. Gli Elkann hanno vinto solo una settimana fa un primo round al Tar che, basandosi sul diritto alla privacy e confermando una sospensione già disposta a settembre, ha impedito a Report di accedere all’elenco ministeriale dei quadri di interesse nazionale per indagare su quelli spariti. Ora però il gip milanese Lidia Castellucci, come riporta il Corriere, ha deciso che per individuare le opere d’arte (13 perla precisione) ipm dovrebbero sentire le vecchie governanti di famiglia operative durante i traslochi e consultare tutte le banche dati, compresa quella del ministero della Cultura. Insomma, di stracci che volano ne vedremo ancora tanti.