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Daniele Capezzone: Spiavano per sabotare il governo

di Daniele Capezzone lunedì 4 marzo 2024

3' di lettura

Forse non ci siamo capiti, o forse – più realisticamente – ci siamo capiti benissimo. Nel senso che, sulla opaca e inquietante vicenda del ma- xi-dossieraggio su cui adesso indaga la Procura di Perugia, è in corso da trentasei ore un maldestro tentativo di sparge- re una doppia cortina fumo- gena.Come? Per un verso, diffon- dendo una serie di nomi non politici (artisti, sportivi, e così via) di persone a loro volta oggetto di ricerca abusiva: vit- time anche loro, ovviamente, ma non sfugge a nessuno che la formula “allora siamo tutti spiati” serve, come si di- rebbe a Roma, a “buttarla in caciara” e a occultare il pun- to nevralgico della faccenda: e cioè che – nel perimetro po- litico e istituzionale – siano stati spiati solo esponenti di centrodestra o comunque av- versari conclamati della sini- stra. Non altri. E, a meno di nostri errori e omissioni, fino a ieri non c’è stato un solo esponente politico della sini- stra (politica o mediatica) che abbia sollevato interroga- tivi, che abbia manifestato in- dignazione o preoccupazio- ne per questa operazione chiaramente diretta contro gli avversari. Tutto bene, dun- que? Chi tace acconsente? Contro “questa destra” si può sdoganare qualsiasi tipo di colpo basso?

Per altro verso – ecco la se- conda cortina fumogena – c’è chi tenta di ricondurre la storiaccia alla sola coda giornalistica, e cioè alla pubblicazione su un quotidiano di una (piccolissima) parte del materiale oggetto della mega-ricerca illegale. Questa operazione di riduzione della vicenda serve a issare retoricamente il vessillo della libertà di stampa, come se fosse la procedura più limpida e normale del mondo chiedere a un finanziere di accedere illegalmente ad archivi delicatissimi (banche dati tributarie, antimafia, antiriciclaggio), dove i dati dei cittadini italiani dovrebbero essere custoditi con cura. E qui – per ispessire il nebbione – è partita la raffica di commenti di chi presenta azioni illegali alla stregua di “inchieste”, di chi esprime solidarietà, di chi dice con sprezzo del ridicolo che i giornalisti in questione avrebbero “fatto il loro dovere” (abbiamo letto anche questo).
Proviamo dunque a diradare la nebbia e a non perdere di vistai quattro punti chiave. Primo: altro che qualche articolo di giornale. Qui stiamo parlando di 800 accessi abusivi (ma pare in realtà siano stati alcune migliaia) ad archivi riservati, per raccogliere materiale da scagliare contro esponenti di una sola e ben precisa parte politica.


Secondo: tutto ciò avveniva in particolare nella fase di formazione del governo Meloni (il picco delle intrusioni sarebbe stato registrato poco prima e poco dopo la sua nascita), con il chiaro obiettivo di azzoppare un governo sgradito, di gambizzare figure politiche di primo piano e non solo, di alterare il risultato elettorale liberamente deciso dai cittadini a settembre del 2022. Terzo: tutto ciò è stato realizzato nel cuore di un organo nevralgico come la Procura nazionale antimafia, nella quale era incardinato il principale indagato, il finanziere Pasquale Striano. Organismo – questo non c’entra con l’inchiesta, ovviamente – che peraltro ha visto per tre volte transitare il suo vertice verso un seggio parlamentare della sinistra o dei grillini.
Quarto: il metodo utilizzato è stato chiaramente quello della “pesca a strascico”, e cioè – una volta fissati preventivamente i bersagli da colpire, e senza che vi fossero né notizie di reato né le autorizzazioni prescritte dalla legge – raccogliere tutto il raccoglibile sulle vittime designate, o per innescare un’inchiesta giudiziaria, o per ricattarle, o per danneggiarle indirettamente, o per sputtanarle a mezzo stampa.
Altro che “polemica giornalistica”, a questo punto. Siamo davanti a un chiaro attacco alla nostra democrazia, che come tale va discusso e affrontato.

Non solo punendo i responsabili, ma anche cercando i mandanti dell’operazione, disponendo i necessari sequestri, e soprattutto ponendo le condizioni affinché nulla del genere possa ripetersi.Guai se, attraverso armi di distrazioni di massa di vario tipo, si perdesse il focus su questi punti essenziali. Se il concetto non fosse ancora chiaro, chiudete gli occhi e immaginate cosa sarebbe accaduto se le vittime di questa operazione fossero stati i leader della sinistra, con il coinvolgimento di un quotidiano di destra, e con la “centrale” giudiziaria e investigativa guidata da magistrati poi entrati in politica nelle file del centrodestra. Si parlerebbe già di una nuova P2, di un piano eversivo, di un avvelenamento della vita democratica nazionale. E invece stavolta si cerca di fischiettare e distrarre gli italiani, sperando che non colgano la gravità della faccenda.

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