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Luca Beatrice: Carla Accardi, la pittrice che sconfisse l'ideologia con l'eleganza

di Luca Beatrice sabato 9 marzo 2024

3' di lettura

Quando le donne artiste si contavano sulle dita di una mano, Carla Accardi già partecipava a quei dibattiti che infiammavano la pittura in Italia. Basti prendere le opere che aprono la mostra tributo al Palazzo delle Esposizioni di Roma, sua città d’adozione che la ricorda nel centesimo anniversario della nascita e a dieci anni dalla morte. 

Nel 1946 passa da un Autoritratto figurativo alla Natura morta di stampo guttusiano, ma già nell’anno successivo Accardi svolta verso l’astrazione che la accompagnerà per tutta la carriera. Nell’immediato dopoguerra la divisione tra questi due linguaggi pittorici è aspra; pur essendo i giovani astratti tutti simpatizzanti della sinistra trovano nel Partito Comunista il fuoco amico. Persino il segretario Togliatti si prende la briga di visitare una loro mostra a Bologna, scrivendo di porcheria incomprensibile sulle colonne di Rinascita: si sbagliava, la strada era tracciata, la pittura internazionale sta abbandonando il realismo e questo Accardi lo capì fin da ragazza.

LA FAMIGLIA
Si iscrive, proprio nel 1947, a Forma 1, unica donna del gruppo. Tra i partecipanti c’è anche Antonio Sanfilippo, siciliano come lei nata a Trapani nel 1924, che sposerà nel 1949 separandosi anni dopo perché non è semplice convivere con un altro artista senza entrare in competizione. Di provenienza altoborghese, soprattutto il padre sempre pronto a sostenerla comprandole la casa a via del Babuino, partecipò al movimento femminista fondando nel 1970 Rivolta femminile insieme a Elvira Banotti e Carla Lonzi, manifestando però in fretta il distacco dalla militanza; molto meglio la vita della pittrice colta, raffinata, filo di perle al collo, il cui lavoro è un inno all’eleganza, non certo all’ideologia o alla politica. Alle accuse della Lonzi di carrierismo, Accardi ha risposto con la qualità delle opere lasciando ad altre rivendicazioni e comizi.

Tornando alla mostra antologica del Palaexpo, aperta fino al 9 giugno, davvero bella, esaustiva, che studia le connessioni di Accardi con l’arte italiana in oltre mezzo secolo, aperta per l’attenta curatela di Daniela Lancioni e Paola Bonani con menzione d’onore al catalogo edito da Quodlibet, sono rappresentate tutte le fasi del lavoro di Carla Accardi: la breve fascinazione informale, l’approdo all’essenziale bianco e nero di metà anni ’50 che la critica considera tra i periodi migliori, l’introduzione di colori squillanti e generosi nei primi anni ’60 fino alla scoperta di materiali altri -il sicofoil su telai a vista e strutture in plexiglasche escono dalla bidimensionalità della pittura per affrontare lo spazio. «Volevo togliere all’arte tutto quello di cui non aveva realmente bisogno e vedere che cosa restava», ha dichiarato a proposito del processo di rarefazione nel tentativo riuscito di modernizzare la pittura.

COMPAGNI D’ARTE
Diversi critici, tra cui Michel Tapié, Germano Celant e Achille Bonito Oliva, hanno visto in Accardi un’anticipatrice dell’Arte Povera e la teoria sembra suffragata dalle date, in quanto la sua prima Tenda in plastica è di poco precedente (1964) alla Casa a Dall’alto, in senso orario: Verde ble, 1949, olio su tela, cm 60 x 80, collezione privata Ca.Sa; Autoritratto, 1946, olio su tela, cm 31 x 23, archivio Accardi Sanfilippo; Labirinto con settori, 1956, tempera alla caseina e smalto su tela, cm 133 x 204, collezione privata misura d’uomo di Michelangelo Pistoletto (1965). Anche a Torino e a Milano la sua influenza si fece sentire, però i compagni di vita e di arte sono tutti romani, a cominciare da Pino Pascali scomparso prematuramente nel 1968, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, più avanti i giovani che andavano a trovarla nello studio dove ha dipinto fino a pochi mesi prima della morte. E dalla mostra si evince che l’ultimo periodo, gli anni 2000, è a tratti esaltante, con un tripudio di forme e colori che rimanda a Matisse, uno di quei pittori che si apprezza con la maturità perché troppo raffinato per gli impeti giovanili.

I PREZZI
Oggi Carla Accardi occupa una posizione molto importante sul mercato, c’è richiesta dai collezionisti e disponibilità di opere, i prezzi sono alti con un top lot di 350mila euro ed è probabile salgano ancora, David Zwirner nella mostra a New York sull’arte italiana chiese anche 600mila dollari. Quella pittrice che si è fatta largo con insistenza e determinazione nel mondo dei maschi ora ha ottenuto piena considerazione e risulta tra i pochi artisti italiani che godono fama internazionale. Roma, che l’amava molto, ha risposto alla grande e all’inaugurazione di qualche giorno fa non mancava proprio nessuno.

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Tributo a Roma Carla Accardi, la pittrice che sconfisse l'ideologia con l'eleganza

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