Si susseguono a valanga le polemiche innescate dalla decisione del preside di Pioltello, in provincia di Milano, di chiudere la sua scuola per festeggiare la fine del Ramadan. L’istituto Comprensivo Iqbal Masih, che prende il nome dal dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile, conta circa 1300 studenti divisi tra due scuole dell’Infanzia, tre Primarie e due Secondarie. Qui la presenza di studenti di religione islamica si attesta sul 40 per cento e in base a questa percentuale, dicono dal Consiglio d’Istituto, presieduto dal preside Alessandro Fanfoni, è stato deliberato di tener chiuso tutti i plessi in occasione dell’Id al-fitr, letteralmente la “festa della interruzione”.
Il 10 aprile quindi tutti a casa. Nonostante il 60 per cento dei bambini, e cioè la maggioranza, sia di altre religioni. Alunni che si trovano a dover celebrare qualcosa di cui non sanno niente e, per cultura di appartenenza, nemmeno gliene importa. E mentre il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara fa sapere, in un commento su X che «in relazione al caso della scuola di Pioltello, che ha deciso di sospendere le lezioni, ho chiesto agli uffici competenti del Ministero di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l’ordinamento», gli esponenti del centrodestra sembrano un fiume in piena.
Per il leader della Lega, e vicepremier, Matteo Salvini è «inaccettabile» una decisione del genere. «Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici come i crocifissi nelle aule, per paura di offendere, in provincia di Milano un preside decide di chiudere la scuola per la fine del Ramadan. Una scelta contro i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese. Non è questo il modello di Italia ed Europa che vogliamo». «Siamo in Italia, non in Arabia Saudita. È una decisione particolarmente rilevante – interviene l’eurodeputata del Carroccio Silvia Sardone - Preoccupante, per quanto mi riguarda. Segna un precedente essendo probabilmente la prima volta in Italia che una scuola venga chiusa per il Ramadan». E continua: «Per i dirigenti scolastici questa scelta aiuta l’inclusione. Io credo invece che sia un pericoloso arretramento sulla nostra identità... diamo ancora più forza a quel processo di islamizzazione che si diffonde con forza in tutta Europa. Mentre noi nascondiamo i nostri simboli e le nostre tradizioni, andiamo a chiudere le scuole per festeggiare il Ramadan».
«Le nostre radici non possono essere messe a rischio da professori e presidi di sinistra che prima vogliono togliere il crocifisso dalle classi ed eliminare la tradizione del presepe, e ora propongono addirittura di chiudere la scuola per il Ramadan 2024 – tuona in una nota il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura - Questo non vuol dire includere ma cancellare la nostra storia e i nostri valori». Ma non solo i leghisti rivendicano la tutela della nostra cultura, della tradizione, parole forti arrivano da ogni fronda della maggioranza al Governo. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri è durissimo: «Voglio capire dal Ministro Valditara se la incredibile decisione di chiudere una scuola per il Ramadan è ammissibile. Rispetto per tutti ma imposizioni da nessuno». Non la pensa così Ivonne Cosciotti, sindaco Pd del comune dell’interland milanese dove il 20% della popolazione è straniera. Per lei si tratta di «un atto di civiltà». «Non lo sapevo – aggiunge - ma la mia risposta non sarebbe stata diversa. Penso che l’istituto comprensivo nell’autonomia scolastica abbia fatto una scelta che ha senso e valore. Si cerca di tutto per creare dissapore».
La verità è che i genitori non sono affatto contenti, o per lo meno non tutti. Ci sono tante mamme e papà che non condividono questa scelta e si devono adeguare. Probabilmente anche una parte dei moderati di centrosinistra, che pone al centro del proprio percorso politico le parole e gli insegnamenti del cattolicesimo, non ci sta, ma per ora ha preferito stare a guardare. Il dirigente scolastico Fanfoni aveva detto che nelle motivazioni della scelta non vi era alcuna indole di natura politica e chiedeva di non strumentalizzare la cosa. Probabilmente era già conscio di ciò che ne sarebbe derivato.