Dopo un anno di incessante promozione su La7, Michele Santoro ha lanciato la propria creatura politica, con la quale si presenterà come un generale Vannacci all’incontrario alle prossime elezioni di giugno per rinnovare il parlamento europeo e tentare di cambiare la maggioranza Ursula. La creatura si chiama “Pace, terra e dignità”. La libertà da quelle parti, sinistra estrema vagamente annacquata in salsa diessina, non è mai stata una priorità.
La prima rilevazione demoscopica dà l’esperimento all’1,6%, senza specificare quale delle tre parole chiave abbia portato il grosso dei magri consensi. Non è una partenza con il botto, ma sarebbe precipitoso sottovalutare l’istrione anti-berlusconiano, che ha scoperto di avere una simpatia in comune con l’odiato-amato Silvio, tale zar Vladimir Putin. Solo che il fondatore di Forza Italia lo stimava come partner d’affari per l’Italia e si è sempre sforzato in ogni modo di tenerlo attaccato all’Occidente. Michelone, come lo chiamano i suoi tanti discepoli catodici sparsi un po’ ovunque, lo apprezza come generale conquistatore, baluardo nazicomunista (definizione che può accontentare tutti) contro lo strapotere delle democrazie occidentali, che sotto sotto, fa capire il nostro, non possono poi dare lezioni a Cina, Isis, Iran o Hamas.
DECIBEL SEMPRE ALTI
Da un salotto tv all’altro, l’infervorato a ogni comparsata aumenta i decibel delle proprie giaculatorie e la perentorietà aggressiva delle proprie verità: sulla guerra tra Russia e Ucraina la penso come il Papa e come la maggioranza degli italiani. Al momento né l’uno né l’altra se ne sono accorti. Santoro è per ora un crociato senza benedizione e un capo-popolo con seguito limitato. Ma, vale ripeterlo, guai a sottovalutare le partenze in sordina. Giorgia Meloni, dieci anni fa, iniziò da un modesto 1,9% e ora è il capo dell’Italia. Sono ammessi gli scongiuri anche più pittoreschi.
Certo, se si dovesse scommettere, qualcosa fa sospettare che la parabola dei due non sarà la medesima, per svariate ragioni. Innanzitutto il fronte anti-occidentale in Italia è più affollato della metropolitana nell’ora di punta. Perché un elettore dovrebbe scegliere proprio Santoro, che è sempre stato un po’ troppo snob, un po’ troppo Tod’s, un po’ troppo professorale, un po’ troppo compagno, un po’ troppo solista perché qualcuno gli si affidasse davvero. Quando ogni giovedì inscenava la corrida anti-berlusconiana era diverso. Dava l’idea di combattere per la causa comune, che è diverso, anzi antitetico, rispetto a quella di combattere per la causa zarista. Interpretava un’ossessione di parte con maestria e il giusto distacco professionale. Ora vuol trasformare un’ossessione personale - ma che gli hanno fatto gli ucraini e Biden? - in un manifesto politico.
Un partito, per quanto la politica sia in crisi, non è un talkshow. Non basta un’idea per renderlo attrattivo, serve un programma, una visione del Paese. Non può reggersi su un punto, che sta a Mosca, e un nemico, che sta a Roma, Bruxelles, Washington, in sostanza nelle case di chi dovrebbe votarlo. E poi è una questione di messaggi. Contro Silvio il messaggio era semplice e noto in partenza. Il lavoro stava tutto nel contorno, inventarsi quante più cose possibile per corroborarlo. A favore di Putin il messaggio è più complicato da vendere. Andrebbe semplificato senza banalizzarlo, e poi c’è la fastidiosa realtà quotidiana che lo smentisce sempre perché zar Vladimir, che accidenti non vuol proprio aiutare zio Michele, ogni giorno si sforza di confondere le idee ai suoi fan, per non apparire proprio quell’uomo dalla parte del giusto che il vecchio tribuno televisivo vede chissà grazie a quale telecamera segreta. Michelone si faccia i conti. Oggi ci sono più partiti che conduttori televisivi e gli ascolti dei secondi, per quanto in ribasso, sopravanzano spesso i voti dei primi. Il partito personale in Italia è riuscito solo a uno; vuoi vedere che a Santoro stava sul cavolo proprio per questo?
POCO REALISMO
Sì certo, lo sappiamo tutti. L’Occidente, gli Stati Uniti in particolare, hanno gestito male, con poco lungimirante istinto predatorio, l’autoassoluzione dell’Unione Sovietica, stroncata da un’ideologia che Santoro non disdegava e non disdegna. L’Ucraina forse non è una congrega di santi, come lamentano i Paesi della Ue che ci confinano, e Zelensky non è san Francesco.
Tuttavia l’infervorato teletribuno non sembra avere il physique du rôle per fare il mediatore internazionale, neppure ci prova. E poi la soluzione che propone sa di libro dei sogni perfino agli occhi di chi vota Cinquestelle convinto che abbiano la ricetta per guarire il Paese e arricchire i poveri. È una bella figurina Santoro, ma avrebbe maggior fortuna a rientrare nell’album della sinistra con la quale già si candidò a Bruxelles, dove nessuno si ricorda del suo fondamentale apporto. Da solo, non fa pasto e, al momento, vale meno di Bonelli. Cosa che, personalmente e sinceramente mi dispiace; perché è più bello ascoltare lui, anche quando non gli credi per niente.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.