L’Umbria. Tra Terni e Perugia, il Sert (cioè il Servizio per le tossicodipendenze) e quell’allarme: grave, gravissimo, che è il primo e sarebbe una doccia gelata se un mese fa il governo non avesse annunciato urbi et orbi la lotta senza quartiere all’uso improprio del fentanyl e, comunque, anche così, è una consolazione solo a metà. Non era mai successo in Italia: scatta, invece, per la prima volta, l’allerta fentanyl, che in un mondo ideale è giusto un analgesico molto potente (molto più della morfina), ma in quello reale, purtroppo, è la “droga degli zombie”, cento volte più devastante dell’eroina, tre volte più economico di un pezzo di cioccolata. Viene riscontrato, il fentanyl, proprio lì, in Umbria, ma non in ospedale e nemmeno in ambulatorio, dove la sua presenza, per scopi medici, è accettata e pure auspicabile, semmai lo scoprono, le autorità, e poi lo confermano le analisi dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità, in mezzo a una dose di droga, nello specifico proprio di eroina, impiegato come sostanza da taglio.
Un controllo a campione. Poi il Sistema nazionale di allerta rapida per le droghe (si chiama News-d), il dipartimento per le politiche antidroga, la soglia di vigilanza che sale e la notizia che rimbalza. Sui social, sui siti, nelle agenzie di stampa perché sì, d’accordo, ne aveva parlato in termini di prevenzione a metà marzo il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano, era stato definito un Piano nazionale, qualcuno se l’era addirittura presa (ma-come-tutto-‘sto-cancan-per-un’emergenza-che-non-c’è?), e adesso no, non ci sono dubbi, il problema non era (non è) campato per aria. «I risultati ricevuti in data 24 aprile 2024», specifica una nota inviata dal ministero della Salute e firmata dal direttore alla Prevenzione Francesco Vaia a tutte le forze di polizia e a tutte le amministrazioni regionali e ai corrispettivi assessorati alla Sanità, con l’obiettivo di rafforzare la rete di monitoraggio e aumentare l’attenzione su un fenomeno che in Europa noi per primi, l’Italia per prima, abbiamo sollevato e deciso di affrontare, «hanno identificato nel campione fentanyl al 5%, eroina al 50%, codeina al 30% e diazepam al 15%».
Un’indagine ancora in corso (ovviamente), con informazioni (altrettanto ovviamente) in divenire e, quindi, con possibili modifiche da apportare strada facendo: tra il 2018 e il 2023 le attività di contrasto alla droga hanno sequestrato 123,17 grammi di fentanyl in polvere, 28 dosi in compresse e 37 confezioni (tra cerotti e flaconi e scatole di medicinali). A novembre dell’anno scorso sette trafficanti che spostavano fentanyl dalla Cina all’America passando per l’Emilia Romagna sono finiti in manette: però mai, mai, era stato rinvenuto all’interno di dosi di eroina. È questo il punto. Ed è un punto allarmante, che mette paura perché bastano tre milligrammi di fentanyl per andare all’altro mondo, perché gli oppiodi sintetici, nel 2022, negli Stati Uniti hanno ammazzato 73 persone, perché l’anno prima, in Europa, i morti sono stati 137, 88 dei quali appena in Germania. «La vendita o l’assunzione impropria di eroina con il fentanyl e oppure o coi suoi analoghi si verifica sporadicamente e, in genere, senza preavviso in Europa», chiosa la nota di Vaia.
“Sporadicamente” non significa che è impossibile, il caso umbro lo dimostra: «Tali eventi possono causare intossicazioni potenzialmente letali che possono manifestarsi come fenomeni di intossicazione di massa». Non si scherza con la salute. Occorre «informare le persone che fanno uso di sostanze dei gravissimi rischi» in cui incappano. D’altronde era la parola d’ordine che sei settimane fa s’era imposto l’esecutivo Meloni: «Siamo fieri di essere tra le primissime nazioni in Europa ad adottare un piano molto articolato di prevenzione», aveva detto, allora, la premier. Quello che è successo dopo è una (triste) conferma di quanto fosse urgente.