Siamo alle solite: non conta ciò che si fa, ma chi lo fa. Se chi agisce è nella cerchia dei “buoni e giusti” (cioè sta a sinistra o comunque dentro il circuito delle campagne ammesse e gradite dalle parti dei progressisti), allora è un eroe per definizione: “un santo, un apostolo”, avrebbero chiosato Fantozzi e Filini. Se invece chi agisce è fuori da quel perimetro, è per forza un reietto, una non -persona, praticamente feccia.
Un’ennesima prova è arrivata in settimana – ne abbiamo scritto qui su Libero – a Bratislava, dove perfino sparare quattro colpi al petto e all’addome di un primo ministro “sgradito” è diventato motivo di alto encomio sui media internazionali, visto che i proiettili – per così dire – andavano in una direzione ritenuta “giusta” dalle giurie etiche rosse-rosé-fucsia. Ricorderete che lo sparatore (di sinistra ed eurolirico) è stato infatti descritto come un “poeta” e un “non-violento”, mentre la vittima, il premier slovacco Fico (per carità: figura politicamente controversa, non c’è dubbio), è stato immediatamente presentato a tinte fosche («vuole la dittatura», «imbavaglia i giudici»).
E così, in un colpo solo, si è “spiegato” – se non proprio giustificato – l’atto di violenza, e lo si è fatto attraverso un racconto e degli argomenti che subliminalmente richiamano le contestazioni che la sinistra muove alla destra qui in Italia. Guarda caso.
IL ROMANZO - Ieri si è aperto un ulteriore capitolo del solito romanzo. Secondo la Procura di Rovigo, infatti, avrebbe un volto uno degli uomini che, in giro per l’Italia, avrebbero danneggiato alcuni autovelox nei mesi scorsi. In particolare, sarebbe sotto indagine un metalmeccanico 42enne (Libero vi racconta tutto nelle pagine di cronaca di oggi). E che è successo sui giornali e sui principali siti di informazione nella giornata di ieri? Che un cittadino semplicemente sotto indagine è stato già presentato come un sicuro colpevole, sbattuto in pagina come un mostro (con tanto di nome, cognome e foto), e per giunta – cosa che manda in visibilio i nostri progressisti – additato come un orrido fascista, in quanto appartenente a Forza Nuova.
E quindi il cerchio si chiude: non solo si dimentica qualunque presunzione di innocenza, per non dire qualsiasi forma di cautela nelle titolazioni, ma ci si compiace nel descrivere il profilo inevitabilmente orrendo del reprobo. Non poteva trattarsi che di un fascista, ci si spiega con malcelata soddisfazione.
Peccato che – da un paio d’anni – le stesse testate ci abbiano presentato come giovani eroi senza macchia e senza paura i militanti di Ultima Generazione, e tutti coloro che, di volta in volta bloccando autostrade o imbrattando monumenti, hanno fatto danni in nome dell’”emergenza ambientale”.
Un tribunale, assegnando una condanna peraltro lievissima ad alcuni di loro, ha addirittura riconosciuto ai ragazzi di aver agito nientemeno che “per un alto valore morale”.
FIGLI E FIGLIASTRI - Chiaro il doppio standard? Se violi le norme ma stai con i “buoni”, sei un esempio, meriti metaforicamente una medaglia, oltre che un trattamento mediatico in guanti bianchi. Se invece violi le norme ma sei dalla parte “sbagliata”, vieni automaticamente degradato – scusate il romanesco – alla condizione di fijo de na mignotta, di essere impresentabile, di quasi-bestia, anzi di bestia nera. Da ultimo, un “dettaglio”: fermo restando che le norme sbagliate vanno cambiate e non violate, e che gli atti violenti non sono mai da difendere, resta il fatto che i molti soggetti (i “Fleximen” al plurale, perché realisticamente non esiste un solo “Fleximan”) che in questi mesi hanno sfasciato gli autovelox, hanno certamente dato seguito a una rabbia popolare vera, al fastidio di tanti automobilisti che si sono sentiti trattati come un bancomat da sindaci e assessori che hanno trasformato i sistemi di telesorveglianza in un metodo per sistemare i loro bilanci. Lo ripetiamo ancora a scanso di equivoci: le norme non vanno mai violate, e non bisogna sfasciare proprio niente. Ma una parolina a favore degli automobilisti stra-spiati, stra-sorvegliati, stra-tassati e stra-multati la leggerete sulla grande stampa progressista? Siamo pronti a scommettere: no, non la leggeremo.