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Pietro Senaldi: Toti domani davanti ai pm con la voglia di libertà e di tornare a governare

di Pietro Senaldi mercoledì 22 maggio 2024

4' di lettura

Domani è il grande giorno. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, comparirà davanti ai magistrati che lo accusano di corruzione e lo tengono da oltre due settimane agli arresti domiciliari. Il governatore ha studiato le diecimila pagine di intercettazioni che il tribunale gli ha consegnato ed è pronto a difendersi. Negherà di aver ricevuto soldi a titolo personale, che di fatto non risultano agli atti, giustificherà come dazioni elettorali regolarmente denunciate i 75mila euro giratigli in quattro tranche dall’imprenditore Aldo Spinelli e sosterrà che l’aiuto economico era slegato dalla sua attività come amministratore, che è sempre stata svolta nell’interesse della Regione e non di singoli imprenditori.

Tre sono i capi di imputazione di cui deve rispondere. La corruzione elettorale a beneficio della comunità dei riesini, promesse di lavoro in cambio di voti, non lo vede di fatto coinvolto nelle intercettazioni, in quanto non risulta che il presidente abbia mai parlato con i fratelli Testa, che controllerebbero parte dei consensi della congregazione originaria della provincia di Caltanisetta.

C’è un’intensa attività per organizzare una cena elettorale nel 2020, di fatto delegata al capo di gabinetto, Matteo Cozzani, che poi scarica i riesini e consiglia il governatore, che si ricorda di loro nel 2022 per sostenere l’elezione di Marco Buccia sindaco, di «starci lontano, sennò ci mettono in galera». C’è una frase di Toti: «Ma non li abbiamo pagati?» al quale nessuno dà risposta affermativa e che il presidente sosterrà fosse una battuta, tanto più che non risultano dazioni di nessun tipo a loro vantaggio.

Quanto all’aiuto per il rinnovo a Spinelli della concessione trentennale del terminal Rinfuse, il governatore ricorderà che il via libera spetta all’Autorità del Porto e che tutti i suoi interventi di moral suasion perché l’affare si concludesse erano funzionali allo sviluppo del traffico marittimo e a creare le migliori condizioni perché i 12 miliardi di investimenti in opere pubbliche sulla Regione andassero a buon fine. È naturale che di un affare così importante il governatore parlasse con gli imprenditori del porto e con le istituzioni, ma spendere il proprio carisma per agevolare affari utili a tutta la collettività è diverso rispetto a farsi corrompere. Quanto alle richieste di sostegno economico, “le sceneggiate e le pressioni” del governatore, per dirla con Spinelli, queste sono normale attività di raccolta fondi per un leader politico. Certo, Spinelli ai magistrati dieci giorni fa ha dichiarato di aver dato dei soldi a Toti «per essersi mosso», ma questa a norma di codice penale non è corruzione, anche perché il bonifico avviene dopo la concessone e il governatore non aveva subordinato l’impegno a nessun compenso.

L’OBIETTIVO PRINCIPALE
Infine l’interessamento per destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo, a Celle Ligure, a uso privato per i 42 appartamenti costruiti dall’imprenditore, questo non solo non rientrava nelle competenze della Regione bensì in quelle del demanio, ma di fatto non c’è mai stato, come detto dallo stesso Spinelli ai magistrati, quando ha sostenuto che «il governatore è un millantatore, non ha mai fatto nulla». E poi, soprattutto, nessuna erogazione è mai stata legata ai destini del lido.

Toti davanti ai pm proclamerà la propria innocenza e difenderà con orgoglio i suoi nove anni di governo che hanno cambiato il volto alla Regione. L’interrogatorio durerà ore, se la Procura davvero vorrà chiedere conto anche delle decine di intercettazioni uscite in questi giorni sui quotidiani e che non hanno attinenza con i tre capi d’accusa. La speranza del presidente è, dopo un’accorta e sincera deposizione, ritornare in libertà; l’obiettivo è riavere l’agibilità politica, ma ci sono comunque misure intermedie di interdizione che gli consentirebbero, se non di tornare a governare, quantomeno di confrontarsi con gli alleati, in Liguria e a Roma.

L’elemento della prosecuzione del reato, in tutti e tre i casi contestati, è già venuto meno. L’unico appiglio che i magistrati potrebbero avere per tenere il presidente agli arresti è la possibilità di inquinamento delle prove, ma anche questo potrebbe decadere dopo la deposizione, anche in considerazione del fatto che i fari dell’intero Paese sull’inchiesta impediscono al presidente di muoversi liberamente.

Resta da capire se, in corso di deposizione, ci sarà tra accusa e difesa un’intesa che possa legare a eventuali dimissioni un pieno ritorno alla libertà del governatore. Non è da escludere, ma disvelerebbe come l’obiettivo principale dell’arresto fosse proprio levarsi di torno politicamente l’indagato per riaprire al centrosinistra la partita della Regione.

Al momento però, Toti sarebbe determinato a non fare passi indietro. Vuole confrontarsi con la sua giunta regionale, guardare tutti negli occhi e capire se possono andare avanti anche qualora a lui restasse interdetta ancora l’attività politica. In caso di risposta affermativa, tirerà dritto a qualsiasi costo. È fermamente convinto di essere innocente e non vuol far pagare alla Regione, ai suoi assessori, ai cittadini liguri e a se stesso delle accuse che ritiene infondate. Ieri il consiglio regionale ha dato un segnale positivo in questo senso, approvando il mutuo alla Regione di 56 milioni, più 3,2 di interessi, per costituire un fondo di garanzia per sostenere i lavori della diga foranea, che proprio venerdì vedrà la posa del primo cassonetto, con il governo in prima fila ad assistere.

In ogni caso, Toti pare intenzionato a decidere del proprio futuro non prima che siano cessate o affievolite le misure cautelari nei suoi confronti, in modo anche da avere un dialogo aperto con i leader nazionali dei partiti che sostengono la maggioranza, che gli sono stati tutti molto vicini. Insomma, il governatore vuole che la sua resti una decisione politica, non processuale.

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