"L’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è ufficialmente entrato nella corsa alla presidenza", ha riferito l’agenzia Tasnim. Già in carica dal 2005 al 2013 dopo essere stato sindaco di Teheran, escluso però dal Consiglio dei Guardiani nei suoi due nuovi tentativi di ricandidarsi nel 2017 e 2021, adesso ci riprova alle presidenziali anticipate del prossimo 28 giugno, imposte dalla morte di Ebrahim Raisi in un incidente con l’elicottero il 19 maggio 2024. L’ipotesi più probabile è che lo casseranno di nuovo, anche perché nel frattempo ha ulteriormente approfondito certe posizioni critiche. Con l’Iran che è uno dei principali fornitori di materiale militare, partner contro le sanzioni e alleato politico della Russia in Ucraina, in particolare, il 2 marzo 2022 su Twitter aveva espresso un clamoroso appoggio a Zelensky, scrivendo che la resistenza ucraina aveva "smascherato i complotti satanici dei nemici dell'umanità".
Ma già aveva manifestato appoggio alle proteste del 2018 e 2019, e nel gennaio del 2023 si era pure schierato a favore della protesta per Mahsa Amini. "Il regime ascolti la voce del popolo". Forse per questo, quando è arrivato al ministero dell'Interno per registrarsi lo ha accompagnato un gran numero di sostenitori che sventolavano bandiere iraniane. Ma gli analisti lo hanno catalogato già da tempo come una 'personalità multipla'. "Può parametrarsi sul suo interlocutore o sul problema in questione con atteggiamenti pragmaticamente diversi ma sempre illuminati dalla stessa convinzione interiore. A seconda della situazione può comportarsi da ingegnere, mistico o nazional-rivoluzionario alla Fidel Castro". L'uomo dell'asse anti-Usa con Chávez come quello delle proposte di intesa a Obama. Se ci si rileggono le lettere ai potenti della Terra che lui stesso dopo aver spedito pubblicava sul suo blog si può ad esempio scoprire che al "signor George Bush presidente degli Stati Uniti d’America" non rivolse insulti, ma pacate osservazioni sulle contraddizioni tra la sua politica e l’"essere seguaci di Gesù Cristo". Insinuando dubbi a proposito delle "verità ufficiali" sull’11 settembre, ma "naturalmente, questa è solo un’ipotesi ragionata"; e rassicurando infine l'interlocutore: "Signor presidente, non è mia intenzione mettere in imbarazzo nessuno".
Tradizione mercantile levantina e millenaria diplomazia persiana a parte, la fede sciita difende addirittura come virtù teologale l’arte della taqiyya, la 'dissimulazione', per fregare gli infedeli. Caratteristica dello sciismo duodecimano (Ithna ‘Ashariiya) è inoltre un’ansia escatologica che ha favorito l’affermarsi del martirio kamikaze. Eppure, in Ahmadinejad, millenarismo apocalittico e modernità convivono perfettamente. Figlio di un fabbro di villaggio, nel 1976 a vent’anni il giovanotto arrivò centotrentaduesimo su 400.000 candidati all’esame di ammissione alla facoltà di Ingegneria civile all’Università iraniana di Scienza e Tecnologia. Ed è stato uno studente modello, arrivato al dottorato di ricerca in problemi del traffico e all’insegnamento universitario. Appunto come esperto in mobilità, oltre che come distributore di minestre gratis ai poveri, diede una tale prova della propria capacità come sindaco di Teheran che nel 2005 fu uno dei 65 finalisti di WorldMayor, un concorso mondiale per primi cittadini. E le minestre gratis restano una delle ragioni della sua popolarità. Da studente, però, tra un esame e l’altro trovò il tempo per partecipare al sequestro dei diplomatici Usa. Da sindaco chiuse tutti i fast food, obbligò gli impiegati del comune a portare la barba lunga, vietò una campagna pubblicitaria in cui compariva l’immagine 'decadente' di David Beckham. E da presidente decise di rompere i sigilli della centrale atomica di Natanz e riprendere il programma di ricerca atomica, sospeso due anni e mezzo prima dal precedente governo moderato di Khatami. Anzi, fece votare una legge che rendeva automatica la ripresa dell’attività di arricchimento dell’uranio se la questione fosse stata sottoposta al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
In più, non ha mai mancato occasione per ribadire il concetto che l’'Entità sionista' va distrutta. Questo il tono con cui si insediò alla presidenza dopo le elezioni del giugno 2005: "Grazie al sangue dei martiri è sorta una nuova rivoluzione islamica, e se Dio vuole la rivoluzione islamica del 1384 (anno dell’Egira) estirperà dal mondo le radici dell’ingiustizia". "Presto l’onda della rivoluzione islamica percorrerà il mondo intero". E, a proposito di dibattiti, quando in occasione di un suo precedente viaggio a New York per partecipare all’Assemblea Generale dell’Onu acconsentì a sottoporsi a un libero dibattito alla Columbia University, questa fu la sua risposta alle contestazioni sulle persecuzioni di omosessuali: "Non esistono omosessuali in Iran".
Tuttavia, quello che si presentava come il leader di una teocrazia aggressiva a un certo punto è caduto in disgrazia proprio per essersi scontrato con la Guida Suprema, ayatollah Khamenei. E, come ricordato, è stato appunto quel Consiglio dei Guardiani che è composto tutto da religiosi che lo ha cassato. Il sistema iraniano, va ricordato, è composto come da due livelli. C’è un livello inferiore con la camera bassa Majilis, il governo e il presidente, che sono eletti a suffragio universale. Ma c'è poi una camera alta che si chiama Assemblea degli Esperti e che è pure eletta ma composta solo da religiosi, che elegge una Guida Suprema a vita che poi però può porre il veto alla loro elezione e nomina anche un Consiglio per il Discernimento dell'Interesse del Sistema e un Consiglio dei Guardiani della Costituzione pure tutti composti da reliosi. Non solo questi organismi religiosi sorvegliano gli organismi laici, ma mentre un laico non può farvi parte, in compenso un religioso può essere eletto a quegli stessi organismi laici. E dal 1981 in poi tutti i presidenti sono stati appunto religiosi: Ali Khamenei appunto dal 1981 al 1989, quando alla morte di Khomeini gli successe come Guida Suprema; Ali Akbar Hashemi Rafsanjani appunto tra 1989 e 1997, prima di diventare presidente dell'Assemblea degli Esperti dal 2007 al 2011, rimanendo pure presidente del Consiglio per il Discernimento dell’Iran dal 1989 alla morte nel 2017; Mohammad Khatami, che pure era moderato, dal 1997 al 2001; Hassan Rouhani dal 2013 al 2017; e per ultimo Ebrahim Raisi. Insomma, Ahmadinejad è stato l’unico laico, e a un certo punto a molti è venuto il dubbio che facesse tanto l'integralista apposta per soffiare di soppiatto agli ayatollah il potere.