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Iacometti: anche a Parigi smentiti i gufi e i soliti tifosi della catastrofe: vince la Le Pen e la borsa vola

di Sandro Iacometti martedì 2 luglio 2024

Marine Le Pen

4' di lettura

La Borsa di Parigi ha aperto con un balzo del 2,5% ed è restata in territorio positivo oltre l’1% per tutta la seduta, chiudendo a +1,10%. Bene anche Milano, che ha conquistato la maglia rosa di giornata con un guadagno dell'1,70%. Così come Madrid (+1,05%) e Francoforte (+0,33%). Più debole, ma comunque col segno più davanti, Londra (+0,03%). Dopo giorni di scivoloni e altalene per colpa, si diceva, dell’incertezza politica legata alla sconfitta alle europee di Emmanuel Macron e alla decisione di indire elezioni anticipate, all’indomani del risultato delle urne le Borse sono tornate a volare. Uno sprovveduto, digiuno dei rudimenti della finanza, potrebbe pensare che, considerato il risultato decisamente netto a favore del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, i mercati non abbiano paura delle destre. E festeggino, piuttosto, il primo segnale concreto dopo la confusione seguita al voto per l’Europarlamento. Riflessione sciocca, ingenua e, soprattutto, politicamente scorretta. Una vittoria delle destre in Francia è l’apocalisse, la fine del mondo civilizzato, l’ultima drammatica pagina della storia democratica del Vecchio Continente. Solo un fesso potrebbe pensare che uno scenario simile potrebbe provocare un sospiro di sollievo. Ed ecco allora pronta la sapiente spiegazione dei fidi analisti di Borsa, che curiosamente ricalca alla lettera quella data dal pensiero unico, ovviamente democratico, europeista e antifascista, che prova a dettare la linea e dare la corretta interpretazione dei risultati elettorali. Altro che vittoria. La povera Le Pen si è dovuta arrendere di fronte alla diga alzata dal Fronte popolare e dal popolo di Macron. Non è riuscita ad ottenere la maggioranza assoluta (che col sistema francese uninominale a doppio turno nessuno ha mai ottenuto al primo voto) e con i ballottaggi dovrà sicuramente rinunciare alle sue bramosie di potere.

Ora, va detto che la partita è sicuramente aperta. Sui 577 seggi in ballo, infatti ne sono stati assegnati solo 76. Ma i risultati della prima tornata sono tutt’altro che ambigui: 38 sono stati assegnati al Rassemblement National e agli alleati (arrivato in testa con il 33,14% dei consensi); 32 al Nuovo Fronte Popolare della sinistra (27,99%); due per il partito del presidente Macron Ensemble (20,4%); uno per i Repubblicani (10,7%). Osservatori liberi da pregiudizi e condizionamenti riconoscono che tutto può accadere, ci mancherebbe, ma che l’accozzaglia messa insieme dal Fronte popolare, pieno di estremisti, antisemiti, seguaci di Hamas e chi più ne ha più ne metta, avrà un po’ di difficoltà ad essere digerita nei ballottaggi dagli elettori moderati e centristi che hanno già in parte voltato le spalle a Macron e che difficilmente daranno il loro voto alla truppa di Jean Luc Melenchon. In sostanza, anche se non è data come l’ipotesi più probabile, la possibilità che il partito di Le Pen, anche con l’appoggio dei Repubblicani, riesca ad acciuffare la maggioranza assoluta esiste eccome. E comunque finirà i conti con il Rassemblement National bisognerà farli.

Ma adesso non è il momento per scenari catastrofici da film horror. E gli esperti di Borsa si adeguano. I mercati temono incognite ed incertezze? Tutte fandonie. L’unica cosa che mette veramente paura è la destra al governo. Ed allora che, udite udite, viene addirittura spiegato che il buon risultato della Borsa è dovuto alla prospettiva di uno stallo, di un semipareggio, di un esecutivo tecnico, di un governissimo. Qualsiasi cosa, raccogliticcia, raffazzonata e confusa, purché non ci sia la Le Pendi mezzo. «L'elettorato ha dato un segnale forte di disagio e di malcontento, ma sembra improbabile che sarà Le Pen a governare e le borse festeggiano questo dato», rileva l'analista finanziario Maurizio Mazziero, fondatore della Mazziero Research, interpellato da LaPresse. «Diminuiscono le probabilità per una maggioranza assoluta del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella mentre aumentano quelle per un “hung parliament” che potrebbe portare a un governo tecnico», gli fa eco Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. «Un parlamento bloccato è lontano dall'essere politicamente ideale, ma non è necessariamente il risultato più sfavorevole per il mercato», arriva a dire Peter Goves, capo della ricerca sul debito sovrano dei Paesi sviluppati di Mfs. L’unico che azzarda un pensiero leggermente controcorrente è Vincent Juvyns, global market strategist di Jp Morgan Asset Management, che si dice «un po’ sorpreso della reazione del mercato», definita «chiaramente prematura data la bassa visibilità per la prossima settimana» e alla luce di politiche fiscali di entrambi gli schieramenti «destabilizzanti per l'economia francese». Anche lui, come tutti, evita di dire che, come è successo in Italia, i mercati con la destra possono fare faville, ma almeno ammette che pure col Fronte popolare non ci sarebbe tanto da ridere.

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