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Priori: era tutto inventato il caso Rai-Francia

di Daniele Priori sabato 13 luglio 2024

3' di lettura

Ma quale TeleMeloni? La sinistra cade per l’ennesima volta dal cavallo di viale Mazzini dopo il tentativo proditorio di assaltare i piani alti della tv pubblica italiana seguendo stavolta l’inedita via francese. Non era bastata, evidentemente, la risposta giunta dalla Commissione Ue che aveva lasciato intendere alle varie querule sigle di associazioni sindacali europee, tra le quali la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che l’Italia non è un’osservata speciale ma, in materia di pluralismo, è monitorata tanto quanto tutti gli altri Paesi.

Le opposizioni al governo Meloni, mai come stavolta unite in un campo largo di menzogne in libertà, dopo aver tentato alla disperata di lanciare un ulteriore assalto alla poltrona di Paolo Petrecca, direttore di RaiNews24 accusato di non aver coperto adeguatamente i risultati elettorali d’Oltralpe, per l’ennesima volta sono state costrette a ritirare le truppe perché a sbugiardarle sono stati i dati forniti dalla Rai stessa, in particolare dall’ad Roberto Sergio alla Commissione di Vigilanza. Numeri che hanno certificato come minutaggio e audience (alta) alla mano, l’informazione sui risultati elettorali delle elezioni francesi sia stata in realtà più che esaustiva non solo su RaiNews ma sull’intero panorama delle testate giornalistiche della tv pubblica. Dai dati diffusi risulta infatti che la Rai ha dedicato alle elezioni francesi oltre 9 ore di informazione che hanno ottenuto una copertura solo dei Tg generalisti seguiti da 20 milioni di telespettatori. A ciò si aggiungano gli utenti di RaiNews24, della Radio e del portale Rainews.it.

Il Tg3 ha inoltre fatto uno speciale dedicato alla chiusura dei seggi (contrariamente a quanto affermato dalla presidente della Vigilanza, Barbara Floridia, la quale ha più volte sostenuto che non siano stati realizzati speciali sulle tv generaliste). Questi i dati nudi e crudi ai quali sono da aggiungere le reazioni stizzite da parte di Usigrai e forze di sinistra, stanate nel pieno della costruzione del loro castello di sabbia. Dall’altro l’aspetto e il prestigio della tv pubblica italiana, divenuta campo di battaglia attraverso il quale le forze di minoranza in Italia cercano di camuffare il loro deficit di consensi. Qualcosa che col pluralismo ha poco a che vedere.

E ad una Usigrai (ex sindacato unico dei giornalisti Rai) che, spalleggiando passo passo la narrazione ormai abituale da emergenza democratica costante fornita dal responsabile comunicazione del Pd, Sandro Ruotolo, opera ormai solo per favorire le opposizioni alla scalata per provare a rimettere le mani sulla Rai, risponde con altri dati in difesa del prestigio del servizio pubblico l’altro sindacato, Unirai che ha tenuto a sottolineare come, tra le tante menzogne, sia stato detto che i telespettatori fossero stati costretti a cercare informazioni sulle elezioni francesi sintonizzandosi su altri network italiani.

«La Rai ha prodotto sulle elezioni francesi circa il doppio della copertura data da Mediaset e tre volte quella de La7» aggiungono da Unirai. «RaiNews24 ha dedicato uno speciale di un’ora sulla Francia con ospiti italiani e francesi e complessivamente dalle 18 della domenica alle 6 del lunedì il 44,6% del tempo notizia del canale all news è stato dedicato alle elezioni francesi. La copertura informativa della Rai più in generale è stata in linea e a tratti superiore a quella degli altri broadcaster pubblici europei (esclusa ovviamente la Francia)» fino ad arrivare al raffronto più interessante dal quale emerge che la tv pubblica italiana ha coperto le elezioni francesi più di quanto la tv pubblica francese abbia coperto le elezioni italiane del 2022.

«Sostenere che la Rai non sia servizio pubblico è una grave offesa nei confronti di migliaia di dipendenti» ha detto in aggiunta ai numeri il segretario di Unirai, Francesco Palese, invitando la segretaria dem a «scusarsi con chi ha lavorato per garantire 9 ore di informazione e a informarsi prima di parlare». Nel mirino della maggioranza è finita quindi anche la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia come detto tra le maggiori sostenitrici della campagna di Francia. «Dopo la lettera di Sergio spieghi sue accuse palesemente false» ha affermato il membro della Commissione, Paolo Marcheschi (Fdi). «Il servizio pubblico non è più il tappetino del Pd ma un luogo di pluralismo» ha aggiunto il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Per fortuna a fine giornata a consolare le menti sinistre dalle parti di viale Mazzini è arrivata anche la nota di Marco Damilano che dopo aver rinnovato il proprio contratto con l’azienda ha garantito il proprio apporto in termini di «partecipazione democratica e resistenza». Fallita la presa della Bastiglia di viale Mazzini, ai compagni resterà un Damilano di consolazione.

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