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Mauro Zanon: Parigi 2024? Strade chiuse, polizia e migranti deportati in periferia: la città è un inferno

di Mauro Zanon sabato 27 luglio 2024

3' di lettura

«C’est un enfer», è un inferno. È il commento più frequente di chi è costretto a rimanere a Parigi durante i Giochi Olimpici, che dureranno fino al prossimo 11 agosto, a sopravvivere in una capitale militarizzata, dove senza il QR Code si può fare poco o nulla, e recintata da 44mila griglie di metallo per questioni di sicurezza. A pagarne le spese, sono soprattutto i ristoratori e i commercianti della capitale francese: «Di solito è un posto eccezionale, con una vista magnifica. Ora abbiamo delle barriere davanti, il che è molto meno sexy», ha deplorato il proprietario di un ristorante situato sull’Île Saint-Louis a France Info. «Ci siamo ritrovati con la metà delle cancellazioni. Siamo passati da quaranta coperti a venti. Si rende conto dell’impatto negativo? Ogni volta che le persone chiamano per disdire, è perché non riescono a muoversi», ha raccontato alla televisione pubblica francese lo chef del ristorante Chez l’Ami Jean. Alcuni dicono che «Parigi sembra una prigione» con tutte queste restrizioni, altro che città della libertà. 

Altri che sembra di essere tornati ai tempi bui del Covid-19, quando attraversare Parigi era un miraggio. «È terribile per le nostre attività, i ristoranti, i negozi di souvenir: le vendite sono catastrofiche. Abbiamo perso il 50-70%», ha dichiarato a BfmTv un negoziante. A questo si aggiunge la cancellazione di 160 mercati durante i Giochi, secondo i dati della Fédération nationale des marchés de France, il che significa «almeno 2.000 commercianti colpiti». Ieri sera, alla cerimonia di apertura, ospite indesiderato è stato il maltempo, che ha macchiato la festa fin dal pomeriggio. «Abbiamo progettato lo spettacolo in modo che possa svolgersi sotto la pioggia», ha affermato Tony Estanguet, tre volte campione olimpico di canoa e responsabile di Parigi 2024. «Sarà un disastro per queste ore», ha dichiarato Patrick Marlière, direttore dell’Istituto di meteorologia indipendente Agate Meteo alla radio Rmc. «Ho confrontato tutti i modelli meteorologici, ma sfortunatamente tutto conferma questa tendenza per l’inizio e la fine di questa sera. Non saremo in grado di evitarlo», ha aggiunto.

Gli ultimi giorni, inoltre, sono stati caratterizzati da diverse polemiche sulle derive green del Villaggio Olimpico. La sede che ospita i 10.500 atleti è infatti priva di aria condizionata, fatto che ha costretto diverse delegazioni, tra cui quella italiana, a portarsi i condizionatori portatili da casa. A questo si aggiungono i letti in cartone imposti dall’organizzazione. «Gli atleti adorano i letti in cartone. Erano gli stessi a Tokyo. Gli atleti sento di poter contribuire ai nostri equilibri ecologici», ha dichiarato la ministra dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra. Ma ne è convinta solo lei, in realtà. I letti in cartone hanno infatti provocato dolori e mal di schiena ad alcuni atleti. 

«Sono duri come la pietra», ha denunciato la delegazione australiana. Infine, a suscitare un’ondata di indignazione, è il trasferimento forzato di migliaia di migranti e clochard fuori Parigi. È “le revers de la medaille”, gridano le associazioni che operano nel sociale, denunciando l’altra faccia della Parigi chic e luccicante che il presidente Macron, il primo ministro Attal e il suo esecutivo hanno voluto nascondere. Giovedì sera, a Place de la République, Utopia 56 e altre associazioni si sono riunite per denunciare la “pulizia sociale” operata dal governo francese, lo sgombero coatto verso le campagne di migranti e senza fissa dimora. Bernard Carayon, sindaco di Lavaur (Occitania), aveva pubblicato sul Figaro una lettera aperta per allertare l’opinione pubblica francese su quanto fosse irresponsabile» la «ripartizione dei migranti» nelle regioni «per rendere più “presentabile” Parigi»: il simbolo dell’inefficienza dello Stato nella gestione dell’immigrazione. Come ha scritto Valeurs Actuelles, parafrasando Molière nel “Tartufo”: «Cachez-moi cette misère que je ne saurais voir»: coprite questa povertà che non posso vedere.

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