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Fausto Carioti: immigrati, la sinistra lancia un referendum per dare la cittadinanza a oltre 2 milioni di persone

di Fausto Carioti giovedì 5 settembre 2024

3' di lettura

Corte Costituzionale permettendo, i referendum per cancellare l’autonomia differenziata e abrogare il “Jobs act” non sono i soli che gli italiani saranno chiamati a votare tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2025. Da ieri, a sinistra, c’è chi lavora a un altro quesito, che se approvato avrebbe un impatto ancora più dirompente.

Entro settembre servono cinquecentomila firme per provare a stravolgere la legge sull’immigrazione, in modo che assegni la cittadinanza agli extracomunitari che vivono sul territorio italiano da cinque anni. All’epoca dei banchetti sarebbe stato un obiettivo impossibile; oggi, con la possibilità di firmare usando lo Spid o la Carta d’identità elettronica, è alla portata. Lo dimostra il referendum contro l’autonomia differenziata: la raccolta online è iniziata il 26 luglio e già il 21 agosto i promotori hanno annunciato di aver superato il mezzo milione di firme digitali. E in meno di tre mesi la Cgil ha raccolto quattro milioni di firme per abrogare le norme del Jobs Act. Si può fare, dunque.

Come molti altri in passato, questo nuovo referendum è abrogativo per modo di dire: tagliuzzando alcune parole e qualche comma, di fatto crea una nuova legge profondamente diversa da quella in vigore, che risale al 1992. Così, se dalla norma che concede la cittadinanza «allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno cinque anni successivamente alla adozione», si “abrogano” le parole qui scritte in grassetto, e nel frattempo si cancella la norma che impone allo straniero che vuole diventare italiano una residenza «di almeno dieci anni» (questo chiede il quesito referendario), il risultato è una pioggia di nuovi passaporti senza precedenti nella storia degli Stati europei. «Parliamo di due milioni e duecentomila cittadini stranieri che ad oggi sarebbero nelle condizioni di ottenere la cittadinanza.

Più i loro figli, circa cinquecentomila bambine e bambini», spiega il radicale Riccardo Magi, segretario di +Europa e promotore dell’iniziativa insieme a Benedetto Della Vedova, Pippo Civati di Possibile, quel che resta di Rifondazione Comunista, il gruppo Abele di don Luigi Ciotti e altri. Per loro, ovviamente, è una nota di merito. Dal Partito democratico hanno fatto sapere che firmeranno anche loro, le altre sigle di sinistra per ora stanno a guardare, ma non ci sono dubbi su come si schiererebbero il giorno in cui si andasse a votare.

Per capirsi: lo ius scholae caldeggiato da Forza Italia e condiviso dall’opposizione, secondo le stime caute del sito Lavoce.info darebbe subito la cittadinanza a 135mila alunni nati all’estero che hanno già completato cinque anni di scuola, ai quali se ne aggiungerebbero 6-7mila ogni anno. Altri calcoli prevedono oltre mezzo milione di beneficiari nel giro di cinque anni, ma l’ordine di grandezza è questo. Mentre lo ius soli puro che piace al Pd trasformerebbe di colpo in italiani - sempre secondo Lavoce.info -1,2 milioni di stranieri, e altri cinquantamila ogni anno. La proposta oggetto del referendum, insomma, avrebbe un primo impatto almeno quattro volte superiore allo ius scholae e doppio rispetto allo ius soli, la proposta più estrema giunta sinora da sinistra.

Come tutti i referendum abrogativi, se passasse il giudizio di ammissibilità della Consulta (cosa non scontata, visto che gli stessi requisiti per chiedere la cittadinanza sono richiamati in altre leggi), avrebbe davanti un solo ostacolo, comunque enorme: il quorum. Dal 1997 a oggi ci sono stati nove appuntamenti con i referendum abrogativi, per un totale di 34 quesiti, e solo una volta, nel giugno del 2011, si presentò ai seggi la maggioranza degli elettori. Persino alle Europee di tre mesi fa oltre la metà degli aventi diritto ha scelto di non votare.

Però la cittadinanza facile, anzi facilissima, non dovrà combattere da sola contro l’astensione. Al suo fianco, nel “referendum day”, avrà il quesito per cancellare l’autonomia voluta dalla Lega e quelli per abolire l’odiato Jobs act renziano: a fare da traino provvederanno loro. Si rivolgono a un pubblico diverso: uno innanzitutto agli elettori meridionali terrorizzati dal «pericolo mortale» per le loro regioni, come il vescovo Francesco Savino chiama l’autonomia differenziata; gli altri agli italiani più ideologizzati. In comune, però, hanno il dna antigovernativo.

Autonomia differenziata e cittadinanza agli immigrati, in particolare, sono temi fondamentali per il programma del centrodestra. È chiaro che moltissimi di coloro che andranno a votare «Sì» all’abrogazione chiesta da un quesito faranno lo stesso pure con gli altri. E allora o falliranno tutti o saranno tutti validi e promossi dagli elettori, e in questo caso assisteremo alla prima vera scossa della legislatura.

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