Chi si aspettava una manovra lacrime e sangue in stile Commissione europea è rimasto deluso. L’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alla Commissione Bilancio di Camera e Senato è andata in tutt’altra direzione. Certo le risorse e le previsioni non permetteranno di banchettare a piacimento, ma i paventati «sacrifici per tutti» non ci saranno. E se nella prima parte dell’incontro il ministro ha letto la relazione sul Piano strutturale di bilancio, fatta di cifre e acronimi economico finanziari, la “ciccia” è arrivata nelle controreplica, quando il ministro ha messo in fila punto per punto la strategia del governo. Giorgetti parte da un assunto: «Questo piano strutturale sarà ambizioso, ma realistico». Poi annuncia che «entro il 2027 l’Italia rientrerà dalla procedura d’infrazione». Relativamente alla manovra economica ribadisce di essere stato «travisato» quando parlava di «sacrifici per tutti.
Farà sacrifici chi in questo momento può permettersi di farli» e annuncia una manovra che «taglierà le spese e non aumenterà le tasse».
Nel concreto Giorgetti precisa che nella prossima manovra «verrà reso strutturale il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni» e ancora «misure a favore della natalità e il sostegno a famiglie numerose», rispondendo così ad alcune delle critiche più frequenti rivoltegli dall’opposizione. Così come ha confermato «le risorse per coprire il nuovo biennio contrattuale 2025/’27 per i dipendenti della pubblica amministrazione». Altre rassicurazioni sono arrivate sul fatto che: «Riteniamo doveroso incrementare i fondi destinati alla sanità pubblica». Nella relazione del ministro ci sono altri spunti: «Andremo a caccia delle case fantasma e di chi ha ristrutturato gli immobili con fondi pubblici». Un’affermazione che in prima battuta aveva fatto gridare alla tanto temuta “riforma del catasto”. Ma non è così. In sede di replica Giorgetti precisa che: «La legge prevede che chi efficenta le case con fondi pubblici deve comunicarle al catasto per aggiornare il valore dell’immobile. Andremo a vedere chi non l’ha fatto». Concetto decisamente diverso da quello della riforma del catasto.
Chiarimenti arrivano anche in fatto di accise, il cui possibile aumento ha messo in subbuglio soprattutto il comparto degli autotrasportatori: «L’allineamento delle accise è reso obbligatorio da impegni europei che dovremo calare gradualmente nella realtà: ci sarà una riduzione sulla benzina e un innalzamento sul gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che lo utilizzano a scopi professionali. Non siamo più in epoca di tassi zero, ma spero che la politica monetaria possa produrre benefici per l’economia con tassi di ordine inferiore per famiglie e imprese». Nel suo lungo excursus Giorgetti ribadisce che lui «non è un ministro che gonfia la crescita, come facevano altri per avere a disposizione risorse fittizie che poi non ci sono. Il quadro che abbiamo delineato con questo documento- spiega è prudenziale e realistico». Anzi, spiega di essere andato col freno a mano tirato: «Il calcolo degli interessi è stato fatto, in via prudenziale, con uno spread più alto di quello del mercato. E poi non abbiamo contabilizzato nelle entrate nemmeno un euro dal concordato preventivo». E rilancia l’importanza delle politiche per la natalità: «Se un Paese ogni anno perde 300/350 mila persone, anche l’economia è destinata a calare. Questo magari all’Europa non interessa, ma io lo ritengo un discorso di politica economica prioritario».
Poi attacca la politica monetaria della Commissione europea: «Non siamo ai tassi zero, ma spero che la politica monetaria, che sta cambiando, e credo, anche dai rumors che ho sentito a livello europeo, che la Bce prenda una traiettoria di riduzione dei tassi, per dare ossigeno a famiglie e imprese, vista anche l’inflazione conseguita che oggi abbiamo intorno a 0,7%-0,8%. Francamente di una politica restrittiva non mi pare ci sia bisogno, l’unico risultato sarebbe portarci in recessione come la Germania». Nelle controrepliche Giorgetti parla anche dell’operazione Tim: «Questo governo ha fatto sì di entrare col 17% nella rete perché è un asset strategico mettendoci una cifra significativa. Ci siamo cioè ripresi qualcosa che qualcun altro, di diverso colore politico, aveva svenduto. Gli errori li abbiamo imparati e cercheremo di non ripeterli». La relazione di Giorgetti è piaciuta alla Lega: «A pagare non saranno cittadini e imprese, ma taglieremo la spesa pubblica», ha detto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Sulle barricate l’opposzione che parla di «economia di guerra» imposta dal governo di centrodestra».