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M. il Filgio del Secolo, la serie su Mussolini? Ha tutti i difetti del romanzo di Scurati

di Alberto Busacca lunedì 6 gennaio 2025

3' di lettura

Dal romanzo alla televisione. È inevitabile, in questi casi, fare un confronto. È stata rispettata l’opera originale? O è stata stravolta? Era meglio il libro? O è meglio la versione video? Ecco, nel caso di “M. Il figlio del secolo” bisogna dire che la serie tv è riuscita ad avere tutti i difetti dell’autore del romanzo, Antonio Scurati. Non era facile... Va rilevato, innanzitutto, che la serie tv è un’operazione furba e di sicuro successo commerciale. Si sa, quando c’è di mezzo Mussolini le polemiche sono assicurate e gli ascolti pure. Con relativi lauti incassi, naturalmente. E quando bisogna fare ascolti, e relativi lauti incassi, non si può essere troppo schizzinosi. Insomma, c’è da conquistare anche quella fetta di pubblico che guarda al Duce con malcelata simpatia. La pubblicità fatta in questi giorni va proprio in questa direzione. Il braccio teso sui manifesti, la M rossa enorme... tutte cose che a sinistra fanno storcere il naso a qualcuno, però attirano spettatori come una calamita...

Anche all’interno delle otto puntate ci sono molte cose che piaceranno ai fan di Benito. Le parti più fedeli alla realtà storica sono fatte indubbiamente bene, ed è efficace (ma non sempre) anche l’idea di far parlare Mussolini direttamente col pubblico, l’occhio magnetico diretto verso la telecamera... Epperò, come per Scurati, poi c’è anche il rovescio della medaglia. Eh sì, perché fare soldi con il fascismo è una cosa per qualcuno imbarazzante, e allora in un modo o nell’altro bisogna controbilanciare. E così il Duce del fascismo viene dipinto un po’ come una macchietta. A tratti sembra un esaltato sanguinario e a tratti quasi un tontolone. E poi il personaggio della serie parla con un accento emiliano-romagnolo eccessivo, che più che all’ex capo del governo lo fa assomigliare al leader della Cgil, Maurizio Landini.

«Farò la rivoluzione» (anzi, «farò la rivolusione»), dice il Duce televisivo, e ricorda molto il sindacalista che inneggia alla «rivolta sociale» (anzi, la «rivolta sosiale»). Un problema, quello del dialetto, che riguarda anche il personaggio del Re Vittorio Emanuele III. In questo caso una parlata piemontese simile a quella di Gianduia Vettorello, il bizzarro giornalista torinese interpretato a “Mai dire gol” da Teo Teocoli... E poi, per non essere accusati di nostalgismo, ci sono i richiami al fascismo di oggi che tanto piaceranno alla sinistra. Il più evidente? Quando viene convocato dal sovrano e sta per diventare capo del governo, il futuro Duce si gira verso la telecamera, alza il pollice in segno di vittoria e sentenzia: «Make Italia Great Again». Così, giusto per infilarci dentro un po’ di trumpismo... Molto significative sono anche le dichiarazioni rilasciate ieri dai protagonisti.

L’attore Luca Marinelli: «Interpretare Benito Mussolini è stato emotivamente complesso. Da antifascista, il fatto di aver dovuto sospendere il giudizio per dieci ore al giorno sul set (e per sette mesi) è stato devastante». Già. Quando si parla di lavori usuranti... Lo scrittore Antonio Scurati: «Durante le lavorazioni ho detto: “Su questa strada non vi seguo”. Invece la strada era giusta. Evitare di dipingere Mussolini come un personaggio comico, mostrandolo in tutta la sua forza di seduzione, è un aspetto da cui mi sono sforzato di tenermi lontano nella scrittura del libro, perché non volevo generare nel lettore empatia nei confronti di Mussolini». Insomma, il timore era che non fosse una serie abbastanza antifascista... Il regista Joe Wright: «Questa serie è l’invito a cercare Mussolini in ciascuno di noi. Qui Mussolini è la metafora del male che alberga in tutti. La mia paura è il silenzio perché il libro di Scurati e di conseguenza anche la serie accendono una conversazione estremamente sfaccettata e noi sappiamo che la destra odia riflettere e avere delle risposte complesse». Ecco, tipico stile Scurati: usare il Duce per incassare e poi attaccare la destra per lavarsi la coscienza antifascista. Un copione decisamente già visto...

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