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Silvia Stucchi: immortali e superiori, gli dèi ci osservano ancora

di Silvia Stucchi giovedì 23 gennaio 2025

4' di lettura

Immaginate per un attimo di viaggiare indietro nel tempo e di trovarvi in una città dell’antica Grecia. Già solo alla prima occhiata ci renderemmo conto di essere letteralmente circondati dai miti: nel mercato cittadino torreggiano le statue della dea Atena con la lancia in pugno e di Poseidone che brandisce il tridente; dal frontone di un tempio incombe l’immagine di Teseo in lotta con le Amazzoni o della battaglia fra i Lapiti e i Centauri. E se fossimo invitati da un aristocratico a un banchetto, il vino sarebbe attinto da un cratere decorato con una scena mitologica e servito in una coppa ugualmente adorna di una scena mitica: Zeus in forma di toro che attraversa il mare con Europa sul dorso, o due eroi omerici intenti a giocare agli astragali, in una pausa della guerra. I matrimoni risuonerebbero dei canti ispirati alle grandi storie d’amore del mito; e la mitologia, del resto, la farebbe da padrona anche in contesti non formali: per esempio, in un simposio l’aedo allieterebbe gli invitati recitando, con accompagnamento musicale, passi poetici di Omero; e persino donne semplici come le filatrici, per passare il tempo nel corso del lavoro, si racconterebbero storie a soggetto mitico.

EROI E GUAI
Tale è il quadro culturale che ricostruisce Sarah Iles Johnston, che con Dèi e mortali (Carocci editore, pp. 456, euro 34) ci offre, come recita il sottotitolo, «Miti antichi per lettori moderni». L’autrice, che insegna Religione e Studi classici al College of Arts and Sciences dell’Ohio State University, si occupa da sempre del mito e della sua pervasività non soltanto nella religione, ma nella cultura e nella vita dell’antica Grecia. E certo, come sottolinea nella Premessa (pp. 17-18), nella nostra cultura non esiste nulla «che sia anche solo lontanamente paragonabile, nulla che sia accettato da tutti con la stessa naturalezza e lo stesso entusiasmo» con cui i Greci coltivavano i miti. Sino a cinquant’anni fa, era abbastanza normale che un docente di materie classiche, soprattutto in Italia, consigliasse ai suoi studenti, per imparare la mitologia, di leggere Omero e le Metamorfosi di Ovidio; ma oggi, stanti i profondi mutamenti avvenuti anche nel nostro Paese nei piani di studio e dato lo spazio sempre più ridotto dedicato alla cultura classica, bisogna ricorrere a strumenti diversi: per cui, ben venga un volume come quello di Sarah Iles Johnston, che non dà nulla per scontato e che ci racconta, con piglio e vivacità, ma anche con sistematicità, i miti antichi.

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Essi vengono raccontati per sezioni, a partire dalla creazione del mondo: “Gli dèi. Come fu creato il Cosmo, e come le divinità iniziarono a popolarlo” (miti 1-14 nella numerazione del volume, p. 27-62). La seconda sezione riguarda, invece, i rapporti fra uomini e divinità: “Gli dèi e i mortali. Come gli uomini impararono a conoscere le divinità” (miti 15-51, p. 63-151). E che cosa sono gli eroi, se non uomini eccezionali per qualche loro caratteristica e per la loro discendenza divina? Ecco dunque che la terza sezione è “Gli eroi. Mortali straordinari che sfidarono il mondo e gli dèi” (miti 52-290, p.153-288). Il conflitto fra Achei e Troiani, con cui Omero dà inizio alla letteratura occidentale, è oggetto della sezione successiva: “La Guerra di Troia. Come i piani di Zeus costarono la vita a molti mortali” (miti 108-121, p. 291-331): essa, in fondo, trae spunto proprio dalla conclusione della precedente, dato che, com’è noto, la Guerra di Troia nasce dalla vendetta di Eris, la dea della discordia, che si era scoperta esclusa dalla grande festa di nozze di Peleo e Teti, i genitori di Achille, l’ultimo e il maggiore degli eroi.

«ALLA PIÙ BELLA»
Quella festa fu l’ultima occasione durante la quale dèi e mortali sedettero gli uni a fianco degli altri, e l’armonia di quel momento venne interrotta solo dall’iniziativa di Eris, che fece rotolare fra i commensali una mela d’oro sulla quale era scritto: Kalliste, ovvero: “Alla più bella”. La mela sarebbe stata assegnata da Paride ad Afrodite, vincitrice del primo concorso di bellezza della storia; le sue concorrenti furono Atena ed Era, la consorte di Zeus. Dalla ricompensa promessa da Afrodite a quel bellimbusto di Paride, ovvero il ratto di Elena, si originò la Guerra di Troia. Infine, S. Iles Johnston ci racconta nell’ultima sezione i nostoi, ovvero i miti di ritorno degli eroi greci in patria: “Il ritorno. Viaggi verso casa con sorpresa” (miti 122-140, p. 333-385). Da qui, sappiamo, trae alimento anche la leggenda sulle origini di Roma, visto che al nostos di Odisseo verso Itaca si contrappone un viaggio, che segue la distruzione di Troia, con protagonista Enea, il quale non ritorna in patria, ma si mette in viaggio, dopo il rogo in cui è andata distrutta la sua città, per cercare una nuova patria. Quel che rende davvero interessante il volume è che esso si concentra ugualmente su miti noti e meno noti, senza contare il tono pacato e colloquiale che lo rende di facile e piacevole lettura: è un libro che vale la pena tenere nella propria biblioteca anche come volume di pronta e veloce consultazione. E se poi volessimo affiancare al saggio di S. Iles Johnston un libro sull’immanenza del mito nel nostro mondo interiore, va ricordato Il mito greco e la manutenzione dell’anima di Giuseppe Conte (Giunti editore).

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