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Ingroia si allea con Di PietroE inizia la diaspora arancione

Il pm-spettacolo con Tonino "l'appestato". La base di "Rivoluzione civile" non ci sta, e non ci stanno nemmeno i professori al vertice del movimento: dimissioni a raffica
di Andrea Tempestini domenica 6 gennaio 2013

Antonio Ingroia

2' di lettura

Il grande regista Antonio Ingroia, ancora in Guatemala, comincia a vedere il suo progetto di "Rivoluzione civile" disgregarsi. La toga politica si riempie la bocca con ottimistici sondaggi, si dà tra il 5 e il 7%, mentre secondo altre rilevazioni la coalizione resterebbe sotto le soglie di sbarramento. Nel frattempo circolano i nomi dei primi candidati, tra cui Ilaria Cucchi (la sorella di Stefano, il giovane morto in carcere nel 2009), Franco La Torre (figlio del dirigente del Pci, Pio, ucciso dalla mafia), Garbiella Stramaccioni (direttrice di Libera) e il pacifista Flavio Liotti. Ci sarebbero inoltre pezzi di Fiom pronti ad aderire al moviemento la cui tinta cromatica, dall'arancione, scivola sempre di più verso il rosso. Ingroia, da par suo, un po' come Mario Monti e Beppe Grillo, si è arrogato la possibilità di decidere su tutti i nomi in lista: ne valuterà la fedina penale ("non voglio nemmeno una multa") e la loro storia di impegno civile. L'appestato Di Pietro - Il punto di rottura, però, è relativo alle alleanze. Di sicuro, con il pm prezzemolino, ci saranno "Cambiare si può" (espressione della società civile), la derelitta Italia dei valori del parimenti ex pm Antonio Di Pietro, la rossissima Federazione della Sinistra e i Verdi di Bonelli. Ingroia sarà capolista in tutte le circoscrizioni, mentre il 60-70% dei posti in lista (di un movimento che, per inciso, non ha ancora nemmeno una sede) sarà riservato alla società civile e ai movimenti. Certo, ci sarà tanto spazio ai "non politici", ma la vecchia politica è presente - eccome - nella "Rivoluzione" di Ingoria. Un fatto che alla "base" non piace affatto. Sui social network la scelta di lasciare spazio a dipietristi, comunisti e verdi viene fortemente criticata. "Attenti ai riciclati e ai vecchi tromboni di Di Pietro", scrivono i fan della toga guatemalteca. Le prime dimissioni - Già, è proprio Tonino, ormai vecchia volpe parlamentare, il principale problema di Ingoria. La "società civile" la cui rappresentazione maggioritaria nel movimento è riservata a "Cambiare si può" boccia Di Pietro. E si fa da parte. Manca un programma, manca la sede, mancano i nomi, ma alla "Rivoluzione" non mancano le prime defezioni. I nomi? L'ingresso di Di Pietro nell'alleanza ha fatto allontanare la pattuglia dei professori: Chiara Sasso, Livio Pepino, Paul Ginsborg e Marco Ravelli, dimissionari dal vertice del movimento. "Il nostro mandato - hanno spiegato - si è concluso, e per quanto ci riguarda non è più rinnovabile". Un mandato a breve, brevissima scadenza. Di Pietro non lo possono tollerare nemmeno loro.

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