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Immigrati, la linea Salvini paga: i trafficanti di uomini puntano ora su Grecia e Spagna

Matteo Legnani
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Dopo la soluzione del caso della nave Diciotti che tanto ha fatto discutere in questi giorni, non pochi commentatori e osservatori hanno messo all' indice il ministro dell' Interno, Matteo Salvini, sostenendo che sull' immigrazione fin qui abbia proseguito la sua campagna elettorale utilizzando solo alcuni casi (il precedente fu quello della Aquarius), ma senza risolvere alcun problema reale. Ma questa tesi è smentita platealmente dai numeri ufficiali dell' Unhcr, l' organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa proprio di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Alla data del 23 agosto 2018 sulle coste del Mediterraneo sono arrivati 70.643 migranti, contro i 122.650 dell' anno precedente alla stessa epoca e sono nettamente scesi anche i morti durante la traversata in mare: da 2.421 agli attuali 1.530. La diminuzione degli arrivi nell' Europa meridionale (Italia, Spagna, Grecia e Cipro) è quindi stata notevole e non solo per quanto riguarda l' Italia. E questo è probabilmente dovuto sia alle tendenze migratorie cambiate che agli accordi che il precedente ministro dell' Interno italiano, Marco Minniti, aveva stretto da una parte con le forze libiche e dall' altra con alcuni paesi nord e centro africani. Ma i numeri dicono che qualcosa di radicale è avvenuto in quei flussi solo dal mese di giugno 2018, e proprio grazie a quella svolta la divisione fra i vari paesi è radicalmente mutata. Leggi anche: Salvini, avvertimento alla Aquarius: non vedrà mai un porto italiano Il confronto - Dall' inizio dell' anno infatti gli arrivi sulle coste italiane sono stati 19.442, mentre quelli sulle coste della Grecia 18.656 e sulle coste della Spagna 29.820. Aggiungendo quelli via terra in Spagna ne sono arrivati 32.472. Alla stessa data l' anno scorso sulle coste italiane erano arrivati 97.856 migranti e su quelle spagnole 13.682. È evidente che sono cambiate all' improvviso le rotte dei trafficanti di uomini, che puntano ora sulla penisola iberica piuttosto che sulle coste italiane. Quando è avvenuta questa inversione di rotta? Semplice: con l' arrivo del nuovo governo giallo-verde in Italia che ha radicalmente chiuso i suoi porti e con il quasi contemporaneo cambio di maggioranza in Spagna e la linea umanitaria e di accoglienza del loro governo. Fino al 31 maggio di quest' anno infatti ogni mese sono stati più gli arrivi in Italia che quelli in Spagna, mentre dal primo giugno in poi è apparso evidente il cambio di rotta. In quel mese 6.916 arrivi sulla penisola iberica e meno della metà (3.136) in Italia. Nel mese di luglio distanza addirittura siderale: 8.645 arrivi in Spagna e meno di un quarto (1.944) in Italia. Nei primi 23 giorni di agosto le proporzioni sono restate quelle: 4.494 arrivi in Spagna e 932 in Italia. Non era mai avvenuto negli ultimi dieci anni, ed è sicuramente questo il risultato principale ottenuto dalla linea della fermezza di Matteo Salvini: spostare le rotte verso la Spagna, che in effetti inizia a soffrire e a vedere nelle sue città esplodere i primi episodi di rabbia verso i migranti. Se però di fronte agli atteggiamenti politici dei vari governi vengono così radicalmente cambiate le rotte, è evidentemente da rivedere la retorica sulle migrazioni narrata fin qui. Per cambiare le rotte bisogna che ci sia qualcuno che lo faccia, ed è evidente in questi numeri che l' esodo non è affatto naturale, né biblico ed è in gran parte organizzato da quelli che chiamiamo trafficanti di uomini, che organizzano i percorsi. Quell' ondata dunque non è affatto ineluttabile, non è spinta (e mai lo è stato) da fenomeni naturali se non in qualche caso numericamente meno rilevante ed è arginabilissima dalle scelte politiche degli stati-obiettivo delle rotte. Il caso Erdogan - La famosa ondata migratoria sui Balcani del 2015 aveva la stessa logica: non fu fuga spontanea dalla Siria in guerra (lo era da molti anni ormai), ma scelta politica della Turchia che aprì le porte dei suoi stipatissimi campi profughi ricattando l' Europa con quella invasione. Il flusso fu fermato infatti pagando al leader turco Recep Tayyip Erdogan fin qui 6 miliardi di euro in cambio della nuova chiusura dei suoi lager profughi. Stessa filosofia (i soldi) fu utilizzata dalla stessa Italia pagando sia all' epoca del colonnello Gheddafi che nel 2017 i libici per fermare i profughi nei loro campi di concentramento dove gli uomini venivano sostanzialmente torturati e le donne spesso violentate. Il senso umanitario e di civiltà non ha mai attraversato se non ipocritamente i pensieri di nessuno dei capi di Stato europei, al massimo ingolositi ogni tanto dal potere avere mano d' opera specializzata e di qualità a bassissimo costo (è il caso di Angela Merkel). Salvini ha ottenuto un risultato analogo utilizzando due casi simbolici come quelli dell' Aquarius e della Diciotti in modo che sarà sembrato pure cinico, ma che senza fare torturare o violentare nessuno (come è accaduto con le decisioni di altri governi, anche con quello di Paolo Gentiloni), è stato assai meno iprocrita e molto più efficace di tutti gli altri. E soprattutto a costo zero. Meriterebbe ben altro trattamento da quello che gli si sta riservando in queste ore. di Franco Bechis

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