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Bruno Vespa: "Nel duello Roma-Bruxelles speriamo che oltre gli schiaffi ci siano le trattative"

Cristina Agostini
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"Ciascuno può immaginare quel che vuole. Sulla prescrizione la Verità del ministro Bonafede è diversa da quella del ministro Bongiorno. (entrerà in vigore anche senza riforma del processo penale o no?). Sul reddito di cittadinanza le previsioni di Giorgetti divergono da quelle di Di Maio. Ma come nelle commedie di Pirandello, tutto accade perché niente accada". Bruno Vespa, nel suo editoriale su il Giorno, dà la sua lettura degli ultimi scontri, almeno in apparenza tali, tra Luigi Di Maio- Matteo Salvini e l'Europa. Leggi anche: Il sondaggio che Matteo Salvini non voleva vedere. La Lega spaccata: il dubbio sulla mossa del leader Il governo "regge" perché "nessuno toglie il velo alla Verità, sperando che al momento fatale essa possa apparire a tutti allo stesso modo. Fin qui la partita italiana". Poi c'è l'Europa. "I numeri sono chiari per definizione. Eppure i nostri stavolta sono velati perché ciascuno li interpreta secondo la propria Verità. Moscovici e il partito di Bruxelles dicono che la legge non ha le ali e il Paese andrà a sfracellarsi. Tria sostiene il contrario: modificare la manovra secondo il dettato di Bruxelles sarebbe una manovra suicida". E in questo scenario in cui i mercati "trasformano la loro inquietudine in punti di spread" la speranza è che "nel duello Roma-Bruxelles gli schiaffi siano quelli visibili e che sott'acqua avvengano frenetiche trattative perché si arrivi a un pareggio: tutti salvano la faccia, l'Italia esce ammaccata ma non ferita gravemente, l' Europa si dimostra consapevole di tutti i suoi errori". Del resto, conclude Vespa, "a Bruxelles sanno benissimo che Di Maio e Salvini non possono dire di aver scherzato scrivendo in manovra parte di quel che hanno promesso in campagna elettorale. Si può giocare soltanto sui tempi. Salvini si è già portato avanti distribuendo le pensioni di quota 100 nell' arco dell' intero 2019 attraverso un certo numero di 'finestre'. Tutti sapranno quando andare in pensione, ma non tutti ci andranno insieme. La stessa cosa dovrà fatalmente avvenire col reddito di cittadinanza. È impensabile, anche per ragioni tecniche, che sia universale a partire dal primo aprile".

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