Matteo Salvini sembra riuscito nell'intento di promettere agli Usa l'allontanamento del Movimento 5 Stelle. L'incontro di ieri, 17 giugno, con i due Mike (il vicepresidente Pence e il segretario di Stato Pompeo) - spiega Il Giornale - non era affatto semplice. Il leader della Lega doveva dissipare le ombre che la Cia intravvedeva nei suoi rapporti con Mosca e doveva dimostrare di essere un leader più affidabile di Giuseppe Conte. Ma soprattutto doveva comprovare di esser pronto a trasformarsi da alleato ad argine di un Movimento 5 stelle le cui ambiguità - dalle spese militari sugli F35 fino al Venezuela, passando per la Cina e le tecnologie 5G - hanno innervosito gli americani. Leggi anche: Matteo Salvini in Usa: "Italia interlocutore credibile" La conquista della fiducia dei due Mike può essere, in un prossimo futuro, il requisito per accedere alla presidenza del Consiglio - prosegue il quotidiano di Alessandro Sallusti - evitando problemi del Quirinale, ma anche un sostegno contro quell'Unione europea pronta a demolire l'Italia a suon di procedure d'infrazione. Non solo, dopo i tagli alla Difesa del "pacifista" Luigi Di Maio, la spesa militare italiana è crollata all'1 per cento, proprio quando Donald Trump aveva chiesto agli alleati di adeguarsi alla soglia minima del 2 per cento del Pil prevista dalle "linee guida" Nato. Un motivo in più, questo, per permettere a Salvini di dare il "buonservito" al ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Leggi anche: Stretta di mano tra Salvini e Pompeo a Washington Ma la Flat tax è il vero asso nella manica da realizzare nonostante le contrarietà dei pentastellati e dell'Europa. Un tema che, oltre a permettergli di sottolineare le assonanze con le riforme fiscali di Trump, gli consente di puntare il dito sulle politiche di austerità tedesche che rappresentano un cruccio anche per la Casa Bianca. Da lì tutto è in discesa.