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Giuliano Ferrara e l'elogio di Luigi Di Maio: "Nell'epoca nazi-pop e del super-Truce è cambiato lui"

di Davide Locano domenica 15 dicembre 2019

2' di lettura

Fermi tutti, adesso Giuliano Ferrara è diventato grillino. Beh, non esageriamo. Ma per la prima volta in vita sua, sulle colonne de Il Foglio, verga un editoriale morbido, indulgente, con Luigi Di Maio, bersaglio prediletto dell'Elefantino da anni, lunghi anni in cui ha cannoneggiato senza sconti contro il "grillozzo", come lo ha bollato lui. Titolo: "Il fascino indiscreto del bibitaro di lotta e di potere. Elogio malandrino di un improbabile e improvvisato uomo di stato: Luigi Di Maio". In premessa, Ferrara scrive: "Giggino Di Maio mi annoia, non lo guardo, non lo leggo, non lo seguo tranne che per l'essenziale". Ma da quando "tipi alla Paragone, quello sfuggito alla Gabbia della Lega" gliel'hanno giurata, continua Ferrara, "che ci posso fare?, comincio a considerare l'onorevole Di Maio, il signor ministro, il capo politico addirittura, qualcosa di molto simile a un uomo di Stato". Leggi anche: Giuliano Ferrara, l'ordine ai giallorossi per fermare Salvini Dunque l'Elefantino spiega le ragioni della quasi-conversione: "Chi ha votato la von der Leyen? Di Maio. Chi aveva accettato la scelta della lobby del Quirinale per Palazzo Chigi, il famoso Giuseppi Conte, controfigura efficace di Tina Pica e il più autorevole dei trasformisti? Di Maio". E ancora: "Chi è stato umiliato dal superbullo Truce quando era il Truce per contratto? Di Maio". Dunque una serie di lunghe altre ragioni. E Ferrara argomenta. "Capite che un malandro come me, infervorato nella stagione in cui al posto del voto subito pro nazi-pop, coronamento di un anno bellissimo, si è messo un Gobierno di legislatura, con lo stesso cappello lobbista e con un programma minimo fatto di stracci e paillettes, un esecutivo capace di durare tre anni bellissimi, non può ormai non arrendersi al fascino indiscreto del bibitaro di lotta e di potere, installato con il suo superstaff alla Farnesina dove danni maggiori di molti predecessori non dovrebbe farne, anche se tutto è sempre possibile". Una vera e propria conversione, ma nelle battute finali del suo fondo, Ferrara puntualizza: "Non sono io che ho cambiato opinione, cosa che faccio quando e quanto mi pare, è lui, Giggino che si sta pian piano redimendo".

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