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Giuseppe Conte fa uno sgarbo alle famiglie leghiste. Il ministro Fontana non ci sta: "Spiacevole"

di Cristina Agostini domenica 17 marzo 2019

3' di lettura

Guai a te, se osi organizzare un congresso mondiale per celebrare la bellezza della famiglia, il diritto alla vita e il dono della maternità per una donna. E guai a te, se osi ricevere il logo della presidenza del Consiglio a garantire l' istituzionalità dell' evento. Devi essere immediatamente censurato, boicottato e infangato. Fino al punto da indurre coloro che avevano sostenuto l' iniziativa a ritirare il loro appoggio e i loro simboli. È andata più o meno così riguardo al Congresso mondiale delle famiglie che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo, evento al quale, grazie al patrocinio del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, era giunto un riconoscimento governativo con tanto di logo della presidenza del Consiglio (procedura inevitabile, dal momento che il ministro della Famiglia non dispone di un proprio simbolo). Ebbene, ieri voci di Palazzo Chigi annunciavano la decisione di revocare il logo all' iniziativa. Leggi anche: Salvini, sfida ai giornalisti: "Io, con Giuseppe Conte...". Che assist al premier Agli organizzatori tuttavia non è stata data alcuna comunicazione ufficiale, ed è quindi lecito sospettare che si sia trattato di un colpo di mano tentato da Palazzo Chigi, mentre il ministro Fontana era in trasferta istituzionale a New York: fonti del suo ministero dichiarano infatti che «non risulta alcuna revoca del patrocinio». Quello che è verosimile è che la decisione (al momento solo annunciata) sia figlia dell' anima grillina di governo, vicina al mondo Lgbt, che fa capo ai vari Casalino, Spadafora e Buffagni. Altrettanto verosimile, come sostiene Jacopo Coghe, vicepresidente del Congresso delle famiglie, è che «nessuno abbia avvisato gli esponenti leghisti». I quali, evidentemente, condividono l' evento, dal momento che parteciperanno in gran numero alla kermesse: tra gli altri, alla tre giorni di Verona, oltre che Fontana, ci saranno il ministro dell' Interno Salvini, il ministro dell' Istruzione Bussetti e il governatore del Veneto Luca Zaia. TIRO AL BERSAGLIO - L' intenzione di revocare il logo pare anche la conseguenza della campagna di opinione, del «tiro al bersaglio» come lo definisce Coghe, che mondo della sinistra, associazioni Lgbt e gruppi femministi hanno scatenato negli ultimi giorni, con toni e metodi spesso non democratici. Alcuni centri sociali di Firenze avevano addirittura chiesto di «appendere Gandolfini», ossia il leader del Family Day, altri attivisti avevano attaccato, a suon di insulti e muri imbrattati, la sede romana di Pro Vita, mentre Arcigay, Agedo e Famiglie Arcobaleno, sostenuti da esponenti Pd come Monica Cirinnà e Andrea Marcucci, avevano promosso una petizione per chiedere a tutte le istituzioni di ritirare il patrocinio al Congresso. Da cui l' esultanza dei rappresentanti dem che giudicano ora la revoca del logo «una vittoria» contro omofobi e sessisti. LA REAZIONE - A mettere in luce l' abbaglio preso da questi censori ci aiuta lo stesso Coghe. «Il Congresso delle famiglie non è contro nessuno», sottolinea, «ma vuole parlare dalla libertà delle donne di avere figli e del diritto delle famiglie di ricevere sovvenzioni dallo Stato». E d' altronde sia il livello degli ospiti - ci saranno il presidente della Repubblica moldava, il segretario di Stato ungherese, rappresentanti istituzionali delle varie chiese ed è atteso un contributo video del vicepresidente Usa Mike Pence - sia il numero di aderenti all' iniziativa (150 speaker, 1.000 partecipanti, decine di migliaia di persone previste nella marcia conclusiva), dimostrano il carattere internazionale dell' evento e la sua forza popolare capace di muovere quella che Coghe definisce «la maggioranza silenziosa» del Paese. Da un punto di vista effettivo, commenta lui, «quand' anche fosse confermata, la revoca del logo sarebbe per chi l' ha decisa una vittoria di Pirro, perché nessuno potrà impedire che si svolga il congresso». Da un punto di vista politico, però, quest' atto apre un nuovo fronte di scontro tra Lega e 5 Stelle: dove non poterono la Tav e la Via della Seta, riuscì il Congresso delle famiglie? Che leghisti e grillini divorzino proprio mentre si celebra la bellezza del matrimonio? di Gianluca Veneziani

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