Doveva essere la "sua" giornata. Di ritorno dal G7 dove ha accreditato la sua immagine a livello globale, Giuseppe Conte ha visitato i luoghi colpiti dai terremoti del 2016: Amatrice, Accumoli, Arquata Del Tronto. Doveva essere la sua giornata a suonare campanelli, stringere mani, dare coraggio. "Sono qui non per fare promesse a vanvera, sarei un pagliaccio. Ma sono qui per rendermi conto, per cedere con i miei occhi la situazione. E da domani, il decreto terremoto sarà in aula in Parlamento" ha precisato. Ma niente, mentre lui andava di casa in casa, i giornalisti gli chiedevano della nave Aquarius e dei migranti. E di Salvini. Hai voglia a dire, come ha provato Conte all'inizio della visita, che in quella giornata avrebbe risposto solo a domande sul terremoto e sugli interventi da ultimare. No, c'era Salvini, quei 629 migranti in mezzo al mare, il braccio di ferro con Malta e Francia e poi con la Spagna. E giù domande, alle quali lui alla fine ha dovuto, almeno in parte, rispondere. Sempre all'inseguimento di Salvini. Lui, premier, a inseguire il suo vice. E l'impressione è che sia solo l'inizio... Leggi anche: Immigrati, la linea dura di Matteo Salvini: qual è il suo piano nascosto