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Pd, Cuperlo si dimette: "Colpito e allarmato da Renzi"

di Giulio Bucchi domenica 26 gennaio 2014

2' di lettura

Terremoto Pd: Gianni Cuperlo ha deciso di dimettersi da presidente dell'assemblea nazionale del Pd. Le ragioni della sua scelta in una lettera al segretario Matteo Renzi: "Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l'omologazione, di linguaggio e pensiero". Una decisione, quella del presidente uscito sconfitto dalle primarie per la segreteria dell'8 dicembre, che era nell'aria dopo il durissimo scambio di accuse con Renzi alla direzione democratica di lunedì 20 gennaio. "Voglio avere il diritto di criticare, dissentire senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica", ha sottolineato l'ormai ex presidente che dimettendosi ha peraltro accontentato la richiesta mossa a caldo dall'onorevole renziana Rosa Maria Di Giorgi. La replica del segretario, con una seconda lettera, non si è fatta attendere. Renzi chiede a Cuperlo di non spaccare il partito, di non vanificare il programma per i prossimi mesi, e chiosa: "Sono sicuro che faremo ancora molto insieme". Cuperlo, leggi la lettera integrale con cui annuncia le dimissioni Critiche da sinistra - Cuperlo rappresenta il maldipancia fortissimo della sinistra Pd, assolutamente contraria a ogni trattativa sulle legge elettorale con il Grande Satana Silvio Berlusconi. Il gelo tra Renzi e Cuperlo è continuato per tutto l'indomani: "No, non ci siamo sentiti", aveva ammesso Cuperlo ai cronisti alla Camera qualche ora prima di rassegnare le proprie dimissioni. Già da lunedì sera a largo del Nazareno gli animi erano così esacerbati da far sospettare a molti analisti l'esistenza di un "piano-scissione". D'altronde, veementi erano state le reazioni di molti esponenti democratici. "E' stato un passaggio inaccettabile", ha scandito Stefano Fassina, un altro dimissionario eccellente. "Se la poteva proprio risparmiare...", ha convenuto Danilo Leva. "E' uno schifo, come gli è venuto in mente di sollevare una questione come quella dei nominati? Doveva cominciare a parlare dei suoi nominati, a partire da Scalfarotto", ha attaccato un altro esponente della sinistra, che ha preferito non uscire allo scoperto.    La risposta di Renzi a Cuperlo Leggi la lettera integrale   Lo spettro della scissione - Alcuni giovani bersaniani, da Matteo Orfini al ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, frenano, ma chi si riconosce nelle posizioni di Cuperlo e dell'ex ministro dell'Economia Fassina scalpita: impossibile continuare a lavorare fianco a fianco con chi, è parola di Cuperlo, "risponde a critiche politiche con accuse personali". La questione, nata sulla frase di Renzi riguardo alle preferenze ("Avrei preferito che avessi posto il problema quando ti sei candidato, perché se me lo dice Fassina che prende 12mila voti è un conto un altro è se me lo dice chi entra nel listino") è però molto, molto più ampia. E riguarda le leve del potere nel Partito democratico, sempre più stabilmente nelle mani di Renzi, dei suoi uomini e delle sue donne. A Cuperlo e Fassina, esponenti della vecchia nomenklatura (quella dei D'Alema e dei Bersani), non va giù: la rivoluzione dell'8 dicembre era decisamente troppo poco rossa per i loro gusti.  di Claudio Brigliadori

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