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Franceschini ministro della Cultura: un uomo per tutte le stagioni

E' stato sottosegretario, ministro, segretario di partito. Senza una poltrona Dario si sente perso e così si affanna sempre per cambiare casacca
di Ignazio Stagno domenica 23 febbraio 2014

2' di lettura

Dario Franceschini è il nuovo ministro della Cultura. Lui è il recordman del trasformismo. La poltrona lui la trova sempre. Ha saputo fare dell'arte del riciclaggio una cifra stilistica della sua vita politica. Ha militato nel partito popolare italiano, è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo D'Alema, riconfermato nel governo Amato e tra i fondatori della Margherita. È stato membro del direttivo del Partito Democratico Europeo e componente dell'assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). È socio fondatore dell'associazione interparlamentare per il commercio equo e solidale. Carriera da poltronaro - Rieletto deputato alle elezioni politiche del 2006 nella lista unica di Margherita e Ds detta L'Ulivo, si dimette da coordinatore della Margherita e viene eletto presidente del gruppo parlamentare dell'Ulivo alla Camera dei deputati. Con la nascita del Partito Democratico il 14 ottobre 2007 e l'ascesa alla segreteria di Walter Veltroni, è divenuto vicesegretario nazionale del nuovo partito. Insomma quando la sinistra non governa lui si prende una poltrona nel partito. È vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel Governo ombra del Partito Democratico dal 9 maggio 2008 al 21 febbraio 2009. Nello stesso anno diventa segretario del Pd fino all'elezione di Pier Luigi Bersani. Così rimasto orfano di una poltrona di peso, Franceschini si prende un posto nel governo Letta e diventa ministro per i rapporti col parlamento. Ora Renzi gli dà un'altra opportunità alla cultura. Senza una poltrona Franceschini non riesce a vivere. Lui va dove lo porta il vento. Non importa se questo si chiami D'Alema o Renzi...    

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