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Pd, primarie in Emilia Romagna: Matteo Richetti si ritira

di Giulio Bucchi domenica 14 settembre 2014

2' di lettura

Il tornado delle indagini sulle "spese pazze" in Regione travolge anche le primarie del Pd. Il candidato favorito Stefano Bonaccini, segretario del partito, e il suo rivale, anzi ex, Matteo Richetti sono entrambi indagati per peculato. Un terremoto che rischia di complicare non poco la battaglia tutta interna ai dem per trovare il candidato al ruolo di governatore dell'Emilia Romagna. Un posto pesantissimo e lasciato vacante dallo storico dominatore democratico della Regione, Vasco Errani, dimessosi dopo un'altra inchiesta finita con una condanna per aver concesso aiuti illeciti alla Coop del fratello. Peraltro, le primarie Pd avevano già registrato qualche ora prima uno scossone non da poco. Sì, perché la candidatura di Richetti era durata meno di due settimane. Il deputato dem, renziano di ferro, non ha presentato le firme necessarie (già raccolte) entro le 12 di oggi, data ultima, e si è così ritirato dalla corsa contro Bonaccini e l'outsider Roberto Balzani. Secondo indiscrezioni Richetti avrebbe accettato di appoggiare proprio Bonaccini, favorito della vigilia e più vicino alla "base" del partito emiliano. Salta così il più atteso derby renziano, il primo a così alto livello. Una sfida fratricida che aveva agitato e non poco le acque al Nazareno, tanto che lo stesso Matteo Renzi domenica alla Festa nazionale dell'Unità a Bologna aveva tirato un po' le orecchie ai due sfidanti con quel "avete organizzato un bel casino" che molto lasciava intendere.  "Non è il momento delle divisioni" - "L'unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato. Per me, in politica, è un valore importante, così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme - ha spiegato su Facebook lo stesso Richetti -. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell'interesse dell’Emilia Romagna e del Pd". "Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo - continua -. Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l'Italia accolgo l'invito, arrivato da più parti, all'unità. Lo faccio perché non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare". Parole finite travolte dalla bufera giudiziaria.

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