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Matteo Salvini e i fondi russi, il suo sospetto: "Chi mi vuole colpire". Usa, Russia e 007, bomba politica

domenica 14 luglio 2019
2' di lettura

L'intercettazione di Gianluca Savoini risale al 18 ottobre 2018, l'audio è stato registrato da ignoti. E lo "scandalo Metropol" esplode solo ora grazie a un articolo del sito Buzzfeed, senza che si sappia se la "trattativa" tra "l'emissario leghista", ex portavoce di Matteo Salvini, e rappresentanti di compagnie petrolifere russe per portare fondi alla Lega in cambio di accordi commerciali con l'Italia sia effettivamente andata in porto. Tutti elementi che fanno temere, in via Bellerio, che sia "una trappola", anzi "un complotto" contro Salvini per interposta persona (Savoini, appunto).  Leggi anche: "Ricordate l'Austria?". Con Savoini come con Strache, complotto contro Salvini "Il partito più votato d'Europa non deve avere nulla perché sono razzisti, sovranisti, populisti, prendono i soldi in Russia... Zero - ha commentato il vicepremier -. Dalla Russia ho sempre portato matrioske, Masha e Orso per mia figlia e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Siamo scomodi è evidente". Dal Cremlino assicurano che "il governo russo non si è mai occupato di politica italiana né di quella di altri Paesi". Qualcosa, insomma, non torna. Secondo Repubblica, gli audio di Savoini hanno scatenato i dubbi nella testa di Salvini: "Cosa sta succedendo? Perché adesso? Chi mi vuole colpire?". Il sito Buzzfeed viene considerato "non ostile" alla Casa Bianca, cioè a Donald Trump. Che con Vladimir Putin ha più di un conto da saldare. "I servizi americani possono aver interesse a screditarmi?", sarebbe questo il grande, inquietante interrogativo di Salvini, silurato a poco meno di un mese dalla sua visita a Washington, il 17 giugno, quando incontrò il vicepresidente americano Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo. C'è anche il sospetto opposto, che la bomba Savoini sia "tutta opera degli stessi russi, un segnale" per avvertire la Lega e Salvini che si starebbero avvicinando troppo agli Usa. 

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Pietro Senaldi