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Marcello Dell'Utri, Cdr del Corriere contro la pagina di amici e parenti per l'ex senatore

di Ignazio Stagno domenica 29 giugno 2014

2' di lettura

Ancora bufera in via Solferino. Il Comitato di redazione del Corriere della Sera "ritiene molto grave" la scelta compiuta dalla direzione di "accettare passivamente" un'intera pagina pubblicitaria acquistata dagli amici di Marcello Dell'Utri e apparsa oggi a pag. 26 del giornale milanese. La pagina è un messaggio corale da parte degli amici e della moglie di Dell'Utri che esprimono vicinanza all'ex senatore, ora in carcere per scontare una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La pagina è anticipata da un articolo dal titolo: "Una pagina per Dell'Utri. Moglie e amici, siamo con te". Nel mirino - A quanto pare la scelta di Ferruccio de Bortoli di dare voce ai familiari di Dell'Utri non è piaciuta ai giornalisti di via Solferino, che hanno subito puntato il dito contro il direttore. In una nota il Cdr del Corriere della Sera, pur non entrando nel merito "dei sentimenti di quanti conoscono e vogliono mostrare la loro vicinanza a una persona detenuta", ritiene che "sarebbe stato più opportuno rifiutare la pagina pubblicitaria. E' comunque inaccettabile che la direzione del Corriere della Sera abbia deciso di pubblicare un testo simile senza sentire quantomeno il bisogno di prenderne le distanze. Invece il Corriere si è limitato a pubblicare un pezzo di cronaca a pagina 9, ricordando semplicemente che Dell'Utri è stato condannato in via definitiva a sette anni di carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa". "Imbarazzante precedente" - Secondo il Cdr, infine, "e' stato costituito un imbarazzante precedente. Da oggi, ci chiediamo, come il Corriere potrà rifiutare analoghe richieste degli amici di altri condannati per mafia, seppur meno noti di Marcello Dell'Utri. La scelta, per altro, entra in contraddizione con quanto il Corriere scrive spesso, vale a dire che queste forme di comunicazione con detenuti condannati per mafia possono trasformarsi in pericolose interferenze su indagini in corso e contribuire a creare un clima di discredito nei confronti dei magistrati e degli uomini delle forze dell'ordine impegnati contro la mafia".

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