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Un governo di banchieriper gestire lo tsunami fiscale

di Matteo Legnani domenica 10 marzo 2013

3' di lettura

Certo, sarà Pier Luigi Bersani il primo a salire al Quirinale quando il presidente Napolitano avvierà le consultazioni. Ed è probabile che il Capo dello Stato, un incarico esplorativo glielo affidi puire. Ma è assai improbabile che la "giovane marmotta" Pier trovi abbastanza compagni di viaggio, soprattutto in un'aula tanto frammentata quel'è quella di Palazzo Madama. E alle sue spalle, sulla salita che porta al Colle, c'è già pronta una bella fila di tecnici. No, Monti non c'è: l'ipotesi di una sua proroga in carica appare poco praticabile dal punto di vista costituzionale. Non a caso oggi il Prof dispone di poteri di "ordinaria amministrazione" e pensare di farlo sopravvivere ancora per qualche mese sarebbe una forzatura. Per non parlare dello scarso (a dir poco) consenso di cui Monti gode tra i partiti e tra lì'opinione pubblica dopo 16 mesi di governo a colpi di tasse. E qui entrano in gioco i tecnici. Perchè la ragioneria dello Stato, secondo quanto riporta oggi Il Giornale, avrebbe "scoperto" nelle casse dello Stato un "buco" da 14 miliardi lasciato da Monti & soci. Una situazione che solo un altro tecnico potrebbe essere in grado di sbrogliare, sottraendosi alle pressioni ormai fortissime per una tregua tributaria che ponga fine alle "lacrime e sangue" versate con Monti. Tra l'altro, a partire da questo mese, si scatena uno tsunami fiscale: arriva il redditometro, quindi la prima rata dell'Imu, poi le dichiarazioni Irpef, la nuova imposta sui servizi urbani Tares e infine l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. Solo un tecnico, che se ne può "fregare" del consenso e che sa di avere un incarico a termine, potrà gestire una "bomba" del genere. E se tecnico dev'essere, che lo sia sul serio. E' per questo che, ormai da giorni, tra i favoriti per un incarico c'è il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Il governatore, che in realtà non sarebbe entusiasta di un incarico a brevissimo termine (prefrendone uno che, magari, lo portasse fino alle Europee del 2014), non potrebbe dire di no a Giorgio Napolitano, dato che proprio il Capo dello Stato fu il suo sponsor principale per la successione a Mario Draghi in Bankitalia. Nel disegno quirinalizio, il governatore avrebbe il conpito di rassicurare i mercati che hanno già dato forti segnali di insoddisfazione per l'esito del voto. Quanto un "governo Bankitalia" sia al momento gettonato, lo dimostra il fatto che l'altro nome che gira per Palazzo Chigi è quello del direttore generale dell'Istututo centrale, Fabrizio Saccomanni, che avrebbe tra gli sponsor anche Romano Prodi e che già era stato indicato tra i favoriti per il ministero dell'Economia quando ancora Bersani era dato per strafavorito per la vittoria finale. E il vicepresidente di Confindustria Guidalberto Guidi dice di vedere "bene Saccomanni come premier". Il terzo nome "tecnico" che gira con insistenza è quello dell'ex ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, che garantorebbe un alto profilo istituzionale al prossimo governo. Anche il suo sarebbe un governo con una missione limitata, sia sul piano dei contenuti sia su quello dei tempi. Un esecutivo capace di trovare di volta in volta i voti in Parlamento confidando nel buon senso dei parti (cioè di Pdl, Pd e montiani). Il suo compito: riformare la legge elettorale e approntare qualche misura in campo economico che le performance dello spread e dei mercati rendessero indispensabile. Per poi tornare al voto entro la fine del 2013.  

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