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La Bossi-Fini canta: da sinistra solo balle

Su "Repubblica" la De Gregorio attacca il "cinismo" di Grillo che non vuole cambiare una legge che "sanziona chi soccorre i bimbi in mare". Ma per svelare la panzana basta leggere il testo: aiutare uno straniero non è mai reato
di Andrea Tempestini domenica 13 ottobre 2013

4' di lettura

Le bugie hanno le gambe corte anche se si presentano con il faccino imbronciato di Concita De Gregorio. Ieri l’ex direttora dell’Unità ha scritto un vibrante articolo sulla prima pagina di Repubblica. Sotto il titolo «Il cinismo a cinque stelle» ha spiegato ai lettori del quotidiano diretto da Ezio Mauro che la Bossi-Fini impedisce di salvare i naufraghi che cercano di sbarcare sulle nostre coste. La brillante giornalista, cui la Rai ha spalancato le porte appena persa la direzione del giornale fondato da Antonio Gramsci, ce l’aveva con Beppe Grillo, reo di aver tirato le orecchie ai senatori a Cinque stelle che hanno proposto di cancellare il reato di immigrazione clandestina. «Ciò che distingue  gli esseri umani  dalle bestie» - ha scritto piena di sdegno - «è l’ineludibile afflato di umanità».  E a seguire un lungo paragrafo per dire che se qualcuno va per mare e vede un ragazzo o una donna che annegano a pochi metri dalla sua barca non sta a pensarci su: li salva e basta. «Gli chiedereste - di qualunque religione, partito politico, di qualunque razza voi siate - da dove viene e a fare che cosa o gli gettereste prima un salvagente?».  Risposta ovvia di Concita: certo che vi buttereste; non è una regola, è istinto. Fin qui tutto bene, niente da obiettare. Ma la bugia arriva subito dopo, appena l’ex direttora domanda se sia giusto perseguire chi ha salvato un bambino di tre anni dalla morte. «Provate a dire se vi sembra degna di un essere umano una legge che sanziona chi soccorre un bimbo in mare, chiunque quel bambino sia perché questo e solo questo è: un bambino». Parole che grondano una incontrollata indignazione. Ma il problema è che in Italia - e neppure altrove, ci risulta - non esiste alcuna legge che vieti di salvare i bambini in mare e che addirittura persegua penalmente chi lo fa. E dove sarebbe questa legge? Esiste un comma della Bossi-Fini che sanziona i soccorritori? C’è un paragrafo che ammonisce severamente chiunque dal gettare un salvagente a un ragazzino che affoga? No, non c’è. Anzi, esistono norme contrarie, che sanzionano chi non aiuta le persone in difficoltà.  Basta sfogliare il codice penale, titolo XII dei delitti contro la persona. Articolo 593: «Chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore di anni dieci (oppure altra persona, ndr) omette di darne immediato avviso all’Autorità è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 2500 euro. (...) Alla stessa pena soggiace chi, trovando (...) una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente(...).  Se da siffatta condotta colpevole deriva una lesione personale, la pena è aumentata: se ne deriva la morte, la pena è raddoppiata».  È sufficientemente chiaro? No? E allora prendiamo l’articolo 54, sullo stato di necessità: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato».  Concita avrà ancora dubbi e continuerà a sostenere che la Bossi-Fini impedisce di salvare i bambini di tre anni che stanno affogando?   E allora prendiamo direttamente il testo della legge, come qualche giorno fa ha fatto il nostro Davide Giacalone, articolo 12, comma 2: «Fermo restando quanto previsto dall’articolo 54 del codice penale, non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti di stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti  nel territorio dello Stato».  Più chiaro di così: non c’è nessuno che rischia di andare in galera perché ha aiutato uno straniero, fosse anche un clandestino. Anzi: se si vede qualcuno in pericolo lo si deve aiutare, altrimenti si commette il reato di omissione di soccorso. Intervenire in mare per dare assistenza a chi ne ha bisogno non è una facoltà, ma un obbligo e in genere gli istruttori lo spiegano già al primo incontro del corso di patente nautica. La De Gregorio non lo sapeva? Possibile che una maestrina dalla penna rossa sempre pronta a dare lezioni a tutti si sia fatta sfuggire un dettaglio del genere?  C’è da credere che per sostenere la sua intemerata contro Grillo abbia voluto esagerare e accusarlo di essere una specie di Erode dei giorni nostri? Sarà, sta di fatto che, come dicevamo, le bugie hanno le gambe corte e non bastano i tacchi alti 15 centimetri per nasconderle. Nella notte di ieri le navi della marina militare si sono date da fare per soccorrere la barca di migranti che si è rovesciata nelle acque maltesi e sempre ieri  un’altra unità della marina militare italiana ha salvato al largo delle coste libiche 175 profughi, mentre due mercantili hanno recuperato altri migranti: 210 tra Malta e Libia e 118 dalle parti di Porto Empedocle. E i soccorritori, militari compresi, non ci risulta siano stati incriminati di alcunché. Insomma, a differenza di quanto recitava il titolo di Repubblica il cinismo non è a Cinque Stelle, e neppure leghista o pidiellino, ma è quello di chi usa una tragedia e centinaia di morti per le sue battaglie politiche. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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