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Monti: "Io non avrei firmato il fiscal compact"

Il Prof attacca Berlusconi e chiede: "Non smontate il nostro lavoro". Parla un po' di tutto, ma non del cagnetto Empy: come sta? Fa ancora disperare Elsa?
di Andrea Tempestini domenica 23 giugno 2013

2' di lettura

E' ricomparso il professore delle tasse. Mario Monti traccia le linee guida di Scelta Civica. E stupisce. Già, perché l'ex premier si produce in un improbabile attacco a Silvio Berlusconi: "Io - spiega - non avrei, nell'estate del 2011, accettato di impegnare il governo italiano con una lettera. Non avrei aderito al six pact, con l'impegno di rientro nel fiscal compact, e non direi che l'Italia può fare quello che vuole perché tanto non ci sarebbero ancora conseguenze. Mi rimane ancora da capire perché quella lettera sia stata ritenuta un impegno cogente del governo italiano". Senza stare a ricordare al Prof che, tecnicamente, è alleato del Cavaliere nel governo delle larghe intese, stupisce il fatto che "mister Europa", l'uomo che ha ingollato e metabolizzato (e fatto pagare a noi) tutti i diktat imposti dal Vecchio Continente, rinfacci a Berlusconi di essersi fatto legare le mani da Bruxelles. "Credo che la linea corretta per ogni Paese sia quello di firmare impegni solo se si è veramente fiduciosi di poterli rispettare", ha aggiunto. Megalomane - Monti, in un altro passaggio del suo intervento, cerca anche di intestarsi i meriti per la creazione del governo Letta. "Se chi ha rappresentato Scelta Civica" durante i colloqui che hanno avuto luogo prima della formazione dell'esecutivo "non avesse insistito per coinvolgere il Pdl, che ci aveva duramente attaccato - spiega il Prof -, non ci sarebbe stata una grande coalizione". Poi sul futuro della sua Scelta Civica: "Non credo che avverrà la fusione con l'Udc, ma la creazione di un soggetto politico riformatore. Quale sarà la sua quantità e qualità - chiosa - lo vedremo dopo, ma il processo costituente di questo soggette non può partire da uin accordo a due Casini-Monti". Decreto del fare - Quindi un commento sui primi passi del governo Letta. "Il decreto del fare - spiega Monti - è una buona notizia: è un decreto ispirato a un opportuno pragmatismo, che non riguarderà ancora i temi del lavoro e del welfare perché ci sono ancora problemi per quanto riguarda le decisioni e alcuni segnali che provengono dal governo ci lasciano inquieti". Il presidente di Scelta Civica ha ggiunto che "questi segnali potrebbero indicare marce indietro che noi non potremmo accettare. Ora - prosegue - non vorremmo si inserisca un elemento del 'disfare', come la modifica dell'impianto della riforma del lavoro. Da questo punto di vista - ha concluso - alcuni elementi del decreto, come quelli sugli ammortizzatori sociali, sono da noi considerati preoccupanti e non saremo disponibili sotto quell'aspetto". Il Professore, insomma, ha discettato un po' di tutto. A noi resta un dubbio: come sta il cagnetto Empy? E' ancora con lui? Fa ancora disperare la moglie Elsa?

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