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La Camera non taglia eppure fanno gli eroi

di Giulio Bucchi domenica 7 ottobre 2012

2' di lettura

  di Franco Bechis La più costosa assemblea parlamentare del mondo, la Camera dei deputati, ha deciso nell’anno del salva-Italia e della stangata fiscale imposta dal governo di Mario Monti a famiglie e imprese, di tirare finalmente la cinghia. Per gli italiani a dire il vero non è cambiato un fico secco: la dotazione annuale della Camera era la più alta del mondo, e resta la più alta del mondo: 992 milioni e 800 mila euro nel 2011, stessa cifra nel 2012. Scenderà a 943 milioni e  160 mila euro nel 2013, per poi restare invariata l’anno successivo. Per tre anni - dal 2013 in poi - la Camera spenderà circa 50 milioni all’anno in meno. Fanno 150 milioni di euro in tre anni, che sono una discreta sommetta. Ma su base annua rappresentano un taglio del 5% rispetto alla spesa attuale.  Per il costo dei deputati questo taglio è ancora meno sensibile: 3,52%. Confrontato ai sacrifici imposti a tutti gli altri italiani grazie alle stangate votate proprio dagli stessi parlamentari fra il 2011 e il 2012, è una barzelletta. Lo è ancora di più pensando che quasi tutto l’importo del taglietto peserà sui prossimi eletti e non sugli attuali occupanti gli scranni di Montecitorio. Il taglietto riguarda anche i contributi ai gruppi parlamentari, che passano da 36,2 milioni di euro l’anno (una cifra pazzesca) a 35,4 milioni di euro, con una riduzione quasi fantasma del 2,21%. Ci si attendeva che fossero almeno dimezzati, come è avvenuto per i rimborsi elettorali ai partiti politici, invece si è risparmiata solo qualche mancia. Non si è toccato invece un solo euro nelle spese per il cerimoniale, su quelle per la formazione linguistica dei deputati e perfino nello scandaloso capitolo di spesa sulle trasferte delle scorte dei vip della Camera: 300 mila euro l’anno erano stanziati, e 300 mila euro sono restati. Questo taglio ridicolo (per allinearsi alla media degli altri parlamenti europei era necessario ridurre le spese almeno del 40%) naturalmente è vissuto dai diretti interessati come un atto di eroismo, tanto che con le facce smunte si aggirano per il palazzo come portassero addosso il cilicio e i sandali di San Francesco.   Leggi l'articolo integrale di Franco Bechis su Libero in edicola oggi, martedì 2 ottobre    

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