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Fini spreca 600mila europer farsi guardare in tv

La Camera (e Gianfranco) se ne fregano della crisi: buttano via 150 milioni all'anno per il monitoraggio dei programmi televisivi che parlano di Montecitorio
di Andrea Tempestini domenica 21 ottobre 2012

Fini, mister televisione: visto da Benny

2' di lettura

di Giuliano Zulin Se vi piace guardare la televisione e bazzicare i siti Internet e siete appassionati di programmi politici, ci sarebbe un’occasione per trovare o cambiare lavoro. In ballo ci sono 600mila euro per quattro anni: 150mila euro all’anno, oltre 10mila al mese. Quasi lo stipendio di un deputato. Volete saperne di più? Andate sul sito della Gazzetta Ufficiale, sezione contratti pubblici. Andate alla data del 24 settembre ed entrate nel bando della Camera dei Deputati. Gianfranco Fini, il presidente di Montecitorio, potrebbe darvi una mano. Il bando è scritto nero su bianco. Ecco il testo: «L’appalto   di   durata quadriennale  ha  per  oggetto:  a) il monitoraggio  dei  programmi televisivi trasmessi dalle emittenti nazionali e regionali,  digitali e satellitari indicate nel capitolato d’oneri  e prestazioni accessorie (quali, esemplificativamente, segnalazioni di eventi di particolare interesse, duplicazione e  consegna  su  richiesta  del  flusso  audio-video  in qualità televisiva... Valore stimato complessivo quadriennale 660.000,00  euro, Iva esclusa». Chiaro, no? Fini è disposto a spendere 150mila euro all’anno, di soldi rigorosamente pubblici, affinché un gruppo d’ascolto  gli segnali se parlano di lui da Ballarò, a Porta a porta, sul sito di Libero o a Radio Kiss Kiss.  Certo, non tutti potranno presentare domanda. Anzi, le barriere d’accesso sono talmente impervie che è difficile capire chi riuscirà a farcela. Perché passi la «cauzione o fideiussione  bancaria  o assicurativa provvisoria, con firma autentica, pari ad 13.200,00 euro» o l’iscrizione «alla Camera di commercio  o  ad  albi e registri equipollenti per attività riconducibili  al monitoraggio  delle  trasmissioni  radiotelevisive», però è più difficile  «aver realizzato, in  Italia e/o  negli altri Stati membri  dell’Unione europea, nel periodo dal 1.1.2009 al 31.12.2011, un fatturato globale di almeno 500.000,00 euro», o «aver eseguito nel periodo dal 1.1.2009 al 31.12.2011 un  unico  contratto  -  regolarmente  eseguito - per servizi di monitoraggio radiotelevisivo per un corrispettivo  globale pari ad almeno 100.000,00 euro» . Insomma, arrivando in fondo al bando ci si accorge che è un’impresa più che altro capire chi potrà parteciparvi. Di fatto i poveri giovani disoccupati, appassionati di web, tv e politica, dovranno rassegnarsi a guardare i parlamentari gratis. I soldi li prenderanno altri.  Già, i soldi. Seicentomila euro in quattro anni. Viene un dubbio: quante persone lavorano nell’ufficio stampa della Camera dei Deputati? Non potevano pensarci loro a segnalare notizie interessanti che possono emergere da trasmissioni televisive, articolo di quotidiani o dibattiti su Internet? C’è proprio bisogno di affidare a esterni, e quindi sborsare altri quattrini pubblici, un servizio che, francamente, non è una priorità per un Parlamento che non riesce ad approvare da mesi una nuova legge elettorale, non riesce a trovare soluzioni al problema esodati e che invece vota ad occhi chiusi qualsiasi stangata?  Ultima riflessione: ma la spending review vale solo per le Regioni, le Province e i Comuni? Ci siamo dimenticati che la Camera, il Senato e il Quirinale costano miliardi ogni anno?

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