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La rivincita del peones: "Che pena l'Idv. Su Di Pietro avevo ragione io"

L'intervista al responsabile, che gongola sulle macerie di Tonino e parla anche dei soldi del partito
di Ignazio Stagno domenica 4 novembre 2012

Domenico Scilipoti

3' di lettura

  di Tommaso Montesano Domenico Scilipoti legge i giornali con i resoconti delle disavventure, politiche e non, di Antonio Di Pietro e gongola: «Io queste cose le ho denunciate nel 2010. Adesso vedo che si è svegliato anche Massimo Donadi. Ma allora dov’era? Perché non è intervenuto prima? Dov’era l’ufficio di presidenza? E dire che due anni fa sono andati pure a spulciare tra i miei conti correnti per cercare la prova che mi fossi venduto». Poi ci arriviamo al 14 dicembre 2010, quando il suo voto contribuì a far restare, per un altro anno, Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. «Una scelta che rifarei anche oggi senza esitazione». Prima parliamo, però, di quello che sta accadendo al suo ex partito, l’Italia dei valori. «Nessuna sorpresa. L’Idv, per quanto mi riguarda, non è in questa situazione da adesso». E da quando? «Io lo denuncio da due anni lo spostamento verso Grillo e l’estrema sinistra. Perché Donadi protesta solo ora?». Scusi, onorevole, ma l’Idv non è mai stata moderata... «Sulle questioni etiche, come la commercializzazione della pillola Ru486, il testamento biologico e l’eutanasia, le posizioni erano altre. Poi sono cambiate. Senza alcuna obiezione». Lei è medico, d’accordo. Ma su altre questioni il «movimentismo» dell’Idv non è mai venuto meno. «L’Idv doveva essere un grande contenitore di culture politiche diverse: Luigi Li Gotti è un ex magistrato di destra, Pancho Pardi è un attivista della società civile, Fabio Evangelisti è un ex comunista, io ero lì come socialdemocratico». Poi cos’è successo? «Che a forza di rincorrere gli elettori, Di Pietro si è posizionato all’estrema sinistra. Ancora me lo ricordo un comizio a piazza San Giovanni con Sabina Guzzanti in ci furono offese non solo per Berlusconi e Napolitano, ma perfino per il Papa». Adesso Di Pietro si affida al Movimento 5 stelle. «Ha capito che Grillo sta togliendo consensi all’Idv . Così lui, e quelli che gli stanno intorno, pensano di aver trovato la nuova strada per restare in Parlamento». Una buona strada? «Se puntano solo alla salvezza personale, sì. Ma la politica è un’altra cosa. Il M5s è solo protesta, senza alcuna proposta. Un’ottima àncora di salvezza, che però certifica il fallimento dell’Idv». Grillo non le piace proprio. «Suvvia, chi pensa che il comico possa rimettere in sesto l’Italia non capisce di politica. La sua è una strada senza uscita». Grillo ha candidato Di Pietro al Quirinale. Favorevole? «Il ruolo di presidente della Repubblica richiede saggezza e capacità di mediazione. Il capo dello Stato è un po’ il papà degli italiani. Certo Di Pietro non possiede queste caratteristiche». Che ne pensa degli scandali che stanno investendo l’Idv? «Atteggiamenti e comportamenti non chiari ne ho riscontrati anch’io». In che circostanza? «Quando ero dirigente locale in Sicilia. Avevamo difficoltà a mantenere le nostre strutture a Messina e mi dicevano sempre che non c’erano fondi. Ho dovuto sborsare perfino 14mila euro per l’affitto della sede colpita da sfratto. Evidentemente quello che doveva essere investito per il partito era speso in altri campi». Adesso che accadrà a Di Pietro, lascerà a un successore? «Successore? Di Pietro non ha mai avuto voglia di far crescere una classe dirigente nell’Idv. Lui ha sempre avuto l’atteggiamento del padre-padrone». Donadi ha detto: «Di Pietro è come Berlusconi». «Berlusconi è un uomo di grande equilibrio la cui esperienza sarebbe ancora utile al Paese». Il Cav, dopo quella contestata fiducia nel 2010, le è rimasto nel cuore. «Mi hanno dato del venduto, ma piano piano, come si vede, si sta chiarendo tutto». Le elezioni si avvicinano: Scilipoti che fa, si ricandida? «Io penso che dopo due legislature si debba tornare alle proprie attività». E lei quante legislature ha alle spalle? «Una. Quindi la seconda la potrei pure fare». Con chi? «Il mio movimento, il Movimento di responsabilità nazionale, è di ispirazione socialdemocratica e quindi ancorato al centrodestra».  A proposito: che ne dice delle primarie del Pdl? «Non era il momento di farle. Bisognava insistere nel chiedere a Berlusconi di restare. La sua presenza è troppo importante e avrebbe rappresentato un punto di coagulo per tutti».  

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