Polveriera

Mario Draghi, il retroscena di Luigi Bisignani: premier furioso con i ministri. Covid, linea di controllo saltata

La bomba, come spesso accade, la sgancia Luigi Bisignani. E lo fa sulle colonne del Tempo di domenica 11 aprile, dove l'uomo che sussurra ai potenti firma un appassionante retroscena su Mario Draghi e il suo governo. Già, non tutto è come sembra: il premier, afferma Bisignani, sarebbe furioso con molti dei suoi ministri. Insomma, la tensione sarebbe alle stelle e le prime profonde crepe iniziano a minare l'esecutivo.

 

"Caro direttore, prima si fa e poi si comunica, diceva Mario Draghi. Ora, invece, si comunica senza fare: signori, il cambio di passo del Governo è servito. Ministri a ruota libera, senza concludere per ora nulla di concreto: per questo il presidente del Consiglio è irritato ma loro, incuranti dei richiami del premier, continuano con annunci scollati dalla realtà", premette Bisignani, che poi passa a fare i nomi dei ministri nel mirino del presidente del Consiglio. "In prima fila il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che con slogan alla monsieur La palisse assicura ristori a tutti, pur sapendo che non ci sono, e rischia di ritrovarsi, a breve, ministro della Disoccupazione".

 

Dunque, Bisignani aggiunge: "E poi Daniele Franco, irredimibile funzionario di Bankitalia più che ministro, che scrive di giorno e disfa di notte il suo Recovery Plan, del quale ancora nessuno né nel Governo (il ministro Patuanelli lo dice senza peli sulla lingua) né in Parlamento conosce i contenuti. Tanto che sul tema, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, eterna riserva della Repubblica e spia del Quirinale di Zampetti dentro l'esecutivo, ha candidamente ammesso di non essere stato in alcun modo coinvolto, se non per la creazione di una consulta per l'attuazione".

Poi "Roberto Cingolani, responsabile della transizione ecologica che fu centrale nei giorni di formazione dell'attuale Governo, preferisce occuparsi di superbonus agli alberghi, invadendo così il campo lasciato scoperto dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, già più volte redarguito da Draghi in pubblico".

Molti fronti e altrettante tensioni. E qualcosa non funziona, ovviamente, nella gestione della pandemia e dell'emergenza coronavirus, dove il cambio di passo col generale Paolo Figliuolo al posto di Domenico Arcuri non è stato così netto come si sperava. Secondo Bisignani "occorre un'organizzazione a diversi livelli, dalla pianificazione dei flussi di importazione dei sieri tra i vari produttori, gestendo anche la negoziazione in Europa, fino alla logistica di ultimo miglio per garantire che tutti i centri siano raggiunti". Insomma, prosegue l'uomo che sussurra ai potenti, "servirebbe una linea di controllo intermedia che invece è saltata, per cui si preferisce usare il machete anziché scegliere di volta in volta chi inoculare".

 

Infine, le conclusioni: "Sono questi i nodi più urgenti da sciogliere per Draghi. Ma, come spesso accade quando si varca la soglia di Palazzo Chigi, vista Quirinale, forse appassionano di più le prove di leadership politica, magari misurandosi con Pierluigi Bersani e il frastornato Enrico Letta piuttosto che governare il Paese", conclude tagliente Bisignani. Un ritratto di Mario Draghi che, ad oggi, ancora non avevamo letto.