Giorgia rivendica

Giorgia Meloni, nel suo libro il ricordo di una discussione sull'immigrazione con Corrado Formigli a Piazzapulita

Giorgia Meloni

Mi fanno arrabbiare quelle trasmissioni televisive che ti invitano fingendo di essere interessate al tuo punto di vista, seppure non condiviso, e poi ti costruiscono intorno una specie di circo nel quale tu, inevitabilmente, devi fare la parte del mostro da additare, della bestia feroce, se possibile da addomesticare. Ne ho viste a decine, e a un certo punto ho smesso di stare al gioco. Semi consideri così impresentabile, pericolosa, agghiacciante, per coerenza non dovresti tentare di alzare lo share usandome e le idee delle quali sono portatrice. Una sera mi trovo a PiazzaPulita, su La7. Corrado Formigli, il suo storico conduttore,la tocca subito piano: «Quando io la vedo con sua figlia in braccio penso che tutti abbiamo dei sogni per questi figli, vorremmo per loro il massimo e ci facciamo un mazzo così per dare loro delle chance. Poimi viene in mente questa bambina. Si chiama Alima, credo abbia più o meno l’età di sua figlia. È stata salvata da una ONG, suo padre scappava dalla guerra, sua madre dal Niger. Se non fosse stata salvata sarebbe ancora in un lager in Libia. Allora la mia domanda è questa: perché questa bambina, che fortunatamente ora si trova in Europa, non ha diritto ad avere una chance come ce l’ha sua figlia? Perché se noi dovessimo applicare le regole che lei vuole, come il blocco navale, questa bambina non sarebbe potuta arrivare in Europa».

La domanda, ovviamente, era sbagliata, nel senso che trattandosi di una famiglia che scappava dalla guerra «secondo le mie proposte», compresa quella del blocco navale, che puntano banalmente a distinguere i profughi dagli immigrati clandestini, quella bambina in Europa sarebbe arrivata comunque. Lui se la prese molto perché io gli dissi: «Mi dispiace che nonostante ci conosciamo da anni lei non abbia avuto ancora la pazienza di leggere le mie proposte», e lo scontro verbale fu acceso, ma dimostrai, ancora una volta, quanto la realtà delle posizioni di FDI in tema di immigrazione fosse distante anni luce dal racconto superficiale e interessato che ne fa certa intellighentia di sinistra. (...)

 

 

 

Nel mondo ci sono centinaia e centinaia di milioni di personeche vivono in condizioni peggiori delle nostre e ambiscono, legittimamente, a trasferirsi in Italia o in Europa alla ricerca di una vita migliore. Solo l’Africa conta più di un miliardo di persone che avrebbero un oggettivo miglioramento della propria situazione se fossero occidentali. Ma possono l’Italia, l’Europa e l’Occidente accogliere queste centinaia di milioni di persone e dare loro una condizione di vita almeno simile a quella che possiamo vantare noi? No, diciamolo con franchezza e responsabilità. E non perché non lo si voglia, ma perché è oggettivamente impossibile, un’utopia.

Lo abbiamo già visto con numeri molto più ridotti. Masse di immigrati che il nostro sistema, con le sue risorse limitate, non poteva dignitosamente integrare, lasciate ai margini della società, nelle mani della criminalità organizzata, magari a prostituirsi sulle nostre strade. Perché una delle tragiche realtà che i buonisti hanno sempre curiosamente ignorato è dove finiscano queste persone che il magnanimo Occidente «salva». E più questi immigrati saranno, più le loro condizioni di vita, qui, peggioreranno. E, con le loro, anche quelle di chi li accoglie. Con il risultato che,invece di sconfiggere la sofferenza,finiremmo per moltiplicarla. (...) La sinistra dice spesso che la destra sul tema immigrazione fa demagogia. Ma è vero esattamente l’opposto: è la sinistra che si limita ad affrontare la questione con un generico e ridicolo «volemose bene» – o con un’ancora più risibile accusa di razzismo nei confronti di chi tenta di argomentare sulle possibili soluzioni –, senza mai spiegare, nel concreto, quali siano le sue proposte su questo tema. Non ha mai spiegato le sue regole di ingaggio, si è rifiutata di fare i conti con i numeri e la realtà, e ha pensato che fosse sufficiente nascondersi dietro una vaga retorica dell’accoglienza.

Dunque, come vedete è proprio la sinistra ad avere sempre e solo fatto demagogia (e anche parecchi affari) sulla pelle degli immigrati. Certo, pure a destra esiste chi fa demagogia. E c’è persino chi si spinge fino a toni di disprezzo e venature razziste. Ma non è il caso mio e di Fratelli d’Italia. Noi abbiamo sempre detto che l’immigrazione è una questione complessa che va governata in modo serio, e che per farlo servono regole chiare e buon senso.

La prima regola è che in Italia non si deve poter entrare illegalmente. Uno Stato responsabile non può dare il segnale che viene favorito chi arriva violando la legge rispetto a chi vuole rispettare le regole e si mette diligentemente in fila per poter entrare con un regolare permesso di soggiorno, come in questi anni è puntualmente accaduto con l’azzeramento dei «decreti flussi», ossia lo strumento con il quale lo Stato stabilisce quali siano le quote consentite di immigrazione legale, suddivise per nazionalità. Le quote di immigrati regolari autorizzati a entrare sono state, appunto, portate a zero per via dell’immigrazione illegale di massa che ha saturato la nostra capacità (e voglia) di accogliere stranieri. Risultato:migliaia di filippini, peruviani,moldavi, ucraini che in passato facevano domanda di ingresso non hanno potuto farlo. È giusto? Io penso di no. Il messaggio che è stato dato è scandaloso e criminale: caro straniero, se vuoi arrivare in Italia l’unico modo che hai di farlo è pagare uno scafista ed entrare illegalmente, perché qui la selezione all’ingresso non la fa lo Stato secondo le sue regole e valutazioni, ma gli schiavisti del terzo millennio, secondo le loro. Per un fatto di serietà, ma anche di rispetto verso chi aspira legittimamente ad arrivare qui, qualsiasi Stato responsabile dovrebbe fare tutto ciò che è nelle sue prerogative per impedire l’immigrazione illegale di massa. Compreso costruire muri, o mettere in atto un blocco navale, se serve.

È proprio quest’ultima proposta ad aver maggiormente caratterizzato la posizione di Fratelli d’Italia negli ultimi tempi, tanto che per un periodo siamo stati definiti «il partito del blocco navale». Abbiamo avuto la forza di continuare a sostenerlo nonostante il fuoco di fila del mainstream e le sue bugie sul tema, tipo dire che si tratta di un’opzione inumana, irrealizzabile, e l’immancabile mantra «il blocco navale è un atto di guerra». È vero esattamente l’opposto: la nostra proposta,infatti, è l’unico strumento reale per far rispettare il diritto internazionale, fermare l’immigrazione illegale e mettere fine alla tragedia delle morti in mare.

 

 

 

 

 

 

Intanto è falso che si tratti di un atto di guerra, dato che la nostra idea è quella di un blocco navale fatto in accordo con le autorità del Nord Africa per impedire la partenza dei barconi. In secondo luogo, la nostra proposta è molto più umana di quello che sta accadendo in questi anni, con la selezione fatta in base ai soldi che puoi pagare per arrivare in Italia, e che inevitabilmente finisce per privilegiare i migranti economici abbandonando chi scappa davvero dalla guerra e dalle persecuzioni. Noi prevediamo infatti la costituzione, sempre in Nord Africa, di centri controllati dalla comunità internazionale nei quali valutare le domande di ammissione, consentendo che i profughi arrivino in Europa, come previsto dalle norme del diritto internazionale, mentre gli immigrati irregolari vengano rispediti a casa.

In terzo luogo è decisamente più seria che ritrovarsi con uno Stato sovrano che – per il tramite delle ONG – tratta apertamente con gli scafisti dandosi appuntamento con loro per raccoglierei clandestini, arricchendo una delle più efferate e vergognose organizzazioni criminali del nostro tempo. Una volta stabilito che non si entra illegalmente, è giusto parlare in modo serio delle «quote» di immigrazione di cui ha bisogno l’Italia. I dati demografici, come ho già scritto, sono terribili: stiamo assistendo a un progressivo decremento della popolazione e a una riduzione importante dei residenti in Italia. Ormai i morti superano il numero dei nati. Detto in altre parole, siamo destinati all’estinzione come popolo.

A questo problema la prima risposta deve essere un piano di incentivo alla natalità, e non a caso il primo punto del programma di FDI è da sempre «il più imponente piano di sostegno alle famiglie e alla natalità della millenaria storia del popolo italiano». Detto così, con toni volutamente altisonanti. Purtroppo, però, non si è mai fatto quello che serviva ela crisi della natalità perdura ormai da troppi anni. Un’inversione di marcia, che proveremo a realizzare se e quando saremo al governo di questa nazione, ma che non potrà, purtroppo, portare i suoi frutti prima di diversi decenni se non addirittura di qualche secolo. Dunque l’Italia,almeno al momento, ha effettivamente bisogno di una quota di immigrazione, e questo non lo ha mai negato nessuno. È un preciso dovere dello Stato selezionare questa quota di immigrazione legale (distinta rispetto ai profughi, lo ripeto perché su questo tema la confusione regna volutamente sovrana) per rispondere alle esigenze della comunità nazionale, garantendo però un futuro dignitoso agli immigrati che scegliamo di accogliere.

Anche qui, senza nessuna demagogia, i dati sono semplici: l’unico fattore che incide sull’andamento demografico di qualunque «assembramento» di esseri umani è il numero di femmine fertili presenti in quella comunità. Tradotto: se l’immigrazione deve aiutare a combattere il declino demografico, il dato più rilevante è il numero di donne in età fertile che arrivano in Italia. Ma allora perché, mentre la sinistra ha sempre detto che gli immigrati ci servivano soprattutto a invertire i dati demografici, non ha dato la priorità ai nuclei familiari, ma ha consentito che circa il 90 per cento dei settecentomila immigrati illegali giunti negli ultimi anni con gli sbarchi fossero uomini soli? Misteri della cieca fede immigrazionista. Poi c’è l’altro, surreale, ritornello. «Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare». Quante volte l’avete sentito? Migliaia. Eppure, a meno che la sinistra non intenda con questa frase rendere palese la sua speranza non dichiarata di avere migliaia di immigrati finalmente disposti a votarla, per l’appunto un lavoro che gli italiani, chiaramente, non vogliono più fare, anche questa affermazione risulterebbe falsa. La frase corretta sarebbe: «Gli immigrati sono disposti a fare determinati lavori a condizioni e salario che gli italiani, giustamente, non accettano». Che, come capite, è cosa ben diversa. L’immigrazione di massa immette sul mercato milioni di disperati che costringono i lavoratori a ricontrattare al ribasso i propri diritti. E chi ci guadagna ad abbassare salari e diritti? Le grandi concentrazioni economiche, ovviamente, gli speculatori finanziari che infatti, guarda caso,finanziano le organizzazioni non governative pro-­immigrazione e sostengono le teorie immigrazioniste con il circo del mainstream.