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Francesco Figliuolo vende le mascherine farlocche di Arcuri, bruciarle costa troppo: l'avviso pubblicato dal generale

Paghiamo ancora i disastri di Domenico Arcuri. Disastri ai quali ora il generale Francesco Paolo Figliuolo prova a mettere una pezza. E così, dopo il caso delle Primule, di cui il nuovo commissario all'emergenza coronavirus si è subito sbarazzando spiegando anche quanti milioni di euro avremmo bruciato inutilmente, ecco quello delle mascherine. Un caso di cui dà conto Il Tempo, su cui si legge che il generale "ha ancora un peso sul groppone di cui liberarsi: 218,5 milioni di mascherine farlocche acquistate" proprio da Arcuri. Mascherine che sono sprovviste del necessario marchio CE e che non proteggono dal Covid: insomma, non servono assolutamente a nulla.

 

E così, spiega il quotidiano diretto da Franco Bechis, "il commissario straordinario ha deciso di pubblicare un avviso rivolto a tutti coloro che potrebbero essere interessati ad acquistarle. Perché, anche se non riescono a bloccare il virus, possono comunque essere riciclate e impiegate in altri ambiti industriali". Ma non è tutto. L'avviso e la ricerca di compratori ha anche un altro obiettivo, ossia evitare di bruciare in un inceneritore tutto quel materiale inutile. Bruciare le mascherine - e questo forse più di tutto dà la cifra del disastro di Arcuri - avrebbe un costo importante che Figliuolo non vole far ricadere sull'erario pubblico. Insomma, meglio provare a limitare le perdite, dopo quelle dovute all'acquisto di materiale inutile.

Queste 218,5 milioni di mascherine furono acquistate da Arcuri durante la prima fase della pandemia, tra aprile e maggio dello scorso anno. "Sono di tre tipi. Il primo è la mascherina in tessuto non tessuto (tnt) monouso, per metà in poliestere e per la parte restante in viscosa". E ancora, aggiunge Il Tempo:  "Poi, ci sono le cosiddette mascherine filtranti. Sono quelle che dovevano essere più alla moda, con la stampa accattivante a colori". "Infine, c’è il terzo tipo. Anche queste sono chiamate filtranti, sono fatte in polipropilene ed elastame, con il nasello in metallo. Ne sono state messe in vendita poco più di 5 milioni, per 94 tonnellate di peso".

 

Nell'avviso pubblicato dal generale Figliuolo si spiega che la ricerca di compratori sul mercato "è finalizzata a verificare l’interesse da parte degli operatori economici ad acquistare a titolo oneroso l’ingente quantitativo di mascherine di comunità, prive di marcatura CE (...) che non trovano alcuna possibilità di impiego quali dispositivi di protezione individuale". Parole che suonano come l'ennesima umiliazione per Arcuri, come la fotografia dell'ultimo disastro dell'uomo voluto da Giuseppe Conte e Rocco Casalino. L'obiettivo del generale è "accertare se tale materiale possa essere oggetto di riutilizzo con differente destinazione d’uso, ovvero se riciclabile attraverso un idoneo processo di trasformazione", conclude l'avviso.